L’attesa per le parole della Presidente della Bce Christine Lagarde hanno cadenzato il trascorrere delle giornate in attesa della riunione del Consiglio direttivo che si è tenuto la scorsa settimana. Alla vigilia, eventuali manovre di politica monetaria (v. rialzo dei tassi) erano alquanto improbabili e, di fatto, così è stato: tassi d’interesse fermi. Quello che, invece, era più importante e più temuto era il discorso che la governatrice della Bce avrebbe sostenuto nel suo consueto intervento: la sintesi, di quest’ultimo, verosimilmente può tradursi in un semplice passaggio istituzionale con nessun clamore per gli addetti ai lavori.
Sui principali temi di maggior preoccupazione, le parole usate dalla Presidente Lagarde hanno calcato una solenne prudenza senza alcun cenno di inaspettato voler agire prima del tempo. Sulla guerra in atto tra Russia e Ucraina che sta «influenzando pesantemente» la fiducia dell’Eurozona, «gli sviluppi economici dipenderanno in misura cruciale da come evolve il conflitto». Sul fronte dell’inflazione, «i rischi al rialzo per le prospettive d’inflazione si stanno intensificando, specie nel breve termine» e «gli indicatori di mercato suggeriscono che l’inflazione resterà alta nel breve termine, per poi moderarsi». Infine, le dovute conclusioni: «La Banca centrale europea intraprenderà qualsiasi azione necessaria per adempiere il mandato della Bce di perseguire la stabilità dei prezzi e per contribuire a preservare la stabilità finanziaria». Nell’insieme, quanto riportato conferma le parole che nel corso dei recenti interventi la stessa Lagarde aveva già pronunciato.
A tale nulla di fatto della Bce, i mercati finanziari internazionali hanno reagito come già accaduto nel corso di queste settimane (anche per via di una “settimana corta” di quattro giornate): azionario e obbligazionario in calo, mentre, in deciso rialzo, le materie prime.
A confermare lo stallo direzionale sono i valori settimanali registrati dal consueto indice Vix che, dopo un’apertura a 23,09 ha poi terminato a quota 22,70 punti con un minimo/massimo a 20,85/25,38. In base a questi valori, uno dei nostri scenari (rialzista), ha beneficiato delle dinamiche registrate con il trascorre di ottava, ma, allo stesso tempo, vede nuovamente riconfermare l’attuale momentum di incertezza che, per le prossime sedute, circoscriviamo attraverso una potenziale area compresa tra i 21,18 e 25,36 punti.
La componente equity rappresentata dal MSCI World Usd ha rispettato la nostra precedente view capitolando tra il primo e il secondo target individuati (2.978,07 e 2.912,04 punti). Da sottolineare l’importanza del “non raggiungimento” della media mobile a 50 osservazioni (calcolata su base weekl) che, in assenza di una sua violazione, non permette la possibile definizione di una nuova tendenza rialzista sulla stessa asset class. Da rilevare, invece, l’attuale supporto che si è venuto a creare in prossimità di area 2.943,97 punti: assistere a una chiusura inferiore a questo significativo livello di prezzo comporterebbe un ulteriore downside con probabile avvicinamento ai minimi annuali.
A commentare la componente obbligazionaria (ancora in pesante territorio negativo) basta evidenziare l’ammontare dei tassi di interesse oltreoceano (rif. titoli decennali): oltre il 2,80% ovvero corrispondente a nuovi massimi di periodo che riporta ai valori del dicembre 2018.
A seguito degli sviluppi di politica monetaria della Fed, il rendimento finora raggiunto ha vissuto una decisa accelerazione rispetto ai primi giorni di marzo dove si attestava in prossimità di quota 1,70%. Tale dinamica rialzista, nel suo complesso, ha conseguentemente impattato sull’andamento del benchmark obbligazionario JPM GBI Gl. Usd che, registrando ancora nuovi minimi, attesta la propria performance YTD (Year To Date) poco sotto la doppia cifra: -9,60%. Per questa asset class obbligazionaria governativa, lo scenario di fondo rimane immutato, ovvero: ribassista di medio termine. Le attuali quotazioni (valori di dicembre 2018) hanno replicato la nostra recente view negativa e, in ottica di brevissimo periodo, possiamo individuare – qualora si dovesse incrementare la pressione dei venditori – area 514 punti quale principale target. Neutralità, invece, qualora i corsi dovessero ritornare al di sopra di soglia 525,03 punti: solo successivamente a tale traguardo si potrà definire una eventuale strategia long.
Le commodities (rif. CRB Index), beneficiando del recente rialzo del comparto energy, hanno concretizzato nuovi massimi di periodo riportandosi a ridosso dei valori del giugno 2014. Ulteriori allunghi non possono essere esclusi soprattutto nell’arco dell’ottava in corso, ma è opportuno riportare come il potenziale upside sullo stesso benchmark (rif. CRB Index) possa corrispondere al raggiungimento di area 321,06 punti che, successivamente all’eventuale raggiungimento, potrebbe innescare fisiologiche prese di profitto con primo obiettivo in prossimità di quota 311,50 punti.
Nel corso della precedente settimana, l’oro ha beneficiato di un riposizionamento che ha conseguito il nostro target rialzista e, in ottica di brevissimo termine, ora osserviamo l’argento come possibile opportunità: long oltre soglia 25,80 con obiettivo prossimo a 27; short in caso di violazione di quota 24,72 con take profit a 24,11. Confermato, inoltre, il monitoraggio del rame: l’attuale lateralità dei prezzi potrebbe “nascondere” un imminente movimento direzionale caratterizzato da un’elevata direzionalità. Nuovi massimi non possono essere esclusi (scenario rialzista), mentre, all’opposto, in caso di cedimento di area 462,87 potremmo assistere a un veloce ripiegamento fino a un ritorno inferiore a soglia 450.
Sul paniere valutario, l’ipotizzato indebolimento sui rapporti Eur/Usd e Gbp/Usd è stato confermato dagli stessi prezzi di entrambi. Per l’ottava in corso, particolare attenzione sarà mostrata unicamente per il cross Usd/Jpy che, grazie ai recenti massimi ha visto nuovamente le quotazioni del lontano maggio 2002. Plausibile una strategia short con price entry in caso di rottura di quota 126,10 e primo obiettivo a 125,85 e successivo a 125,27.
Anche l’ottava in corso potrebbe caratterizzarsi per una diminuzione degli scambi a causa delle festività pasquali. Nonostante l’inconsueta operatività di queste ultime due settimane (otto giorni di contrattazioni rispetto ai tradizionali dieci) i mercati azionari non sono comunque riusciti ad attrarre sufficiente fiducia tra gli investitori: si tratta di una debolezza di fondo oppure di un mero aspetto tecnico? Il timore di un mutato sentiment non può essere escluso.
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