Il timore di un’escalation sul versante geopolitico ha caratterizzato la conclusione della trascorsa ottava. I mercati azionari internazionali, già indeboliti sul fronte macroeconomico, hanno capitolato in territorio negativo dimostrando, di fatto, quanto sia fragile la loro stessa tenuta in ottica di breve termine. Complessivamente, i saldi inferiori alla parità hanno contraddistinto le tre principali asset class con, in particolare, un aggiornamento dei minimi di anno per la componente obbligazionaria governativa.



Quest’ultima, a seguito del dato sull’inflazione statunitense (peggiore delle attese) e dell’ennesima nota incolore da parte della Bce in sede di politica monetaria, ha subìto una maggiore pressione dei venditori che, al momento, hanno preferito alleggerire le loro posizioni in vista di un posticipato (probabilmente a settembre e non più a giugno) taglio dei tassi di interesse in capo alla Fed.



Guardando ai listini azionari ed al loro benchmark di riferimento rappresentato dal MSCI World Usd il preannunciato setup ribassista di brevissimo termine si è concretizzato: prima attraverso la violazione di area 3.398,22 punti e successivamente mediante l’approdo al target mensile a quota 3.359,55.

Attualmente, dal punto di vista quantitativo, il prossimo obiettivo vede soglia 3.282,31 punti quale immediata destinazione (rif. scenario negativo). Una nota importante giunge dall’osservazione dell’intero quadro grafico che, su base daily, riporta un iniziale tentativo di violazione della media mobile a 50 giorni in transito a quota 3.351,19 punti. Di certo, qualora si dovesse assistere a una chiusura weekly inferiore a quest’ultimo livello, il palinsesto algoritmico subirebbe un’accelerazione al ribasso a causa di un numero maggiore di segnali di vendita che, per ora, si stanno distinguendo nei soli leading indicators.



Operativamente, rimane confermata la nostra precedente view ribassista che, beneficiando dei recenti ribassi ha visto, ormai, incrementare la posizione net short al 50% dell’intera size disponibile. Nonostante il gain in essere, si osserva con particolare attenzione la tenuta di area 3.316,95 punti che, in assenza di supporto, favorirebbe un ulteriore incremento posizionale short. Come già suggerito, rinnoviamo l’attento e costante monitoraggio dell’indice Vix che, nella sola giornata di venerdì, oltrepassando la soglia dei 19 punti ha innescato una serie di coperture sullo stesso strumento. 

Alla negatività dell’equity si affianca, inoltre, l’ampliamento della flessione di inizio anno riconducibile alla contrapposta componente bond. Il consueto indice Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd, infatti, registra un -3,725% YTD (year to date) e, come anticipato, nel corso dell’ultima settimana ha visto segnare nuovi minimi (453,29 punti).

A nostro parere, tale ripiegamento è strettamente correlato al possibile (e verosimilmente certo) posticipo degli interventi di politica monetaria statunitense senza, pertanto, alcun altro motivo di indebolimento dell’intera asset class. Al momento, quindi, l’attuale incertezza viene nuovamente valutata positivamente al fine di poter agevolare un’ulteriore fase di accumulo in ottica di medio termine con un primo ingresso (ideale) in caso di violazione di area 425,858 punti e successivo incremento in prossimità di soglia 450,305 punti. In sede di monitoraggio, inoltre, uno sguardo attento all’indice MOVE viene obbligatoriamente auspicato che, ormai oltre quota 112, potrebbe accelerare la sua corsa in direzione dei 120 punti. 

Frazionale flessione settimanale (-0,68%) per il CRB Index quale rappresentante delle materie prime. Dopo il recente allungo che ha visto le quotazioni correre al di sopra di area 297 punti, il saldo negativo riportato nell’ultima tornata weekly, appare motivato da una (condivisibile) presa di profitto anziché da un’iniziale fase di ribasso.

A conferma di quest’ultima ipotesi dovrà seguire un ennesimo calo con un livello dei prezzi inferiori ad area 292,335 punti, ma, in assenza di tale dinamica, possiamo ritenere l’attuale struttura orientata a un movimento direzionale rialzista con, anche (salvo ripiegamenti nel brevissimo termine), una possibile lateralità. Focalizzando l’attenzione sui singoli basket emergono chiaramente i numerosi riscontri positivi sul paniere metals (preziosi e non preziosi) che, beneficiando dei recenti rialzi, archiviano importanti performance di brevissimo termine: il take profit appare obbligato o, alternativamente, viene suggerito un alleggerimento delle posizioni (long) in essere. Importanti movimenti direzionali potrebbero caratterizzare le prossime giornate di RBob gasoline e Heating oil che, attualmente, sembrano poter beneficiare di potenziali rialzi in base alle metriche in nostro possesso.

Sul fronte valutario spicca la reazione del dollaro nei confronti dei rispettivi rapporti con Euro e Gbp. Sul principale cross Eur/Usd, il nostro precedente target individuato a quota 1,0618 ha mancato il conseguimento di molto poco (minimo weekly a 1,0642) e, prescindendo da qualche pips di differenza, oggi riteniamo comunque favorevole l’attuale quotazione quale soglia di take profit. In chiave tattica, il rapporto Gbp/Usd, già indebolito, potrebbe subire un incremento di volatilità che, in caso di flessione, agevolerebbe un downside con target in corrispondenza di soglia 1,2389. Possibile allungo per Usd/Jpy con obiettivo (over weekly) a quota 155.

Come noto, al precedente timore di un’escalation geopolitica, in queste ultime ore, si è poi concretizzato un primo (vero) attacco da parte dell’Iran. Nonostante le tensioni potranno essere arginate attraverso le consueti azioni diplomatiche resta, comunque, una fragilità strutturale di fondo dei mercati finanziari internazionali e, di questo, l’attenta comunità finanziaria ne è a conoscenza da tempo. Eventuali ripercussioni dal versante conflittuale potranno accelerare la consapevolezza di questa apparentemente nascosta realtà che, in molti conoscono, ma in pochi ammettono di conoscere.

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