L’insediamento di Christine Lagarde alla guida Bce è avvenuto. Il predecessore Mario Draghi lascia il principale istituto europeo in un momento in cui i listini azionari registrano nuovi massimi di anno e, oltre oceano, il mercato statunitense enfatizza le proprie performance attraverso nuovi massimi storici. È opportuno riportare come Piazza Affari occupi il primo posto relativamente alle plusvalenze finora registrare nel corso del 2019: oltre 25 punti percentuali rispetto a una media di poco superiore al 20%. Solo i listini tecnologici Usa (sia Nasdaq 100 che Composite) fanno meglio.



Il recente rally che ha contribuito a questa intera positività era nell’aria e, come noi stessi abbiamo riportato, dal punto di vista quantitativo il trade off che caratterizzava il rapporto rendimento atteso/perdita potenziale era a favore della componente equity rispetto al panorama bond. Attualmente, quest’ultimo ratio, appare mutato (e mutare) comprendendo pertanto un conseguente ridimensionamento dei valori concernenti la forza relativa implicita ai mercati azionari: l’attenta osservazione degli scambi che caratterizzeranno il mese in corso sarà fondamentale in ottica di fine anno.



Operativamente, nel corso della precedente ottava, abbiamo potuto assistere a un rialzo significativo sull’indice azionario internazionale Msci World: per via della stretta correlazione con il mercato Usa, i valori di fine settimana, si sono attestati oltre i massimi dello scorso gennaio 2018. Quota 2.233,53 punti rappresenta il principale supporto che – se violato – comporterebbe un ripiegamento dei corsi fino al test di soglia 2.218,83. L’attuale impostazione rialzista implica un potenziale apprezzamento di entità inferiore al 2,57% (su base weekly): oltre quest’ultimo si potrebbe concretizzare una prima fase di ribasso. Se i mercati azionari internazionali cosiddetti “sviluppati” registrano nuovi massimi, tale scenario non è presente sul versante degli emerging markets (rif. Msci Emerging). Il noto benchmark è ancora lontano dai propri livelli topici di anno e il divario rispetto a quest’ultimi appare difficile da colmare nel breve termine. Certamente, il superamento dell’area posta a 1.051,90 punti comporterebbe un possibile upside con target a quota 1.070,95. Negativo il ritorno dei prezzi sotto soglia 1.034,16 con probabile conseguimento dell’obiettivo a 1.010,63 punti.



Ottima impostazione grafica sul nostro indice domestico Ftse Mib che, da oltre tre settimane, staziona al di sopra della trend line mediana del Raff Regression Channel calcolato in corrispondenza dei minimi di anno. Il principale target corrisponde a quota 23.184,33 punti, ma, prima di quest’ultima soglia, è bene sottolineare l’importanza di aver superato (in chiusura) area 23.009,32 punti. Da temere il ritorno dei prezzi sotto 22.663,27 che – in caso di violazione – agevolerebbe un primo “sell signal” con obiettivo a 22.321,78 punti.

I mercati obbligazionari internazionali riconfermano la loro impostazione negativa di breve termine: l’indice JPM EMBI+TR USD risulta “compresso” in un delimitato trading range che può far presagire un incremento di volatilità. Un possibile deterioramento della dinamica dei prezzi (in ottica ribassista) potrebbe avvenire qualora i corsi violassero area 863,16. Scenario neutrale per il benchmark JPM GBI che, in assenza di quotazioni superiori a soglia 569,19 punti, non prevede alcun posizionamento long. Il monitoraggio di quota 565,48 è suggerito: qualora i prezzi tornassero sotto quest’ultimo livello, l’intero palinsesto algoritmico sarebbe oggetto di inversione (dall’attuale stato neutral al successivo sell).

Nessun posizionamento sul fronte della materie prime che, nel corso delle ultime ore di contrattazioni, hanno incrementato il loro livello di volatilità soprattutto a causa dell’andamento dei prezzi del petrolio. È comunque opportuno segnalare la possibilità di poter assistere a un significativo movimento direzionale sul bene rifugio per eccellenza (rif. gold future). La direzionalità di quest’ultimo non è al momento identificabile a causa dello stretto trading range di brevissimo periodo che si sta osservando: in tale situazione è prudenzialmente auspicabile la liquidazione degli investimenti in essere.

Il mese corrente – come indicato – potrà fornire importanti dettagli in funzione della fine dell’anno. Rimane ancora incerta la prospettiva sulla continuazione del trend rialzista del mercato obbligazionario: di fatto, la comparazione tra gli attuali valori dei corsi finora raggiunti e i relativi rendimenti riconosciuti, non sembra essere appagante (rif. medio termine) per l’investitore in bond. Solo una fase di accentuato ribasso potrà comportare un eventuale riposizionamento in ottica di YTM (yield to maturity).