L’inflazione continua la propria frenata e, guardando ai dati diffusi durante la trascorsa settimana, si potrebbe anticipare un potenziale scenario meno restrittivo in capo alle banche centrali Fed e Bce principalmente esposte attraverso la loro politica monetaria. Sia oltre Oceano che nel Vecchio continente il livello degli indici dei prezzi al consumo ha registrato un significativo ridimensionamento su base annuale nonostante il saldo mensile riporti ancora un parziale incremento.
Negli Stati Uniti, il rallentamento dei prezzi alla produzione così come il ritmo della crescita riportata nel Beige Book (aumentata ma con meno intensità) hanno ben impressionato la moltitudine degli operatori finanziari, mentre osservando l’Europa e i rilievi emersi in sede di minute della Bce, un plausibile miglioramento in vista dei prossimi appuntamenti potrebbe fin da ora favorire un approccio meno interventista sui tassi di interesse: assistere a una sosta nei rialzi già a partire da settembre non appare troppo distante dalla realtà. Complessivamente, il giungere di questi importanti fattori economici, ha immediatamente influito sull’andamento dei mercati finanziari internazionali comportando il ritorno degli acquisti sulle principali asset class che, al termine di ottava, hanno archiviato un saldo positivo settimanale di ben oltre due punti percentuali.
Capofila per i rendimenti conseguiti è la componente azionaria che, con il benchmark MSCI World Usd beneficiario di una variazione weekly del +3,20%, vede le sue stesse quotazioni riportarsi oltre la soglia psicologica dei 3.000 punti ovvero al livello di prezzo da noi auspicato a inizio mese.
La progressione fatta registrare dalle quotazioni durante quest’ultima tornata vede, ora, un primo fondamentale ostacolo in chiave rialzista: il superamento della resistenza posta in area 3.085 punti rappresenta un decisivo segnale di forza in ottica di nuovi massimi storici, infatti, ipotizzare – oggi – una futura dinamica con destinazione oltre soglia 3.260 punti (massimi di gennaio 2022) non sembra un azzardo. Ovviamente, a quest’ultimo traguardo si arriverà mediante una serie di fisiologici momenti altalenanti. Nel brevissimo termine: individuiamo il supporto statico a quota 2.982,52 punti quale argine e sinonimo di una interruzione dell’attuale trend rialzista in essere.
A seguire l’ordine di arrivo in ambito di performance settimanali, le materie prime rappresentate dal noto CRB Index, evidenziano un rialzo del 2,39% con un chiaro e positivo segnale in sede tecnica, infatti, l’attuale area di prezzo circoscritta a quota 270,85 punti individua, in caso di violazione rialzista, un potenziale ingresso con obiettivo in corrispondenza del secondo target rialzista mensile come riportato nel consueto aggiornamento mensile (rif. 03.07.2023).
Un’eventuale negazione a quest’ultimo scenario potremmo averla qualora si dovesse assistere a un ritorno inferiore ai 267,414 punti: un cedimento che, implicitamente, favorirebbe una pesante inversione di tendenza in ottica di breve termine.
Dal monitoraggio di ciascun paniere appartenente al panorama delle commodities, l’ottava trascorsa ha favorito il recente e auspicato posizionamento sull’Heating Oil che, con il già avvenuto conseguimento dell’obiettivo oltre soglia 262, ci fa assumere una momentanea posizione flat. A compensare questo stallo rimane, invece, positivo l’outlook su RBob Gasoline (oggetto di recente buy signal) e il gas natuale che, in caso di quotazioni inferiori a quota 2,448, vedrebbero un ulteriore nuovo ingresso. Sul basket metals: viene suggerito il monitoraggio del rame e un suo eventuale superamento di soglia 396,85 (price entry long). Anche l’alluminio sconta la creazione di un’iniziale impostazione rialzista, ma, prudenzialmente, preferiamo attendere le quotazioni oltre area 2.300 e, solo successivamente, potremmo valutare una strategia.
Fanalino di coda a questa nostra classifica settimanale c’è l’intero comparto obbligazionario internazionale governativo che, mediante una performance positiva del 2,18%, riporta il consueto JPM GBI Gl. Usd ai livelli del maggio scorso.
Tenuto conto dell’importante e inconsueta variazione rialzista avvenuta in una sola settimana, una fisiologica flessione dei corsi potrebbe arrivare nell’arco di queste giornate: particolare attenzione alla violazione di area 488,24 punti che, seppur oggettivamente motivabile, agevolerebbe una (certa) prosecuzione del downside fino a quota 487,03 punti con quest’ultima in veste di supporto statico di breve termine. In ottica rialzista, invece, il primo obiettivo dal punto di vista grafico risulta inequivocabilmente soglia 490,32 punti.
Sul fronte valutario, l’attuale posizionamento (short) sul rapporto Gbp/Usd rimane confermato, mentre sul principale cross Eur/Usd ci aspettiamo un iniziale ritracciamento con obiettivo in prossimità di quota 1,1180: a seguito di questo potenziale scenario, una successiva dinamica ribassista vedrebbe area 1,1120 quale immediato e conseguente approdo.
L’insieme dei fattori di natura economica che hanno agevolato i risultati positivi conseguiti dalle tre principali asset class non potranno essere replicati nel corso dell’attuale ottava. Pertanto, eventuali prese di profitto potrebbero concretizzarsi maggiormente sul paniere obbligazionario che, ai fini di una revisione degli investimenti in essere, vedrebbe favorite le emissioni a breve scadenza. Sulla contrapposta compagine equity, ancora una volta, l’ingresso frazionato viene privilegiato.
Prescindendo dall’attuale buon momento, la razionalità, il metodo e la costanza rimangono gli strumenti da mai dimenticare. Neppure d’estate. Neppure in vacanza.
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