Le banche centrali hanno confermato le attese della vigilia e la decisione di Fed e Bce di optare per un medesimo rialzo di un quarto di punto non ha scosso i mercati finanziari. Dietro ciascuna scelta, però, le motivazioni dei governatori centrali sembrano voler celare un’incertezza di fondo: se oltreoceano l’azione di politica monetaria appare sempre più orientata a un severo rallentamento con un solo ulteriore possibile intervento nel corso dell’anno, nel Vecchio continente, invece, il ritmo dei prossimi rialzi non vede delineata una prospettiva ben chiara. In Europa, infatti, un unico aspetto di ritrovata preoccupazione è quello riconducibile all’inflazione: nonostante i recenti e significativi ribassi (con eccezione dell’ultima rilevazione mensile) e gli aggiornamenti da parte dei cosiddetti previsori della Bce, non appare chiaro l’orizzonte temporale per il conseguimento del tanto atteso target del 2%.



Un’ottava, quella trascorsa, che ha pertanto navigato a vista durante le singole sedute rispettando alcune configurazioni grafiche su base intraday anziché un vero e proprio trend di breve termine. Di fatto, il mese corrente che più volte viene contraddistinto dall’adagio sell in may and go away, inizia il proprio corso coerentemente all’insegna di un’elevata incertezza con una variazione settimanale in capo ai principali listini azionari internazionali (rif. MSCI World Usd) di poco inferiore alla parità (-0,49%).



Osservando le quotazioni del benchmark MSCI World Usd, il minimo weekly conseguito ha pressoché raggiunto il secondo livello target mensile (2.747,57) in precedenza indicato. La reazione da parte dei compratori non è mancata e il successivo ritorno oltre l’area di supporto a 2.800,75 punti conferma l’importante valenza di quest’ultima soglia. In ottica settimanale, viene individuata area 2.775 punti quale primario supporto statico che, se nuovamente avvicinato, potrebbe questa volta mancare la propria funzione agevolando un’accentuata discesa dei prezzi ben oltre il sopracitato target mensile. Positivo, invece, il ritorno delle quotazioni oltre quota 2.843,57 punti: se ciò dovesse accadere attraverso una chiusura, registrare nuovi massimi di anno appare uno scenario verosimilmente certo. Rinnovato, inoltre, il suggerimento al costante monitoraggio dell’indice Vix che, in caso di riproposizione oltre i 18,22 punti, vedrebbe un potenziale incremento degli scambi con spinta superiore al livello di soglia 20,08.



Il mercato obbligazionario ha ovviamente risentito dell’azione rialzista sui tassi di interesse, ma senza alcun eccesso nei prezzi finora conseguiti. Tecnicamente, l’intero palinsesto grafico, ha confermato anche la scorsa settimana il proprio andamento circoscritto a una fase di accentuata lateralità.

Agli attuali valori, però, possiamo comunque individuare un’ormai prossima direzionalità di brevissimo termine che, beneficiando di un recente consolidamento algoritmico, vede potenzialmente un iniziale trend rialzista con primo obiettivo oltre quota 496,359 punti. Questa ipotesi subirebbe una negazione qualora si dovesse assistere alla violazione di area 489,37 con successiva destinazione in prossimità del trading range negativo delimitato tra i 485,398 e 482,46 punti.

Le materie prime e il loro principale benchmark di riferimento CRB Index hanno confermato le nostre precedenti perplessità. La settimana che si è conclusa archivia un ciclo di tre ottave consecutive contraddistinte da un saldo weekly negativo e, di certo, i minimi registrati in quest’ultima tornata, hanno implicitamente rilevato la fragilità dell’intera asset class. Qualora si dovesse assistere a una nuova onda ribassista con prezzi inferiori a quota 260,627 punti, anche se apparentemente prematuro, potremmo fin da ora dichiarare come conclusa l’attuale lateralità e, allo stesso tempo, decretare l’inizio di una fase ribassista di medio termine. Quindi: particolare attenzione alla tenuta del supporto in area 258,649 punti che, in caso di sua violazione, confermerebbe lo scenario illustrato. Viceversa, positivo il ritorno delle quotazioni oltre quota 269,016 punti che, beneficiando di un successivo assestamento (oltre i 272,246 punti), potrebbe favorire un momentaneo stallo sull’intero mercato delle commodities. Sui singoli comparti confermiamo la nostra view negativa sul basket energy, mentre sul contrapposto insieme metals il paniere “preziosi” (oro e argento) viene visto come preferibile poiché meglio impostato in termini di rapporto rischio/rendimento attesi.

Sul fronte valutario rinnoviamo l’outlook sul principale cross Eur/Usd con una prospettiva delle quotazioni inferiore a 1,0907. Da evidenziare, invece, in ottica di brevissimo termine, un possibile allungo sul rapporto Gbp/Usd con target ravvicinato a quota 1,2786. Guardando al Usd/Jpy, il recente ribasso, potrebbe rappresentare un’opportunità con primo obiettivo rialzista oltre soglia 135,12 e successivo approdo in prossimità di area 136.

Complice l’assenza di rilevanti scadenze macroeconomiche l’attuale fase di mercato potrebbe vivere di natura propria le prossime dinamiche dei prezzi. Se questa ipotesi troverà riscontro tra gli operatori non può essere esclusa un’imminente fase di lateralità sui mercati azionari che, tenuto conto della prima parte dell’anno, corrisponderebbe a un circoscritto ribasso su base mensile. Un attento monitoraggio all’asset class azionaria è doveroso, mentre sulla contrapposta componente obbligazionaria è lecito attendersi una miglior impostazione di fondo. Dubbi, ancora molti, sulle materie prime.

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