Un’ottava interlocutoria quella che si è conclusa, ma, allo stesso tempo, degna di nota per quanto riguarda alcune dinamiche che hanno evidenziato la fragilità di fondo del mercato azionario. Guardando ai saldi finali settimanali di ciascuna asset class, le variazioni percentuali non riportano grossi scossoni: al segno pressoché invariato della componente equity (+0,11% per il MSCI World Usd) si contrappone la negatività dei bond con un -0,34% per l’indice Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd. Infine, altro parziale inferiore alla parità, anche per le commodities con un CRB Index in diminuzione dello 0,63%.
Osservando l’intero insieme di questi tre andamenti non emergono significativi rilievi, ma approfondendo le singole giornate trascorse si può riscontrare facilmente la debolezza sottostante agli attuali livelli delle quotazioni finora raggiunte dai listini azionari. A enfatizzare questo importante elemento di fragilità è bastato poco. Martedì, la pubblicazione del dato di gennaio dell’inflazione Usa, ha visto salire i prezzi al consumo più delle attese (3,1% rispetto al 2,9% e 0,3% anziché 0,2% su base mensile): una serie negativa che, avendo inevitabilmente un impatto sulle prossime scelte di politica monetaria, ha subito influenzato le successive ore di contrattazione.
Focalizzandoci al solo indice S&P 500, infatti, si è assistito a una prima fase di vendite da parte degli operatori attraverso un iniziale gap down in apertura (-1,07%) per poi giungere a un minimo di giornata del due per cento (-2,02%). Parallelamente, anche il termometro del sentiment di mercato ha subìto questo pessimismo con, infatti, l’indice Vix immediatamente passato dai precedenti valori in area 13 punti a un massimo intraday di poco inferiore a quota 18 punti (17,94). Solo il trascorrere delle successive tre giornate ha riportato i valori del principale indice statunitense in prossimità dei valori di inizio ottava con ovvia e implicita preoccupazione (latente e non troppo nascosta) nelle sale operative.
Complessivamente, questo verosimile “ritorno alla normalità” cela sicuramente qualche dubbio sull’effettiva consistenza della forza dei compratori, infatti, dal punto di vista algoritmico alcuni oscillatori hanno già ritracciato dai loro recenti massimi.
Graficamente, il consueto benchmark adottato MSCI World Usd ha rispettato le attese della vigilia e, nonostante il ritracciamento, ha comunque mantenuto una propria struttura di base orientata a seguire il principale trend (rialzista) che ne sta caratterizzando l’andamento. Sia il supporto a quota 3.201,79 punti che la proiezione oltre i 3.300 punti hanno trovato concretezza nelle precedenti quotazioni e, pertanto, l’intero pattern grafico appare completato. La conclusione di questo setup in coincidenza dei nuovi massimi del mercato pone, certamente, alcuni interrogativi in ottica di brevissimo termine con possibili ripercussioni (short) qualora il livello dei prezzi dovesse giungere in prossimità di area 3.350 punti.
Preso atto di una potenziale e fisiologica inversione di tendenza, seppur anticipatamente, viene prudenzialmente alleggerita (almeno il 50%) la quota detenuta in equity privilegiando un accantonamento in liquidità. Eventuali short (primi posizionamenti), saranno implementati in occasione del conseguimento di soglia 3.337,59 punti con conseguente protezione (hedging) della restante parte ancora in essere. Una definitiva strategia net short, invece, vedrebbe la propria implementazione in caso di ulteriore upside con definitiva liquidazione della componente long detenuta.
Particolare attenzione al cedimento di quota 3.283,40 punti che, in caso di chiusura inferiore, potrebbe alimentare le prime prese di beneficio negando e anticipando, di fatto, il precedente scenario ribassista. Ulteriore alert per coloro che volessero sfruttare una plausibile opportunità di brevissimo termine, ma, invece, in ambito rialzista: l’indice nipponico Nikkey 225 ha lambito i massimi di fine 1989 ed inizio 1990 e, un aggiornamento di quest’ultimi, potrebbe giungere. Carpe diem.
Complice il rumore di fondo che il dato sull’inflazione statunitense ha implicitamente trasmesso in sede di politica monetaria, l’intera asset class governativa rappresentata dall’indice Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd ha, come ovvio, replicato negativamente.
Tale scenario, per noi, identifica un’ulteriore opportunità di acquisto che, come già specificato nell’ultimo outlook settimanale, vede il nostro giudizio accumulate in capo all’intera componente di investimento. Pertanto, qualora i prezzi dovessero scendere a un livello inferiore di area 455,55, un buy signal ci vedrebbe protagonisti.
Rimane invariato il precedente quadro tecnico sulle materie prime che, è opportuno ricordarlo, dal nostro punto di vista «potrebbe celare un importante movimento direzionale». La scorsa ottava ha confermato l’impronta rialzista in essere e, quindi, possiamo ritenere ormai matura la potenziale figura rialzista (target di breve termine oltre area 289 punti): l’eventuale superamento di quota 273,568 innescherebbe l’iniziale avanzamento dei prezzi con successivo approdo oltre soglia 274,632. La violazione di quest’ultima, inoltre, confermerebbe il successivo step rialzista (277,382 punti) con obiettivo finale in area 289.
Fondamentale il monitoraggio di questa intera dinamica che, al momento, riscontrerebbe un eventuale stop in caso di cedimento del supporto dinamico posto a 268,634 punti. Sul basket energy continua la negatività sul gas naturale, mentre, sul RBob Gasoline si può intravvedere un possibile upside con target oltre quota 2,50. Prudenza, invece, sull’heating oil che, in caso di ritorno delle quotazioni al di sotto di soglia 271,50, vedrebbe negato un movimento rialzista ancora potenziale. Buona la performance messa a segno dall’argento che, se confermata, può ambire al superamento di soglia 24 già nel corso di questa ottava. Delicata, invece, l’attuale impostazione dell’oro che, circoscritto in una prolungata fase laterale (2.004-2.051), vede deteriorarsi il proprio impianto algoritmico (prevalenza di sell signal). Nickel, rame e alluminio hanno invertito la loro tendenza di brevissimo termine portandosi in uno status neutrale. Interessante, quindi, l’osservazione delle prossime giornate al fine di poter delineare una profittevole strategia operativa in chiave long.
Il paniere valutario sta confermando la nostra precedente view. Il rapporto Gbp/Usd ha prima registrato un rialzo per successivamente dirottare in direzione di area 1,25: quest’ultima, però, attualmente ancora distante, nega lo scenario di brevissimo termine (short) con, pertanto, l’attesa di nuovi elementi a supporto di un’eventuale operatività. Sul principale cross Eur/Usd, l’auspicata fase laterale vede nelle recenti quotazioni una sua prima fase costruttiva: confidiamo in un’ulteriore prosecuzione dell’intero movimento. Molto bene il recente upside su Usd/Jpy che, pur rimanendo immutato l’obiettivo primario (rif. massimi di novembre 2022), preferiamo imporci un anticipato take profit agli attuali prezzi.
Per l’ottava in corso ci aspettiamo una serie di segnali che, se confermati, comporterebbero l’inizio di nuovi trend caratterizzati da una maggiore solidità: ribassista per il mercato azionario, rialzista per le materie prime, laterale per la componente obbligazionaria. Si tratta di tendenze di brevissimo termine che, in ogni caso, agevolerebbero una più chiara e definibile strategia in ambito di asset allocation. Oggi, il timore di incappare in falsi segnali è alquanto reale e più concreto rispetto alle scorse settimane. Riteniamo preferibile sacrificare qualche punto di mancato di rialzo anziché incassare una perdita che, ancor più perché conseguita sui massimi del mercato, andrebbe a minare la fiducia in ottica di scelte future.
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