La volatilità tanto attesa è arrivata e la sua potenziale forza espressa nel corso di sole due giornate di contrattazioni ha riportato nuovamente timori sui mercati intenzionali. La prima ottava del mese ha visto le sue ultime due sedute contraddistinte da significative flessioni. Il comparto tecnologico Usa ha trascinato al ribasso gran parte dei listini e, osservando il suo principale indice (rif. Nasdaq 100), dai nuovi massimi raggiunti, ha visto perdere oltre dieci punti percentuali rispetto ai minimi settimanali.



Per come tale dinamica si è sviluppata durante le singole ore di scambi è verosimile ipotizzare che non si tratti di un caso isolato, bensì il preludio a nuove possibili critiche giornate. A confermare la ritrovata tensione tra gli operatori, viene in aiuto la sintesi del consueto indice Vix che, in sole 48 ore, ha visto lievitare i propri corsi dai 26 agli oltre 38 punti ovvero in corrispondenza di valori visti nel giugno scorso.



Oggettivamente, questo rialzo non può cogliere di sorpresa i molti osservatori: a seguito della generalizzata diminuzione dei volumi, sul finire di agosto, su queste nostre pagine, avevamo suggerito «prudenza in ottica futura poiché i valori rimangono comunque alti rispetto alla consueta media storica». Oggi, a distanza di sole due settimane, il ritrovato incremento degli scambi – soprattutto in chiave ribassista – ha concretizzato il temuto scenario.

Dal punto di vista tecnico, è facilmente individuabile una prima soglia di resistenza a 39,28 punti: il superamento di quest’ultima – ancor più se avvenuto in chiusura – comporterebbe la prosecuzione del rialzo con primo obiettivo oltre area 44. Un primo spiraglio positivo invece, si potrà intravvedere attraverso il ripiegamento dello stesso indice al di sotto dei 29,53 punti con buone probabilità di ritorno in prossimità di quota 24 punti.



Oltre all’andamento dell’indice Vix, a confermare ulteriormente l’attuale stato di incertezza sui mercati internazionali ci sono le performance negative settimanali registrate dalle principali asset class (equity, bond e commodities).

La componente azionaria – rappresentata dal MSCI World Usd – ha prima violato il supporto in precedenza individuato a 2.376,56 punti per poi proseguire la propria discesa fino a un minimo weekly (2.357,31) di poco superiore al primo target associato (2.338,82 punti). Alle attuali quotazioni, l’intero palinsesto algoritmico risulta essere in sell signal con possibili inversioni (a neutrale) qualora i prezzi dovessero ritornare oltre area 2.405,86 punti. Qualora dovessimo assistere a sedute contraddistinte da un’elevata volatilità negativa (incremento del downside risk index), è plausibile ipotizzare una quotazione al di sotto dell’importante supporto di quota 2.338,82 con target ribassista in corrispondenza dell’obiettivo di medio termine a 2.248,84 punti.

Anche l’opposta asset class obbligazionaria – e il suo sottostante JPM GBI Gl. Usd – vede gravitare i propri corsi in un territorio non incolume da potenziali ripercussioni ribassiste. Dopo aver ritrovato vigore riportandosi oltre i 605 punti, i prezzi – sul finire di ottava – hanno subìto una flessione nel corso dell’ultima giornata settimanale: nonostante la chiusura a 602,08 (ovvero oltre la soglia psicologica dei 600 punti), gli indicatori di tendenza (lagging indicators) presentano valori negativi o comunque vicino alla neutralità. Da monitorare l’eventuale cedimento di area 599,63 che, in caso di violazione (mediante una chiusura inferiore), potrebbe favorire una fase di ritracciamento con obiettivo pari al supporto di quota 597,61 punti. All’opposto, invece, il perdurare dei prezzi oltre i 600 punti viene confermato come scenario favorevole.

Sull’universo delle commodities, l’andamento del petrolio (rif. Wti) ha caratterizzato la trascorsa ottava. Il nostro temuto incremento della volatilità ha – di fatto – colpito i prezzi del petrolio facendo ripiegare i suoi corsi per un ammontare di poco inferiore alla doppia cifra. L’attuale impostazione grafica vede un primo supporto a 38,54 dollari che, se raggiunto, può rappresentare un primo punto di ingresso per tutti coloro che vorranno posizionarsi in chiave long: da non escludere, inoltre, un successivo acquisto, qualora i prezzi dovessero raggiungere area 37,08. In prossimità di quest’ultima soglia, è plausibile ipotizzare, una prima fase di ribalzo tecnico con upside di oltre i quattro punti percentuali. Guardando al precedente outlook sull’heating oil, lo scenario short ha prevalso beneficiando della discesa che ha contraddistinto la chiusura di ottava: il take profit stimato è stato ampiamente conseguito e, al momento, non viene preso in considerazione alcun posizionamento.

Viene suggerita estrema prudenza sul versante dell’oro con la preferenza per uno status neutral sull’eventuale ingresso poiché non può essere esclusa un’ulteriore fase di debolezza nel corso delle prossime giornate.

Riteniamo che l’incertezza – anche riconducibile alla nuova evoluzione del Covid-19 – caratterizzerà sempre più il trascorre delle prossime giornate. Come già sottolineato, l’aspettativa di trovare (in tempi brevi) un rimedio alla pandemia in corso appare una delle tante risposte che il mercato attende. Lo stesso ex Presidente della Bce Mario Draghi, intervistato nel corso della giornata conclusiva del Congresso della Società Europea di Cardiologia – Escardio 2020, ha dichiarato come «la scoperta del vaccino eliminerà tante incertezze che ci sono al momento».

Siamo certi di poter commentare (positivamente) una prossima evoluzione in ambito scientifico nella lotta a questa attuale e ancora irrisolta incognita pandemica: in questo frangente, valutando lo stato della ricerca, appare possibile un riscontro entro la fine di ottobre. Il mercato potrà attendere fino a quel momento? I dubbi, di altra e diversa natura, sono molti.