Un andamento contrastato è la sintesi che si può trarre dai mercati azionari internazionali nel corso dell’ottava che si è conclusa sotto la parità. Da un lato, le tensioni geopolitiche tra Taiwan e Cina hanno inciso negativamente sui listini orientali, mentre, dall’altra parte del globo, le ancora e sempre vive incertezze sul versante di politica monetaria riscontrate nelle minute della Fed hanno nuovamente posto interrogativi sull’effettiva credenza di un possibile taglio dei tassi di interesse che, attualmente, vede certamente spostata la scadenza nell’ultima parte dell’anno.
Attualmente, infatti, il monitoraggio delle probabilità (rif. CME FedWatch Tool) per un potenziale intervento parlano molto chiaro: a luglio ammonta all’88,9% il “no change”, mentre, a seguire, si possono osservare valori sempre più crescenti per il contrapposto “ease” che a settembre vede un 49,4%, successivamente un 61,6% in occasione del 7 novembre con, infine, un 81,6% per l’ultimo appuntamento in calendario (18 dicembre 2024).
Nei verbali della Fed si è potuto apprendere come l’inflazione non stia rispettando un’ideale progressione verso il tanto atteso e auspicato traguardo del 2% con alcuni membri del board propensi a voler rivedere (al rialzo) gli stessi tassi di interesse: una volontà, quest’ultima che, sulla base delle probabilità sopracitate appare (al momento) lontana.
Parole e intenti a parte, l’ultima tornata settimanale ha capitolato in leggero territorio negativo con un saldo finale a -0,30% per il MSCI World Usd dopo aver aggiornato i propri massimi storici. Operativamente, i recenti record, hanno rispettato il nostro precedente monito e, ora, in assenza del conseguimento dell’obiettivo a quota 3.521,77 punti, potremmo assistere a quella lateralità dei prezzi necessaria al fine di poter riequilibrare l’intero palinsesto algoritmico che, fatta eccezione per alcuni leading indicators, sembra scontare un’eccessiva fase di ipercomprato.
Anche i meno reattivi indicatori di tendenza (lagging indicators), pur rappresentando un diffuso status di buy signal, rilevano qualche ridimensionamento dal punto di vista valoriale che, di fatto, è sovente come segno anticipatorio per un potenziale indebolimento delle quotazioni. Da rilevare come, statisticamente, l’ottava che ci lasciamo alle spalle ha interrotto una serie di quattro chiusure weekly positive consecutive e quest’ultima esigua flessione archiviata potrebbe solamente significare una fisiologica pausa prima di un ulteriore allungo. Di certo, il superamento di area 3.500 punti, riteniamo possa soddisfare un take profit sull’intera asset class azionaria per, poi, agevolare un ingresso in caso di eventuale ripiegamento.
Lieve flessione anche per la componente obbligazionaria da noi sintetizzata attraverso il benchmark Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd. Dopo l’allungo messo a segno nella precedente ottava, nell’ultima settimana l’asset class obbligazionaria governativa internazionale ha subìto le incertezze sul versante monetario statunitense e, arretrando in direzione di area 456 punti, ha archiviato la propria sessione con parziale a -0,53%.
L’attuale impostazione tecnica denota la formazione di un possibile canale laterale confinato tra il supporto di quota 455,71 e la resistenza a 458,10 punti. Un cedimento di soglia 455,24 implicherebbe un downside esteso fino a 453,29 punti, mentre un ritorno dei prezzi oltre i 457,546 punti agevolerebbe una potenziale risalita delle quotazioni oltre la parte superiore (458,10 punti) del trading range individuato. Una nota importante giunge sul fronte della volatilità dell’intero comparto con un MOVE a ridosso degli 83 punti ovvero ai valori del lontano febbraio 2022.
Altro rialzo per le materie prime che, solo sul finale, hanno ridimensionato la loro complessiva positività maturata a inizio settimana. Il consueto CRB Index mostra una potenziale intonazione rialzista anche perché favorito dalla chiusura del recente gap up riscontrabile ad inizio della trascorsa ottava.
Attualmente, una plausibile inversione di tendenza in ottica di brevissimo termine potrebbe arrivare mediante il cedimento di area 292,335 punti (target successivo a quota 290,291), viceversa, qualora i prezzi dovessero riportarsi oltre soglia 296,836, è facilmente ipotizzabile un ulteriore allungo caratterizzato da nuovi record annuali con primo traguardo in prossimità dei 300 punti. Sui singoli basket, l’aver privilegiato in precedenza il monitoraggio del paniere metals preziosi (rif. oro e argento) ha sicuramente comportato degli ottimi risultati, mentre, ancora una volta, rimaniamo scettici sul contrapposto insieme energy con ciascun sottostante appartenente a esso oggetto di outlook negative.
Difficile interpretazione quella riconducibile ai principali cross da noi osservati. Il primario rapporto Eur/Usd potrebbe vivere un’iniziale fase di ridimensionamento con obiettivo a quota 1,074 così come il cross Gbp/Usd che, in caso di cedimento di soglia 1,27, incapperebbe in un incremento di volatilità con possibile spinte ribassiste fino al traguardo posto a 1,2635. Scenario da definire, invece, quello concernente Usd/Jpy che, dopo il recente downside a 152 e il ritorno a 157, non può escludere un ennesimo rialzo con destinazione nuovi massimi (target over weekly).
I recenti record dei mercati azionari internazionali hanno certamente contraddistinto l’andamento di quest’ultimi, ma, guardando ai numeri, l’entità dell’ampiezza dei nuovi livelli di prezzo non ha suscitato troppa enfasi nella comunicazione dei vari media specializzati. Difficile ipotizzare che non vi sia stato interesse, fatta eccezione per un’ipotesi dettata da un eventuale passo indietro in caso di immediato e successivo ripiegamento dei prezzi. Se così sarà, qualche avvisaglia, potremmo averla nell’ottava appena iniziata.
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