La conclusione del secondo mese dell’anno porta con sé un dato significativo: la caduta dei corsi obbligazionari che – correlati all’andamento del titolo di Stato decennale statunitense – vedono archiviare il loro passivo da inizio anno poco sotto i quattro punti percentuali. Osservando il benchmark JPM GBI Gl. Usd (parametro di riferimento per l’asset class bond) si riscontra un importante dato: l’escursione negativa tra i massimi e i minimi di questi primi due mesi (ben oltre i 23 punti in termini assoluti dello stesso indice) non trova alcun precedente fino al bimestre ottobre-novembre 2016.
La débâcle del mondo obbligazionario sembra passare sottotraccia salvo alcuni accenni all’incremento di rendimento (ormai in area 1,50%) del sopracitato Treasury Usa; ovviamente, dal punto di vista dell’investitore e dei suoi investimenti, gli attuali corsi registrano una performance negativa che, a tratti, potrebbe risultare difficile da poter colmare almeno nell’arco del primo semestre dell’anno. Uno sguardo attento all’eventuale raggiungimento di area 591,95 punti: una sua violazione comporterebbe un’accelerazione al ribasso con serie ripercussioni fino al target a 586,06 punti. Solo il ritorno al di sopra della resistenza dinamica coincidente a 599,72 vedrebbe un allentamento sui principali leading indicators che – una volta ritornati in territorio neurale (rispetto all’attuale sell) – agevolerebbero la costruzione di una possibile fase laterale.
L’opposto versante azionario inizia a evidenziare una diffusa debolezza sulle singole piazze internazionali: la recente flessione delle borse asiatiche sembra costituire un primo campanello d’allarme in ottica di breve termine e, qualora fosse confermato anche dalla più volatilità componente a stelle e strisce, l’intera asset class equity vedrebbe concretizzata una potenziale inversione di tendenza con non pochi strascichi in termini di rischio in conto capitale. L’indice MSCI World Usd si allontana dai propri massimi di oltre quattro punti percentuali portandosi a ridosso di un importante supporto statico posto in area 2.709,93 punti: una chiusura al di sotto di quest’ultima soglia comporterebbe un inevitabile downside con primo obiettivo a quota 2.649,92. Positivo invece il ritorno del livello dei prezzi oltre soglia 2.819,94 con serie implicazioni rialziste verso nuovi massimi storici.
Dal punto di vista quantitativo, le piazze azionarie appartenenti al basket emerging market, offrono i maggiori rendimenti in termini di stima ex ante rispetto agli indici developed: come già indicato, una (ulteriore) discesa dei corsi azionari penalizzerebbe maggiormente questa tipologia di investimento con serie implicazioni in ambito di performance attribution di portafoglio. Il recente “caso asiatico” conferma la validità di questa considerazione.
Per tutti coloro che volessero approfittare di un eventuale drop azionario, alcuni listini europei sono quelli che registrano prezzi ben al di sotto dei livelli massimi finora raggiunti da altre Borse internazionali: l’Italia e la sua Piazza Affari potrebbe celare ottime implicazioni in ottica di medio/lungo periodo.
Se l’intera asset class obbligazionaria vede i propri corsi perdere terreno, anche gli stessi futures sui principali decennali internazionali, vedono archiviare le loro sessioni settimanali e mensili anch’esse in negativo. Al momento, pur sconsigliandone il posizionamento in chiave strategica, è comunque plausibile auspicare una prima fase di pull back almeno sul titolo UK: il Gilt presenta un price entry a 126,75 con target rialzista oltre i 129 punti. Pur trattandosi di una mera operazione di trading di brevissimo termine, l’eventuale ingresso, appare concreto.
Ennesima settimana ed ennesimo mese contraddistinti con il segno positivo per l’indice CRB rappresentativo delle materie prime. Ormai prossimo al proprio raddoppio rispetto i minimi dello scorso aprile, le attuali quotazioni, sembrano essere pronte a registrare una prima fase di fisiologica debolezza. Area 175,477 punti viene individuata come primo supporto e, qualora fosse violata, il successivo target vedrebbe un primo stop a quota 167,614. Particolare attenzione all’alluminio che, dopo i recenti massimi, potrebbe ritracciare fino al raggiungimento di 2.110. Anche il rame, dopo il suo significativo rally, vede soglia 393,10 quale obiettivo di breve termine. Sempre sul paniere metals, ma con riferimento ai cosiddetti “preziosi”, l’oro potrebbe beneficiare di un potenziale upside dopo avere raggiunto soglia 1.720 dollari: un ingresso non è da escludere (sempre in ottica di trading).
Sui cross valutari viene suggerita prudenza. Il rapporto Usd/Jpy potrebbe vivere sessioni all’insegna della volatilità e non si può escludere un eventuale rialzo con target (monthly) oltre area 107,50. Sul principale Eur/Usd si attendono nuove conferme mentre, Gbp/Usd vede un potenziale ribasso con obiettivo inferiore a 1,38.
L’attuale scenario negativo sul mercato dei bond deve imporre cautela per tutti coloro che detengono posizioni in essere: parzializzare l’investimento potrebbe essere una soluzione e, nonostante il loss di periodo, la performance dell’ultimo anno ne trarrebbe ancora un beneficio. È opportuno ricordare come – “in termini obbligazionari” – prolungare i tempi di attesa per un eventuale intervento sul portafoglio potrebbe riservare pesanti ripercussioni che, ai giorni nostri, coinciderebbero con una minusvalenza ben oltre ogni aspettativa.