I mercati finanziari internazionali presentano il primo conto agli investitori: da inizio anno, osservando la conclusione del primo mese del 2023, sono due le perfomance ampiamente positive riconducibili alle principali e contrapposte asset class equity e bond, mentre contrastata risulta la restante componente coincidente alle commodities. Come da nostra consuetudine, i singoli numeri derivano dall’osservazione dei rispettivi benchmark che, a oggi, mostrano i seguenti saldi YTD (year to date): +9,42% per il MSCI World Usd (rif. mercato azionario), +4,31% il JPM GBI Gl. Usd (rif. mercato obbligazionario) e, infine, in flessione a -2,20% l’indice CRB quale identitario delle materie prime.



Complessivamente, quanto finora conseguito in queste prime cinque settimane, vede gli investimenti azionari e obbligazionari porsi a metà strada rispetto gli obiettivi annuali (rif. Target 1 – Scenario rialzista) in precedenza indicati. Tali significative progressioni, se contestualizzate in ambito di risk budgeting, implicano sicuramente una riflessione per il mese in corso che, sempre e solo dal punto di vista quantitativo, suggerirebbe di alleggerire le posizioni detenute (sia equity che bond) in vista di un plausibile ridimensionamento dei corsi. Come ovvio, queste sono solo ipotesi che non prendono in considerazione gli aspetti economici e finanziari sottostanti a ciascun strumento finanziario, bensì, unicamente a una stretta pianificazione (e pertanto ripartizione) dei target distribuibili nel corso dell’intero anno.



Ciò, nonostante, soffermando l’attenzione all’operatività azionaria è opportuno riportare come, all’interno dell’universo investibile, l’area America evidenzia un pressoché prossimo traguardo in coincidenza con l’obiettivo rialzista mensile, mentre, a parità di orizzonte temporale (rif. febbraio), gli asset Pacif (rif. Nikkey 225) si pongono quale driver oggetto del miglior potenziale upside.

Per i titoli obbligazionari governativi (rif. JPM GBI Gl. Usd) i corsi delle prossime ottave sarà decisivo poiché i recenti e scontati interventi di politica monetaria di Fed e Bce hanno visto prima riscuotere entusiasmo tra gli operatori (rif. giornata dei comunicati) per, dopo, nella ore a seguire, assistere a un generalizzato ribasso. Pertanto, in risposta a una possibile prosecuzione della precedente incertezza, risulta fondamentale la tenuta di area 480,55 punti quale obiettivo attuale su base mensile (scenario ribassista).



Un possibile punto di svolta è quello che abbiamo potuto riscontrare sulle commodities (rif. CRB Index) nella scorsa ottava. I livelli di prezzo individuati a fine gennaio hanno concretamente guidato la finale destinazione (short) delle materie prime comportando, di fatto, la violazione di soglia 272,919 con approdo a quota 271,629 punti. Attualmente, l’immediato supporto viene circoscritto in prossimità di area 268,99 ovvero 267,77 punti (Target 1 ribassista mensile) in caso di mancato respingimento. Anche se prematuro, fin da ora è comunque importante indicare che, qualora nelle prossime giornate si dovesse presentare un’accentuata pressione in vendita, il conseguimento del secondo obiettivo ribassista mensile (257,45 punti) vedrebbe il proprio raggiungimento molto prima della conclusione del mese in corso. A veicolare questa ipotesi, uno stretto legame viene correlato all’evoluzione del comparto energy con prevalenza sullo stretto monitoraggio del petrolio (rif. WTI).

Sul paniere valutario, il principale cross Eur/Usd evidenzia nei recenti scambi giornalieri e settimanali una ritrovata debolezza in ambito algoritmico: quota 1,0786 non può essere esclusa come, in caso di una sua importante violazione caratterizzata da forti ribassi su base daily, il successivo traghettamento delle quotazioni in prossimità di 1,0586 (Target 1 ribassista mensile). Guardando al rapporto Usd/Jpy, un possibile test intermedio a 127,21/45 potrebbe concretizzarsi: il tutto, in veste di fase interlocutoria e propedeutica a un potenziale ritorno oltre la soglia psicologica di area 130.

Il 2023, come riportato, è iniziato all’insegna di una forte corsa agli acquisti, ma le rispettive performance finora conseguite, appaiono sopravvalutate rispetto a una più preferibile moderata crescita che, se meglio distribuita nell’intero anno, agevolerebbe un più generalizzato ingresso sugli stessi mercati di riferimento. Il timore di assistere a un incremento di volatilità sembra essere concreto e l’eventuale incidenza di quest’ultima comporterebbe la vanificazione degli attuali ritorni. Oggi, essendo ancora in tempo, parzializzare le singole esposizioni appare l’opzione migliore.

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