Come anticipato alla vigilia, la settimana che si è conclusa ha subito le ripercussioni di una difficoltà sistemica dell’intero settore bancario internazionale. Non solo il versante statunitense appare debole (e indebolito) e ancora potenzialmente oggetto a nuove “sorprese”, ma anche il Vecchio continente ha visto vacillare uno dei più importanti colossi del credito: la nota banca svizzera Credit Suisse, soccorsa immediatamente dalla BNS, ha evidenziato un precario quadro strutturale dei suoi conti che, nelle prossime giornate, non può escludere ulteriori interventi non solo di natura patrimoniale, bensì di più netta revisione aziendale.
Tenuto conto dello smottamento bancario in corso sono passate in secondo piano le nuove stime (riviste al rialzo) sulla crescita pubblicate da Ocse così come la decisione di politica monetaria della Bce che, prescindendo dalla criticità delle ultime ore, ha coerentemente agito procedendo con uno scontato rialzo di 50 punti base dei tassi di interesse.
A sottolineare il delicato e importante momento anche il fronte operativo presenta significativi impianti grafici e algoritmici che, nelle prossime ore, inevitabilmente comporteranno un’obbligata direzionalità a oggi alquanto incerta.
A quantificare l’incertezza e pertanto il rischio sull’asset class azionaria giunge il consueto monitoraggio dell’indice Vix, che nella trascorsa ottava ha visto aggiornare i propri massimi di periodo portandosi oltre i 30 punti.
Si tratta della seconda consecutiva sessione settimanale con un significativo ATR (average true range) che, insieme alle stesse soglie elevate finora conseguite, conferma i timori latenti di fondo. Solo il ritorno a un livello inferiore ai 24,02 punti potrebbe agevolare un veloce ritracciamento (positivo per i mercati) con obiettivo a quota 22,63. Viceversa, il perdurare di scambi superiori a quota 25 punti contribuirebbe a una più robusta costruzione rialzista con pressoché certa prosecuzione oltre area 26,59.
Parallelamente alla criticità illustrata sull’indice Vix, anche la rispettiva asset class equity (rif. MSCI World Usd) riporta graficamente la sintesi dell’attuale momento: infatti, come già accaduto al termine dello scorso dicembre, l’ultima configurazione grafica settimanale in formato candlestick pone l’accento sull’equilibrio (ovvero l’incertezza) tra compratori e venditori mediante una cosiddetta “Dojy Star”.
Solitamente, la successiva dinamica tecnica che si concretizzerà (rif. settimana in corso) potrà fornire utili elementi per una possibile direzione: quindi, particolare attenzione al ritorno oltre soglia 2.656 punti (transito media mobile a 50 osservazioni weekly) con preferibile violazione di quota 2.690. Un eventuale epilogo di settimana oltre quest’ultimo livello potrebbe rappresentare un primo importante passaggio a una ritrovata (iniziale) neutralità. Da temere, invece, il mancato supporto dei 2.603 punti poiché coincidente alla media mobile a 200 (weekly) con dirette e ovvie implicazioni ribassiste e target ravvicinato a 2.566,48.
A contrastare la negatività sul versante azionario troviamo la contrapposta componente obbligazionaria governativa (rif. JPM GBI Gl. Usd) con il proprio upside oltre i 488 punti. Nel brevissimo termine sarà fondamentale la tenuta di quota 485,60 punti con focus all’eventuale approssimazione della stessa: qualora le quotazioni non trovassero sufficienti compratori per oltrepassare (in queste giornate) area 490 punti, al momento sembra poter essere scontato il ripiegamento della già ampiamente penalizzata asset class.
I nostri precedenti e riconfermati di volta in volta timori sulla debolezza di fondo delle materie prime (rif. CRB Index) hanno beneficiato del recente downside settimanale: il livello delle quotazioni è giunto a 254,032 punti per successivamente registrare un ritorno in prossimità di soglia 256 punti. L’attuale impostazione algoritmica favorisce un prossimo e ulteriore indebolimento che, se contestualizzato all’intero impianto grafico, vede come principale obiettivo di breve termine i massimi di ottobre 2021 (area 241,184 punti). Unico positivo appiglio viene individuato con la chiusura della settimana in corso oltre quota 264,654 punti: successivamente, però, dovremmo assistere a una conferma di tale livello. Ancora difficile appare il posizionamento sui basket energy e metals. Per entrambi è preferibile evitare l’impostazione di singole strategie operative, infatti, numerosi falsi segnali potrebbero essere riscontrati nelle prossime ore.
Sul paniere valutario abbiamo beneficiato della flessione sul cross Usd/Jpy. Con il trascorrere delle giornate potremmo assistere a una ritrovata positività (scenario long) sul principale rapporto Eur/Usd e Gbp/Usd. Per il primo viene circoscritto al superamento di area 1,076 l’eventuale ingresso, mentre, per il secondo quota 1,2260 favorirebbe un buy signal di brevissimo periodo.
Guardando all’agenda economica e finanziaria di questa settimana, l’importante appuntamento che vede la Fed impegnata sul versante di politica monetaria catalizzerà l’attenzione dei mercati finanziari internazionali. Causa l’attuale precarietà del sistema bancario statunitense la scelta di non agire (al rialzo) sui tassi di interesse potrebbe non essere così scontata: se, invece, la banca centrale optasse in tal senso, fin da ora, assumerà un maggiore rilievo il commento a tale decisione che, come consueto, arriverà (purtroppo) nelle prossime settimane. Nel frattempo, durante questo “vuoto”, non si potranno escludere nuove difficoltà. Non solo oltreoceano.
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