Il primo trimestre dell’anno vede confermata la correlazione inversa tra le contrapposte asset class equity e bond. La prima ha inanellato tre mesi consecutivi all’insegna del rialzo con chiusure crescenti e nuovi massimi storici. La seconda, invece, si presenta completamente all’opposto ovvero: un saldo negativo contraddistinto da sessioni monthly in territorio negativo con epiloghi mensili sempre in prossimità dei rispettivi minimi. In termini assoluti, le variazioni percentuali delle performance YTD (year to date) si attestano oltre i quattro punti percentuali (+4,52%) per il benchmark azionario internazionale (rif. MSCI World Usd) mentre, in significativa perdita, ben oltre il cinque percento (-5,65%) per l’indice obbligazionario JPM GBI Gl. Usd. Partita a sé al pari di un vero e proprio outsider il risultato conseguito dalle materie prime (rif. CRB Index) che, dopo aver raggiunto una performance massima di anno a quota +16,90%, ripiega concludendo comunque il proprio trimestre in doppia cifra (+10,23%).



Nel corso della trascorsa ottava, la nota operativa che fa ben sperare in ottica di brevissimo periodo arriva dal versante Vix: l’indice ha finalmente ritracciato oltre i 18 punti chiudendo definitivamente il gap up di febbraio 2020. Qualora dovesse continuare la sua corsa in direzione di area 14,37 (media periodale in condizioni di normal distribution) i mercati azionari potrebbero beneficiare ulteriormente di un potenziale rialzo: quest’ultimo, in base alle nostre stime di inizio anno e alle recenti chiusure, vedrebbe un possibile upside di 7,90 punti percentuali per il MSCI World Usd mentre, circoscrivendo l’osservazione al solo principale indice azionario statunitense (rif. S&P 500), potremmo assistere a una rivalutazione di circa il 6,48%. 



Scenario opposto per il mercato obbligazionario, già in difficoltà: il suo destino non appare molto distante dal nostro primo target ribassista annuale a 578,33 punti. Opportuno sottolineare come nell’intero basket dei decennali da noi selezionati il sottostante americano, quello tedesco e il nipponico abbiano gravitato attorno ai loro rispettivi obiettivi ribassisti annuali di primo livello, mentre il solo titolo britannico ha visto violato il target. Lontano dai propri valori di riferimento il nostro Btp che, beneficiando del nuovo esecutivo in carica, sembra aver allontanato i timori in capo al nostro Paese. 



Focalizzando l’attenzione all’impostazione grafica complessiva delle due contrapposte asset class (equity e bond) si possono individuare i seguenti livelli di prezzo per una possibile inversione di tendenza (ribassista per l’azionario e rialzista per l’obbligazionario): 2.798,11 punti sul benchmark MSCI World Usd e 587,07 per il JPM GBI Gl. Usd.

Le commodities, attraverso il loro exploit iniziato lo scorso maggio, primeggiano sull’intero universo investibile. In ottica di breve termine, le performance finora messe a segno dall’alluminio e dal rame, confermano i rispettivi obiettivi di primo livello 2021. Per il comparto metals poniamo attenzione sul nickel che potrebbe subire un incremento di volatilità caratterizzandone una potenziale discesa in direzione di 15.000 mentre, nella selezione dei preziosi, preferiamo l’argento rispetto all’oro. Interessante l’attuale impostazione algoritmico dell’insieme energy: il gas naturale potrebbe rivivere nuovi spunti rialzisti fino ad occupare il primo posto per le performance (su base monthly) conseguite dall’intero settore di appartenenza.

Sul paniere valutario abbiamo assistito al significativo ritracciamento (year to date) sul principale cross internazionale (Eur/Usd): al momento preferiamo attendere alcune conferme che, con buone probabilità, potrebbero emergere già in questa ottava. Nel frattempo monitoriamo il rapporto Gbp/Usd che, qualora dovesse nuovamente riportarsi oltre area 1,39, potrebbe continuare la propria ascesa fino a quota 1,3970.

Il trimestre che si è concluso ha visto penalizzata la componente bond rispetto alle altre più rischiose asset class (equity e commodities). Non crediamo che tale decorrelazione possa rappresentare – al momento – una concreta e definitiva rotazione di portafoglio in atto. La quota azionaria tratta ancora a premio rispetto ai propri fondamentale e il proprio incremento non sembra poter continuare a lungo. Di certo, in assenza di un “porto sicuro” rappresentato dall’asset class obbligazionaria, gli investitori stanno accettando l’assunzione di un maggior rischio (azionario) anziché un esiguo rendimento (da reddito fisso). Questo disequilibrio vede inoltre una continua erosione caratterizzata dall’ampia liquidità detenuta in portafoglio che, nonostante l’assenza di rivalutazione, sembra ormai pronta per essere impiegata: la destinazione? In caso di ennesima discesa sul comparto obbligazionario una prima allocazione non è da escludere. 

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