I listini azionari archiviano la seconda settimana consecutiva in territorio negativo. Il principale benchmark rappresentativo della componente equity (MSCI World Usd) vede il proprio saldo YTD (year to date) in parità dopo aver recuperato ampiamente le precedenti perdite registrate a marzo; nonostante il successivo slancio caratterizzato dai recenti rialzi e l’aggiornamento di nuovi record, le attuali quotazioni presentano un delicato scenario che – salvo ritorno degli acquisti – potrebbe favorire un’ulteriore fase di debolezza.



Il livello dei prezzi si trova in prossimità del primo obiettivo (ribassista) mensile e, nel brevissimo periodo, la violazione di quest’ultimo potrebbe avvenire senza difficoltà. Qualora questa ipotesi dovesse trovare conferma, è plausibile considerare una prosecuzione (al ribasso) fino al raggiungimento del secondo target monthly.



Al momento, l’andamento delle piazze azionarie statunitensi, catalizzerà l’attenzione degli operatori soprattutto in vista della riunione della Fed che si terrà mercoledì.

Osservando le singole borse (rif. paesi sviluppati) appare evidente il maggior potenziale di rivalutazione per i listini del Vecchio continente.

Rivolgendo invece lo sguardo al paniere dei cosiddetti “Paesi emergenti”, nonostante il comparto “Europe, Middle East & Africa” riporti un rapporto rischio/rendimento soddisfacente in ottica di risk management, viene contrapposta (e preferita) l’impostazione grafica e algoritmica dell’area “Asia” con particolare attenzione alle possibili dinamiche che potrebbe contraddistinguere (al rialzo) i prezzi della borsa cinese.



Sul versante obbligazionario, viene confermata la positività sull’indice JPM GBI Gl. Usd fino a quando le quotazioni dovessero rimanere sopra la soglia psicologica dei 600 punti. Al fine di poter “anticipare” eventuali ritracciamenti, riteniamo opportuno suggerire l’attento monitoraggio del decennale Usa che, con la sua quotazione in prossimità dei propri massimi, potrebbe catalizzare le prime significative vendite con violazione dell’area posta a 139 punti.

Le commodities potrebbero vivere un potenziale turnover di portafoglio. Il segmento metals, finora, si è contraddistinto per le sue performance soprattutto in ambito “prezioso”. In quest’ultimo, il lingotto, sta navigando all’interno di un prolungato trading range circoscritto tra il supporto a quota 1.911,40 e la resistenza a 1.985,98 dollari. Entrambe – in caso di violazione – rappresentano i rispettivi segnali per impostare operazioni (short/long) con take profit superiori al 2,71% entro un arco di tempo pari a dieci giorni lavorativi. All’opposto, invece, restando sempre all’interno delle materie prime ma considerando il paniere energy, si possono riscontrare andamenti frammentati tra le diverse dinamiche di prezzo dei singoli constituents. Come già indicato, il petrolio (rif. WTI) viene ritenuto appetibile e, alle attuali quotazioni, viene stimato un possibile upside di brevissimo periodo che potrebbe già concretizzarsi nel corso di questa ottava.

Al momento, i principali cross valutari, vedono una preferenza per il rapporto Eur/Usd. Le risultanze che emergeranno da parte della banca centrale americane influenzeranno sicuramente gli scambi durante le successive giornate. In base all’attuale impostazione algoritmica, non si può escludere un’imminente direzionalità a favore di area 1,21 con possibile violazione della stessa. Prescindendo da questa ipotesi, sconsigliamo un posizionamento prima del citato incontro previsto in agenda attendendo pertanto eventuali segnali di conferma nel corso delle giornate a seguire.

Analizzando – nel loro complesso (tecnico e algoritmico) – l’insieme di tutti i sottostanti riportati si può individuare una sintesi riepilogativa (per il brevissimo termine) in capo a ciascuna asset class (rif. benchamark): equity (neutrale/negativo), bond (neutrale/positivo), commodities (positivo).

Nel corso di questa ottava, con buone probabilità, potrebbe definirsi il trend delle prossime settimane. Di sicuro, quanto emergerà dalla Fed, non potrà essere sottovalutato non solo dal punto di vista delle quotazioni, bensì in ottica di futura politica monetaria (post elezioni presidenziali).