La Bundesbank è entrata a gamba tesa sulle speranze degli investitori che il peggio, per la prima economia dell’area euro, fosse alle spalle. Il 21 ottobre la banca centrale tedesca ha infatti fatto sapere nel suo report mensile che la Germania entrerà in recessione tecnica nel terzo trimestre a causa del rallentamento delle esportazioni.



Secondo gli esponenti della banca, questo “di per sé non è motivo di preoccupazione”, una lieve recessione non rappresenta necessariamente la fine del periodo di espansione, poiché la contrazione è limitata in gran parte all’industria. Tuttavia, in un contesto internazionale non favorevole, resta il dubbio “se il settore industriale si riprenderà o meno prima che la debolezza si diffonda ad altri settori dell’economia”.



A pesare sull’andamento dell’economia è il marcato deterioramento congiunturale delle esportazioni, storica forza trainante per la Germania, che risentono fortemente della guerra commerciale globale. Al momento, secondo la Bundesbank, i primi indicatori offrono pochi segnali su una ripresa sostenibile delle esportazioni e su una stabilizzazione del settore e ciò aumenta il rischio che il rallentamento si estenda ulteriormente verso i settori più orientati al mercato interno. Insomma, o si manifestano novità importanti sul fronte della guerra dei dazi in tempi brevi oppure il rischio di un avvitamento dell’economia, e della Borsa, ovviamente non solo di quelle tedesche (tra le più sensibili a cambiamenti di sentiment su questo fronte), sarà molto alto.



Che la corda tirata alle sue estremità opposte da Usa e Cina sia arrivata vicina al suo punto di rottura lo dice anche l’indice azionario rappresentativo del mercato mondiale.

Per l’Msci World nella sua versione in dollari Usa il momento sembrerebbe essere adesso: è ipotizzabile, infatti, che dal massimo di maggio sia iniziata la costruzione di un triangolo, figura di continuazione (ovvero che interrompe temporaneamente senza invertirla) della tendenza precedente (in questo caso il rialzo in atto dai minimi di dicembre 2018). I triangoli si sviluppano in 5 segmenti che sono identificati per convenzione dalle lettere a, b, c, d, e. Esistono poi altre figure di forma triangolare, definite “pennant”, che hanno la stessa funzione del triangolo, cioè interrompono temporaneamente una tendenza, ma queste si sviluppano solo attraverso la costruzione di tre segmenti. La lettera del triangolo identificabile sull’Msci World “e” potrebbe essere stata, secondo un’interpretazione grafica abbastanza attendibile, il minimo di inizio ottobre.

Perché il triangolo viene fatto partire dal top di maggio e non da quello di luglio come potrebbe sembrare più naturale? Secondo la teoria delle onde di Elliott, nei triangoli almeno uno dei 5 punti di svolta non deve trovarsi su una delle due linee convergenti che delimitano la figura, e di solito questi punti che mancano l’appuntamento o con la linea di resistenza o con quella di supporto sono il primo, quindi l’origine del triangolo (quello che precede il segmento che viene indicato con la lettera “a”) o l’ultimo, quello che viene indicato con la lettera “e”.

Resta comunque aperta l’ipotesi che la “e” sia ancora da disegnare, quindi l’origine del triangolo verrebbe spostata sul top di luglio, con il segmento “a” il ribasso disegnato tra luglio e agosto. La differenza tra i due scenari non è abissale, cambia solo il momento in cui eventualmente si potrà dichiarare completata la figura, ma le implicazioni restano le stesse.

Se il triangolo è già attualmente alla lettera “e” significa che presto dovrà esserci la rottura della linea superiore, passante a 2.206 circa, linea già toccata brevemente giovedì 17 ottobre. La rottura di area 2.206 sarebbe un segnale di forza notevole, che aprirebbe la strada a movimenti almeno fino a 2.400 punti. La mancata rottura di 2.206 riporterebbe invece d’attualità lo scenario secondo il quale il segmento “e” è ancora da disegnare. Tale segmento sarebbe probabilmente “corto”, non arriverebbe quindi sulla base del triangolo e dovrebbe fermarsi tra i 2.125 e i 2.155 punti.

Sotto 2.125 – e a maggior ragione sotto la base del triangolo, a 2.105 punti circa – sarebbe invece difficile continuare a credere che le oscillazioni in atto da maggio siano solo una pausa dell’uptrend e non una sua fase di “distribuzione”, ovvero una lunga preparazione all’inversione.

Spesso quello che sembra un triangolo, infatti, a posteriori si dimostra essere o un doppio massimo o un testa spalle ribassista, entrambe figure di inversione del trend, magari non da manuale come profilo, ma in ogni caso credibili. I triangoli veri e propri sono infatti abbastanza rari, ecco perché è necessario attendere il loro completamento, senza anticiparlo con le strategie operative, per evitare di rimanere imprigionati in posizioni spiacevoli.

In sintesi, o i prezzi già nelle prossime sedute si lasceranno alle spalle area 2.206 dell’Msci World, con conferma in chiusura di seduta, facendo sperare in una fine di 2019 in buona, se non ottima, forma oppure diverrebbe sempre più probabile una fine d’anno dimessa, con le Borse che non fanno registrare nuovi massimi rispetto a quelli già toccati nel corso dell’anno o addirittura intraprendono una strada al ribasso.

A occupare la mente degli operatori in questa fase non ci sono tuttavia solo i negoziati Usa-Cina, ma anche quel pasticcio della Brexit. La fine di ottobre, ipotetica scadenza per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, si avvicina, ma la situazione resta quanto mai confusa.

L’unica strada da seguire per cercare di avere una percezione del sentiment di mercato su questo argomento è tenere sotto osservazione il cambio euro/sterlina, barometro quindi del futuro della propensione al rischio di mercato.

Il cambio euro/sterlina, dopo il deciso apprezzamento della moneta britannica nelle sedute dal 10 al 17 ottobre, quando si è capito che non c’era una soluzione semplice al dilemma “hard Brexit” o “uscita con accordo”, ha intrapreso una fase laterale, ovvero si è messo sugli spalti con i pop corn sotto mano per vedere se e chi, e forse soprattutto quando, la spunterà.

Fondamentalmente si è visto nelle ultime settimane che la sterlina si apprezza con le notizie che lasciano intravedere un’uscita ordinata della Gran Bretagna dalla Ue, tende invece a scivolare (quindi graficamente a salire, il grafico ci dice infatti quanta parte di una sterlina serve per acquistare un euro), con notizie negative per il destino dei rapporti tra le due aree.

La fascia laterale al momento è compresa tra 0,8575 e 0,8700. Oltre il lato alto della fascia la sterlina potrebbe andare incontro a una nuova fase di debolezza, verso 0,88 ed eventualmente anche 0,90, un movimento al quale le Borse risponderebbero probabilmente con un deciso ribasso.

Sotto 0,8575 probabile invece un apprezzamento della sterlina almeno fino a 0,83 circa, discesa grafica che sarebbe con buona probabilità accolta con favore dalle Borse.