Sui mercati finanziari sembra alleggiare una ritrovata serenità. Complice uno stallo sul fronte bellico tra Russia e Ucraina, anche sul versante di recenti paventate crisi bancarie (potenziali) non vi è più alcuna traccia così come sul contesto della temuta inflazione che, ormai, appare incardinata verso un ridimensionamento generalizzato su scala internazionale.



Da osservatori si può rilevare come stia emergendo un clima di fiducia che, salvo inaspettati casi dell’ultima ora, può trovare un primo possibile freno in territorio statunitense: la Fed, infatti, nei suoi verbali riguardanti la riunione del marzo scorso ha posto l’attenzione su una possibile recessione (lieve) nel corso dell’anno confermando, pertanto, il suo intento sulla strada del rialzo dei tassi. Solo questa indicazione ha parzialmente scosso l’andamento delle quotazioni dei listini azionari che, nelle successive ore a tale implicita considerazione, hanno poi ripreso vigore fino ad archiviare l’ottava trascorsa in complessivo territorio positivo.



Ovviamente, preso atto del rinnovato agire della banca centrale Usa, i prezzi del comparto obbligazionario governativo hanno prontamente replicato attraverso una brusca virata al ribasso e, conseguentemente, influenzando la medesima direzionalità all’intero paniere bond del Vecchio continente. Buono, invece, il trend settimanale delle materie prime che, beneficiando di quest’ultimo allungo, rivedono la loro precedente impostazione di fondo evidenziando, ora, un palinsesto grafico e algoritmico in netto miglioramento.

A confermare – oggettivamente – questo ampio scenario ci viene in aiuto l’impiego dell’indice Vix che, sulla base dei livelli finora raggiunti (area 17 punti), vede approssimarsi nuovamente alle soglie di inizio gennaio scorso: in ottica di brevissimo termine saranno decisamente interessanti queste prime sedute, poiché in caso di immediata violazione del supporto statico a quota 16,63 punti potremmo assistere a un ulteriore deterioramento (positivo per l’asset class equity) fino all’approdo in area 15,38 punti. Al momento, l’unico punto coincidente per una robusta inversione viene circoscritto al superamento di soglia 21,27 (oggi alquanto distante).



Come anticipato, i compratori si sono ripresentati sui principali listini azionari (rif. MSCI World Usd) portando le quotazioni a un ottimo livello in vista di potenziali nuovi massimi di anno: il superamento della resistenza a 2.841 punti agevolerà la successiva violazione dei 2.853 punti con destinazione a 2.876. Qualora l’intera sequenza dovesse concretizzarsi nel corso di una sola ottava risulterebbe poco probabile un ulteriore rialzo lasciando, di fatto, un plausibile spazio a un fisiologico arretramento di brevissimo termine. Particolare attenzione alla tenuta del supporto statico di area 2.769 punti: un suo cedimento comporterebbe una certa compromissione della recente positività con inevitabile prosecuzione verso il basso (target a 2.733,50 punti).

Sull’opposta asset class obbligazionaria le risultanze della Fed hanno penalizzato gli investitori che privilegiano la componente bond governativa e, il riscontro di una possibile recessione, non ha facilitato l’eventuale sostegno delle quotazioni riconducibili ai principali sottostanti (rif. futures decennali). Su questo insieme di fattori (Fed e titoli bond) non possiamo estraniarci nel sottolineare come tale ipotesi fosse già al nostro vaglio, infatti, nella conclusione dello scorso appuntamento settimanale veniva testualmente indicato: «particolare attenzione alle quotazioni dei principali futures sui titoli di Stato decennali con, inevitabile, revisione delle proprie strategie di investimento su tale intera asset class» ovvero «Attenzione particolare dovrà essere posta sui futures dei titoli di stato, soprattutto americani».

Coerentemente a questa preannunciata ipotesi, l’attuale compagine obbligazionaria si presenta alquanto contrastata con il benchmark JPM GBI Gl. Usd circoscritto in un serrato trading range da oltre quattro settimane con i rispettivi confini rappresentati dalla resistenza a 496,359 e il supporto a 492,494 punti. Solo mediante la violazione dell’uno o dell’altro la futura direzionalità potrà prendere forma, viceversa, una prosecuzione della lateralità finora in essere, comprometterà una operatività di posizionamento su questa importante classe di investimento.

Il CRB Index, sintesi delle commodities, ha finalmente beneficiato di una ritrovata forza dei compratori che, grazie ai loro acquisti, hanno riportato le quotazioni oltre la soglia psicologica dei 275 punti. Ora, l’obiettivo più immediato sembra poter essere circoscritto a quota 278,46 punti con successivo ripiegamento inferiore a soglia 275,89 punti. Monitorare con attenzione l’eventuale violazione del supporto a 271,147 che, in caso di cedimento, vedrebbe una discesa dei corsi fino ad area 267,73 punti.

A seguito della precedente liquidazione del comparto metalli preziosi, ora, potrebbe essere giunto un primo momento favorevole a un posizionamento sul basket dei cosiddetti “non preziosi”: nickel, rame e alluminio, pertanto, rappresentano (agli attuali prezzi) un’iniziale scelta di investimento in ottica strategica che, dal punto di vista operativo, si traduce in un ingresso frazionato (suggerimento in tre diverse tranche) sui singoli sottostanti indicati. Ancora nulla, invece, sulla componente energy.

Sul versante currencies il precedente outlook sul rapporto Usd/Jpy ha beneficiato di un’inaspettata rivalutazione su base weekly: rispetto al prezzo indicato a 132,79, gli scambi hanno successivamente proseguito al rialzo fino al conseguimento di un massimo settimanale oltre area 134. Tenuto conto del riavvicinamento a quest’ultima soglia sul finire di ottava, in chiave prudenziale viene auspicata una liquidazione dell’intera posizione già nel corso dell’odierna giornata. Sui restanti cross iniziamo a osservare le dinamiche di prezzo del rapporto Gbp/Usd che, se confermate in ambito algoritmico, potrebbero far subire una prima fase di arresto: per quest’ultimo scenario, però, sono necessari ulteriori elementi.

Tra le singole asset class, quella azionaria, sembra poter essere la più coerente al celebre motto “Trend is your friend”, ma, purtroppo, nel solo brevissimo termine. Al momento, infatti, ci risulta difficile ipotizzare un’allocazione degli investimenti in chiave strategica supportata da buoni coefficienti in base ai vari rapporti rischio/rendimenti attesi. Pertanto, per i più prudenti o gli indecisi, anziché un’assunzione di rischio (evitabile), viene contrapposta la valutazione di una scelta momentanea in liquidità remunerata (rif. parte breve della curva dei rendimenti). Per tutti gli altri, invece, il mercato azionario rimane sempre a vostra disposizione.

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