Nuovi record per i mercati azionari internazionali. L’ottava che si è conclusa ha portato con sé un aggiornamento significativo rispetto ai precedenti livelli di quotazione riconducibili ai principali listini borsistici di oltreoceano che, beneficiando dell’ennesimo sprint messo a segno dal comparto tecnologico, hanno comunque esteso la loro performance al più ampio e diversificato indice S&P 500. L’effetto di un’ancora esistente e residuale coda rialzista concernente la componente Usa hi-tech non può stupire e, basta ricordarlo, a inizio mese sottolineavamo la concreta possibilità di poter giungere alla soglia psicologica dei 20.000 punti: «Oltreoceano, invece, si evidenzia l’eccellente performance del Nasdaq 100 che, senza ricorrere a false e fuorvianti aspettative, appare orientato a conseguire la soglia psicologica dei 20.000 punti».
Osservando quest’ultima, di fatto, la tornata settimanale appena terminata può certamente concretizzare il palesato obiettivo, infatti, il massimo weekly registrato dall’indice Nasdaq 100 si è attestato a quota 19.979,93 punti. I mercati azionari, nel loro complesso, hanno potuto beneficiare di un ritrovato ottimismo in ottica di potenziale intervento della Fed che, nonostante il suo precedente monito (rif. un soglio taglio ai tassi di interesse nel 2024), viene vista dagli operatori come già interventista in occasione dell’appuntamento in agenda a settembre. Nonostante sia presto per affermarlo, i dati del FedWatch Tool del Cme Group, hanno aggiornato (al rialzo) le rispettive probabilità che inducono questo scenario. Prescindendo dall’effettiva o meno anticipazione, se estendessimo l’analisi ai recenti dati sull’inflazione (a maggio meglio delle attese) e alle risultanze degli indici PMI statunitensi, una plausibile condivisione su di un possibile intervento al termine dell’estate può decisamente rappresentare una strada percorribile.
Lasciando al fattore tempo la funzione di risolutore per questo interrogativo, a corollario del buon andamento azionario dobbiamo, però, obbligatoriamente, soffermare l’attenzione sulla dinamica settimanale messa a segno dall’indice Vix. Nonostante l’esigua entità (13,20 punti) a conclusione di ottava, l’attuale configurazione grafica, pone un forzato accento su di una possibile ipotesi di cosiddetto cambio di rotta con un ritorno dei valori in prossimità di area 15,50 punti. Banale ricordare come, se ciò dovesse effettivamente realizzarsi, il tutto corrisponderebbe a un andamento ribassista per la componente azionaria.
Guardando a quest’ultima e al consueto benchmark MSCI World Usd, infatti, una prima possibile soglia di approdo viene circoscritta a 3.442,39 punti con successivo conseguimento dell’obiettivo mensile ribassista a 3.328,41 punti.
A scansare questo duplice target, invece, riteniamo sia necessario assistere a un ulteriore allungo (stabile) delle quotazioni oltre soglia 3.550 punti: questo, se protratto per almeno tre ottave consecutive, creerebbe le basi future per il traguardo ambizioso a quota 4.000 punti. Ancora bene l’equity europeo, male, invece, la compagine asiatica.
Parziale settimanale negativo (-0,287%) conseguito dalla contrapposta asset class obbligazionaria governativa con un Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd giunto a quota 458,380 punti e, ormai, pressoché maturo per affrontare un cosiddetto salto di qualità.
Rispetto ai minimi di anno (449,85 punti) la rivalutazione e il successivo assestamento laterale sembrano aver comportato una parvenza di robustezza strutturale che, se confermata, favorirebbe un veloce e diffuso posizionamento in ottica strategica sulla stessa asset class bond. Gli attuali valori che riteniamo fondamentali sono essenzialmente due: il superamento di area 461,306 punti permetterebbe un ritorno dei buyer con potenziali verso i massimi di inizio anno. All’opposto, invece, il cedimento di soglia 457,546 punti innescherebbe una dinamica ribassista di brevissimo termine con iniziale arresto a quota 455,353 ovvero un supporto che, al momento, non appare sufficientemente consolidato al fine di poter arginare le forze ribassiste.
In lieve flessione anche le materie prime che, attraverso il sottostante CRB Index, archiviano la loro ultima ottava con un saldo di poco inferiore alla parità (-0,277%). Consapevoli di un forzato raffronto, l’andamento tecnico delle commodities può essere affiancato e quello precedente descritto e relativo ai bond: pertanto, anche per il CRB Index, possiamo sottolineare l’attuale momento come propedeutico per osservare un rialzo sostenuto nel breve/medio termine.
A tale scopo sarà necessaria una prima fase di ascesa oltre la soglia dei 296,827 punti e con successivo allungo superiore ai massimi dell’anno. Negativo, invece, soprattutto nel brevissimo termine, un ritorno delle quotazioni inferiore a quota 287,379 punti che, “certamente”, implicherebbe un downside ben più ampio con obiettivo (breve termine) i valori di inizio anno (area 265 punti). La nostra precedente auspicata «rotazione di portafoglio (da metals a energy))», sembra aver preso forma ancor più se contestualizzata al paniere dei metalli non preziosi poiché oggetto di significative vendite nelle trascorse giornate. Invece, seppur sostenuti da parziali acquisti, anche l’oro e l’argento potrebbero subire una plausibile flessione con, al contrario, il contrapposto basket energy favorito da ulteriori posizionamenti long. Evidente, quindi, un outlook positivo su quest’ultimo comparto.
In ambito valutario, la view sul rapporto Usd/Jpy ha beneficiato di ennesimi rialzi che hanno favorito l’approssimazione ad area 160: operativamente, ora, la scelta di un take profit rappresenta l’opzione migliore, nonostante il potenziale di assistere a nuovi massimi già nel corso di questa ottava. Sul principale cross Eur/Usd, invece, risulta fondamentale la tenuta di quota 1,0667 che, in assenza di supporto, vedrebbe le quotazioni in pericoloso ribasso oltre soglia 1,064. Medesima dinamica anche per Gbp/Usd che, in caso di un mancato spunto rialzista (oltre area 1,27), potrebbe accusare il prolungamento del trend ribassista attualmente in essere (target a 1,258).
A un mercato azionario caratterizzato da ripetuti rialzi e aggiornamento di singoli record si contrappone, invece, l’assenza di una vera e propria prova di maturità che coinvolge sia il comparto obbligazionario che le materie prime: la crescita di entrambi implica un ridimensionamento dell’equity? Un possibile turnover di portafoglio avrebbe senso e la stagionalità ne favorirebbe la conversione tra asset class. Un’estate calda, molto calda, non può essere esclusa.
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