Nulla di nuovo sul versante delle politica monetaria del Vecchio continente. La Bce, in occasione dell’appuntamento di settimana scorsa, ha confermato attraverso la Presidente Christine Lagarde i precedenti outlook in materia di intervento sui tassi di interesse. Invariati, quindi, i rispettivi valori percentuali sulle operazioni di rifinanziamento principali (4,50%) e marginale (4,75%) così come sui depositi (4,00%). Da rilevare, invece, il deciso cambio di rotta nel temuto ambito dell’inflazione: «Nelle ultime proiezioni degli esperti della Bce l’inflazione è stata rivista al ribasso, in particolare per il 2024, principalmente per effetto del minore contributo dei prezzi dell’energia. Gli esperti indicano ora che si collocherebbe in media al 2,3% nel 2024, al 2,0% nel 2025 e all’1,9% nel 2026». Questo il commento contenuto nel comunicato stampa.
Non solo, la revisione al ribasso della Bce ha caratterizzato anche la view sulla crescita: «Gli esperti della Bce hanno rivisto al ribasso la proiezione della crescita per il 2024 allo 0,6%; l’attività economica dovrebbe rimanere moderata nel breve periodo, per poi crescere dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, sostenuta inizialmente dai consumi e in seguito anche dagli investimenti». Verosimilmente, l’insieme di entrambe la visioni ribassiste, può corrispondere inevitabilmente a una sorta di ultimo miglio in occasione di un’ormai imminente decisione di politica monetaria che, attualmente, vede i molti osservatori concordare nell’appuntamento in agenda per il prossimo giugno. Una data, quest’ultima, che potrebbe interessare anche l’altro importante attore di oltre oceano ovvero la Fed. Le recenti parole di Jerome Powell, infatti, hanno confermato la sua prudenza e l’assenza di fretta nel voler intervenire sul versante dei tassi di interesse rafforzando, di fatto, la convinzione tra gli analisti in un primo possibile intervento in occasione del termine della prima parte dell’anno.
A seguito di questa ulteriore pausa monetaria che accomuna le due principali banche centrali, i listini azionari internazionali hanno potuto beneficiare di un ulteriore rialzo nel corso dell’ultima ottava. Fatta eccezione per il comparto tecnologico statunitense (rif. Nasdaq 100), l’indice S&P 500 ha aggiornato i propri livelli storici al pari del benchmark europeo Stoxx 600. Anche il paniere asiatico nel suo complesso ha capitolato in territorio positivo con una buona ripresa dei corsi soprattutto in capo alla piazza cinese. Complessivamente il saldo settimanale è stato positivo con un Msci World Usd a quota +6,65% da inizio anno ed +0,47% su base weekly. Da sottolineare, però, come l’intera dinamica delle ultime giornate si sia caratterizzata per l’elevata volatilità intraday.
Come anticipato nel nostro consueto rapporto, per noi, il Vix avrebbe assunto una significativa importanza con il trascorrere delle successive sedute («L’indice da “sorvegliare” nelle prossime settimane») e, infatti, osservando i suoi recenti numeri si può riscontrare un incremento che ha visto lievitare i valori oltre area 15 punti rispetto ai precedenti di poco superiori a 13. Nonostante la sua attuale soglia sia prossima a quota 14,50 rinnoviamo il suggerimento per un attento e costante monitoraggio (almeno) fino al termine del mese in corso.
Sul versante azionario, come già indicato, riconfermiamo la nostra precedente view ribassista con un potenziale posizionamento (ulteriore) short qualora le quotazioni del Msci World Usd dovessero violare area 3.302,45 punti.
Ad avallare l’ipotesi di un plausibile ribasso di brevissimo termine sono i livelli massimi di prezzo finora raggiunti: 3.412,86 punti è stato il recente apice weekly che, se confrontato ai nostri target mensili, vede un posizionamento a poca distanza dai 3.442,45 stimati (target rialzista di secondo livello).
Il mercato obbligazionario, beneficiando dello stallo di politica monetaria, ha goduto di un ulteriore benefit proveniente dall’indice Move che, attestandosi in prossimità di quota 100, sembra potersi orientare verso i minimi dello scorso anno.
Complice l’upside del decennale statunitense (oltre area 112), il consueto Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd ha reagito prontamente mettendo a segno un incremento settimanale ampiamente superiore alla parità (+1,36%) e raggiungendo quota 466,20 punti. Coerentemente al conseguimento di quest’ultima, al momento, altri acquisti in chiave strategica non verranno valutati e, pertanto, rimaniamo in attesa di un’eventuale presa di beneficio (con target inferiore a 464,24 punti) quale momentum per poter incrementare la posizione in essere. In sede di money management, invece, qualora le quotazioni dovessero avvicinarsi a soglia 469,03 punti potremmo valutarne la liquidazione complessiva.
Le materie prime rappresentate dal CRB Index, pur avendo aggiornato i loro massimi di periodo, hanno successivamente ripiegato in territorio negativo. Dal punto di vista tecnico, il precedente obiettivo (rif. primario rialzista) indicato in corrispondenza dell’area di prezzo a quota 278,99 punti, ha trovato immediato riscontro (massimo weekly a 279,091 punti) completando l’intero setup di breve termine.
Per l’ottava in corso viene individuata soglia 274,023 punti quale supporto dinamico coincidente alla parte inferiore del canale rialzista tracciato in corrispondenza dei minimi registrati a dicembre: un suo cedimento comporterebbe una nuova fase caratterizzata da un potenziale downside fino a quota 270,825 punti. Positivo, invece, il ritorno dei prezzi oltre il precedente obiettivo (278,99 punti) con buone prospettive fino a soglia 284,55 punti (target over monthly). Monitorando l’andamento dei rispettivi basket si possono apprezzare le significative rivalutazioni del gas naturale (comparto energy) e dei sottostanti appartenenti al paniere metals: l’oro giunto oltre la soglia psicologica dei 2.200 dollari, al pari dei recenti livelli di prezzo conseguiti da nickel e rame, completano le nostre precedenti scelte all’insegna dei take profit. Nel corso delle prossime sedute valutiamo l’andamento dell’heating oil che, in caso di ritorno oltre soglia 270,75, favorirebbe un buy signal di brevissimo termine. Posizionamento flat, invece, sulle restanti commodities. Sulle principali valute, l’orizzonte temporale in sede operativa ci impone una più ampia visione al fine di poter conseguire i singoli obiettivi e, pertanto, riportiamo i target (rif. solo a breve termine) riconducibili a ciascun rapporto: 1,30 per Gbp/Usd e 145 per Usd/Jpy. Sul principale cross Eur/Usd, invece, attendiamo una conferma poiché un eventuale ritracciamento (inferiore ad area 1,09) comprometterebbe la strategia alimentando falsi segnali.
Rinnoviamo la nostra view attendista caratterizzata da un generalizzato outlook negativo sull’asset class azionaria, mentre sul contrapposto comparto obbligazionario potremmo beneficiare anticipatamente del sentiment positivo finora palesato. Sulle commodities, invece, permangono dubbi sulla loro tenuta e, nonostante la recente “corsa all’oro”, alcune perplessità non favoriscono un convinto posizionamento. Rimandare alla consueta prudenza è un monito obbligatorio prescindendo dal susseguirsi di nuovi massimi conseguiti su diversi fronti.
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