La pandemia da COVID-19, e la sua variante Delta, catalizzano nuovamente l’attenzione. Nonostante i nuovi presidi sanitari messi in campo dai singoli Paesi, il timore di un peggioramento nei prossimi mesi torna a tenere banco quotidianamente sui vari canali informativi. Parallelamente, invece, si apprende come le varie economie mondiali abbiano archiviato i precedenti valori pre-crisi pandemica e, in base agli ultimi dati diffusi, il clima di fiducia è completamente mutato a favore delle più rosee aspettative per il futuro. Nelle ultime ore, la rilevazione Usa sugli occupati (947mila nuovi posti di lavoro rispetto agli oltre 880mila stimati), conferma lo stato di salute della prima economia mondiale. A confermare questa sorta di opposta e decorrelata visione tra i timori nella vita sociale ed un ritrovato benessere finanziario il record – ennesimo – dei mercati azionari mondiali (rif. MSCI World USD) sembra passare inosservato.
È pur vero sottolineare come quest’ultimo abbia concretizzato una costante crescita frazionale (giornaliera) nel corso delle ultime due sessioni settimanali mentre, viceversa, è soprattutto opportuno non dimenticare quanto accaduto a metà luglio dove, invece, si sono potuti osservare significativi ritracciamenti in poche sedute. Per tale dinamica l’intero quadro tecnico azionario riconferma la propria debolezza sia sul versante della forza relativa (rif. RSI in area 60), sia in ambito grafico dove si può già preannunciare un più che probabile ritorno dei prezzi inferiore a quota 3.073,68 punti.
Se questo scenario trovasse conferma nel corso dell’attuale ottava, il già indicato supporto statico a 3.053,35 vivrebbe la sua certa violazione nei successivi scambi giornalieri. Viene confermata la precedente view positiva attraverso un ritorno oltre 3.102,78 punti (target coincidente al secondo livello rialzista mensile).
In attesa di conferme dai mercati azionari internazionali, l’opposta asset class obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. USD) ha vissuto una settimana contraddistinta da un incremento di volatilità sul finire di ottava: dopo un’apertura weekly in gap up (oltre la soglia psicologica dei 600 punti), il benchmark governativo ha successivamente gravitato in prossimità di quest’ultimo per poi, sul finire, capitolare definitivamente in territorio negativo riportando i prezzi verso area 595 punti. Tale dinamica (chiusura del gap creatosi) avrebbe certamente trovato un suo riscontro, ma l’intensità delle vendite alle quali si è potuto assistere desta perplessità in chiave di posizionamento rialzista. Attualmente, il superamento della resistenza a 597,14 punti potrebbe favorire una prima fase di prolungata lateralità mentre, qualora gli scambi dovessero violare soglia 594,57, il destino dei bond rivedrebbe i propri valori come quelli registrati un mese fa ovvero area 592 punti.
Al fine di poter meglio interpretare questi potenziali sviluppi, il monitoraggio del decennale Usa sarà decisamente opportuno: nello specifico, un’ulteriore chiusura (daily) inferiore al supporto di quota 134,0938 punti confermerebbe la debolezza del Titolo di Stato statunitense con inevitabili ripercussioni negative sul già menzionato benchmark obbligazionario.
Sul versante commodities, il preannunciato «quadro d’insieme indebolito» ha trovato conferma nel corso delle recenti sedute: il benchmark CRB Index ha visto i propri corsi ridimensionarsi rispetto ai massimi registrati sul finire di luglio. Gli attuali livelli (area 214,5 punti) appaiono deboli in ottica di brevissimo periodo: il target a 211,855 sembra verosimilmente raggiungibile in poche sessioni e la sua tenuta potrebbe mancare con inevitabile e “automatico” downside fino a quota 210,305 punti. Scenario positivo, invece, e conseguente posizionamento long, in caso di superamento di soglia 217,152 punti: l’obiettivo coinciderebbe con nuovi massimi di periodo.
Il comparto metal (rif. preziosi) ha visto sia l’oro che l’argento (il prezzo in precedenza indicato a 24,515 è stato ampiamente oltrepassato) subire una pesante flessione nell’arco delle ultime ore di negoziazione: ora, entrambi, gravitano in prossimità di importanti supporti e, al momento, non si può escludere la violazione degli stessi con un ulteriore peggioramento dei corsi. Per tale aspettativa, riconfermiamo la nostra prudenziale attesa. Sul nickel viene rinnovata la fiducia con obiettivo rivisto a quota 20.110 (rispetto a 20.500); iniziamo, inoltre, a seguire l’alluminio che potrebbe registrare nuovi massimi di periodo. Anche il basket energy ha risentito della presa di beneficio avvenuta nel corso delle ultime sedute: le prossime giornate saranno fondamentali per un ritrovato interesse nell’intero segmento. Qualora, invece, si dovesse assistere a nuovi ribassi, il plausibile downside (valore medio tra le variazioni di WTI e heating oil) viene stimato in 3,73 punti percentuali.
Sul paniere valutario, il principale cross Eur/Usd ha vissuto un significativo incremento di volatilità su base giornaliera: il recente ripiegamento a ridosso di area 1,175 implica una possibile prosecuzione del trend ribassista con primo obiettivo a quota 1,17101. Appare fondamentale la tenuta di quest’ultimo valore poiché, in caso di mancato rimbalzo (ritorno oltre 1,18), gli scambi rivedrebbero soglia 1,1638. Su Usd/Jpy, l’indicato 109 ha coinciso con un veloce pull back ben oltre 110,20: attendiamo un eventuale ritracciamento con buy signal a 109,78. Infine, il cross Gbp/Usd sembra ormai prossimo a un potenziale downside: price entry (short) a 1,3852 con primo take profit a 1,3810 e successivo obiettivo a 1,3777.
Sostanzialmente la nostra prudenziale view non viene modificata, ma, anzi, un’eventuale discesa dei corsi obbligazionari verrà ritenuta come un’opportunità di acquisto. La parola al mercato.
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