La settimana che inizia quest’oggi si rileverà fondamentale in funzione delle scelte di politica monetaria che saranno intraprese dalle banche centrali Fed e Bce. Sul versante oltre Oceano, il principale istituto statunitense potrebbe evitare un aumento sui tassi di interesse e posticipare questa manovra in funzione dei prossimi dati economici relativi all’andamento complessivo del secondo trimestre dell’anno. Di certo, l’assenza di un rialzo non coinciderebbe con la definitiva conclusione interventista in ambito monetario, ma, semplicemente, motiverebbe una più che comprensibile (e condivisibile) attesa in vista dei futuri andamenti della componente inflattiva ancora oggi oggetto di attenzione. Viceversa, qualora la Fed dovesse ritenere opportuno un ulteriore inasprimento, il mercato potrebbe accusarne il colpo.



Altro scenario, invece, in sede Bce dove l’eventualità di poter assistere a un nuovo intervento attraverso un aumento di 25 punti base coinciderebbe – coerentemente – con le recenti dichiarazioni rilasciate da più membri appartenenti al Consiglio direttivo: effettivamente, nel Vecchio continente il “fattore inflazione” non sembra essere ancora domato o, per lo meno, circoscritto a un più sereno e controllato monitoraggio in ottica previsionale. Inoltre, l’attuale stato di recessione tecnica dell’Eurozona supporterebbe questa potenziale mossa fornendo una più che prudenziale motivazione oltre alla consueta riconducibile all’inflazione soprattutto in chiave core.



All’attuale importante settimana, la vigilia ha coinciso con una ottava caratterizzata da andamenti frastagliati sulle principali asset class. A distinguersi maggiormente sono stati i mercati azionari che, aggiornando i rispettivi massimi di periodo, hanno consolidato l’ottimismo di fondo che da qualche tempo si è affacciato sulle singole borse internazionali.

Il nostro consueto benchmark MSCI World Usd identitario della componente equity ha già conseguito quanto indicato su base mensile: tale realizzazione in un così ristretto arco temporale potrebbe celare un plausibile ritracciamento in ottica di brevissimo termine che, subordinato all’ormai imminente scelta della Fed, potrebbe ricavarne (anche) una motivazione di natura economica e non solo dal punto di vista tecnico. Quindi, particolare attenzione all’eventuale approssimazione verso area 2.855,15 punti che, in caso di violazione, comporterebbe una veloce accelerazione con prezzi inferiori a soglia 2.841. Ottimo segnale grafico, invece, qualora le quotazioni dovessero oltrepassare quota 2.912,89 punti: quest’ultima ipotesi rappresenterebbe una fase propedeutica per un ulteriore allungo in direzione del target (over weekly) psicologico dei 3.000 punti.



Sempre restando in ambito azionario è opportuno sottolineare la perfomance settimanale messa a segno dal comparto Emerging Market: con un significativo rialzo di oltre cinque punti percentuali ha concretizzato il nostro precedente auspicio ovvero di «un possibile ritorno di interesse».

A ben dimostrare il momentaneo stallo in attesa delle scelte di politica monetaria è l’andamento registrato la scorsa settimana dall’indice obbligazionario internazionale governativo JPM GBI Gl. Usd che, con una variazione weekly pressochè nulla (-0,03%), sintetizza l’attuale incertezza sull’intera asset class. Viene suggerito il monitoraggio di area 482,556 punti che, in caso di mancato supporto, riporterebbe il livello delle quotazioni a quota 477,303 punti. Positivo, invece, un rialzo dei prezzi con l’avvicinamento a soglia 485,48 punti: un successivo upside agevolerebbe la costruzione di una più concreta base rialzista in ottica di breve termine (primo obiettivo a 488,095).

Le materie prime appaiono ancora in affanno. Sul consueto CRB Index, il saldo finale settimanale (+0,32%) evidenzia le difficoltà strutturali di fondo in capo a questa asset class. Nonostante l’iniziale exploit delle prime giornate, successivamente si è potuto osservare l’indebolimento strettamente correlato al comparto energy. Viene, pertanto, riconfermata la precedente view che, in base agli attuali livelli di prezzo, non ci consente un posizionamento in chiave strategica. Al momento rimaniamo in attesa del superamento di area 262,35 punti e, solo successivamente, potremmo valutare l’intero (nuovo) palinsesto grafico e algoritmico. Sul basket energy suggeriamo particolare prudenza su RBob Gasoline che, nell’arco delle prossime sessioni di contrattazioni, potrebbe subire un deciso e significativo incremento di volatilità. La direzionalità del sottostante potrà essere identificata solo a seguito degli scambi intraday, mentre il take profit vedrebbe l’individuazione in base ai livelli di pivot su base daily. Sul paniere metals rimane in essere il precedente outlook a favore di nickel e rame.

Sul forex e i cross da noi selezionati, il principale Eur/Usd sta rispettando il trading range indicato: attendiamo la conferma per l’ottava in corsa al fine di poter identificare una plausibile strategia direzionale percorribile. Su Gbp/Usd l’ingresso è avvenuto e consideriamo soddisfacente l’attuale gain finora conseguito che realizziamo in apertura di giornata odierna. Vicerversa, sul rapporto Usd/Jpy, pur mantenendo ancora valido il posizionamento, valutiamo un ulteriore ingresso qualora gli scambi dovessero lambire area 137,50.

Gli appuntamenti di Fed e Bce si mostrano cruciali per i mercati finanziari. Prudenza nei momenti successivi alla diffusione dei verdetti monetari poiché numerosi falsi segnali potrebbero giungere dagli stessi operatori. Meglio attendere conferme.

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