Il mese di ottobre ha confermato la decorrelazione esistente tra le due principali e contrapposte asset class: da una parte i mercati azionari (rif. MSCI World Usd) hanno registrato nuovi massimi storici, mentre dall’altra – contraddistinta per un marcato saldo negativo – la componente obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. Usd) ha aggiornato i propri minimi YTD (year to date). A corollario, si fa largo l’ennesima – come ormai sovente accade – performance positiva delle materie prime che vede aggiornare i propri score di periodo: dai minimi dell’aprile 2020 si possono contare ben quindici variazioni mensili positive rispetto alle complessive diciotto trascorse.
Sono molti gli osservatori che credono nella continuità di questa dinamica finora realizzata favorendo, pertanto, l’aspettativa del sempre atteso rally di fine anno. Soffermando, però, l’attenzione al mese in corso si può riscontrare immediatamente come l’asset class azionaria presenti un quadro di insieme (rapporto rischio/rendimento atteso) a proprio vantaggio nei confronti del paniere obbligazionario. Sul principale benchmark equity MSCI World Usd – attualmente – può essere individuata area 3.047,60 punti quale importante soglia di supporto: una sua eventuale violazione riporterebbe lo stesso indice in prossimità dei minimi di ottobre (soglia 2.978,07) precludendo, di fatto, la potenziale ascesa verso nuovi massimi. Positivo, invece, il perdurare delle quotazioni oltre quota 3.174,13 punti: qualora dovessimo assistere a una chiusura mensile maggiore rispetto a quest’ultimo livello di prezzo nuovi record potranno essere conseguiti anche nell’ultimo mese dell’anno.
Considerando uno scenario rialzista di fine anno, nel basket azionario developed vengono ritenute interessanti le seguenti piazze borsistiche: nel Vecchio continente la nostra Piazza Affari accompagnata dalla borsa spagnola. Nell’area “Pacific”, invece, si evidenziano le buone impostazioni grafiche per il listino nipponico e Singapore; particolare attenzione all’Australia che, al momento, appare oggetto di una significativa incertezza di brevissimo periodo: la direzionalità che prevarrà nel corso delle prossime sedute sarà quella che caratterizzerà la conclusione del 2021.
Sui mercati azionari emergenti viene monitorato il solo andamento della Cina che, nonostante i suoi parametri quantitativi poco brillanti, potrebbe comunque beneficiare di un upside di breve termine. Per le piazze finanziarie appartenenti all'”insieme americano” ci si aspetta un sensibile incremento di volatilità con probabili ripercussioni negative sui singoli listini azionari.
Alla positiva forza relativa del mercato azionario si contrappone la debolezza (recentemente assai accentuata) dei contrapposti bond. Il JPM GBI Gl. Usd presenta i suoi due più probabili outlook ben delineati in rispettive aree di prezzo: quello rialzista appare confinato tra i 584,176 e i 587,059 punti, mentre l’opposta direzionalità ribassista vede soglia 582,23 punti in veste di principale supporto di breve termine; qualora si dovesse assistere alla violazione di quest’ultimo, l’aggiornamento dei minimi di anno troverebbe pronto riscontro con il trascorre delle settimane.
Da riportare, inoltre, la performance negativa monthly accusata dai principali futures sui decennali governativi: l’eventuale intensificarsi delle vendite comporterebbe inevitabilmente un ulteriore allontanamento dalla stessa asset class con serie ripercussioni in ambito di asset allocation.
Il versante delle materie prime (rif. CRB Index) gode di un consolidato momentum positivo. Dal punto di vista algoritmico non appaiono segnali negativi (sell signal). né di natura anticipatoria (leading indicators) come neppure sull’intero palinsesto lagging. Solo analizzando l’andamento grafico si può rilevare il range compreso tra i 228,922 e 230,382 punti quale area di gap tra le ultime due sessioni mensili: la chiusura di questi “spazi vuoti”, solitamente, avviene nel corso delle successive sedute e pertanto se ne raccomanda il monitoraggio (almeno) in chiave weekly.
Tra i panieri oggetto di analisi viene selezionato il basket metals come meglio impostato: l’argento viene ancora preferito all’oro mentre il nickel trova un maggiore appeal rispetto al rame. I sottostanti energy, al momento, vengono sottopesati nel brevissimo termine.
Sui mercati valutari appare seriamente compromesso il principale cross Eur/Usd che, dopo aver registrato il terzo mese consecutivo all’insegna del ribasso, sembra orientato a un ulteriore downside con primo obiettivo verso area 1,145. Solo il ritorno degli scambi oltre quota 1,1662 potrà invertire la precedente rotta che, attualmente, sembra poter essere raggiunta nel brevissimo termine. Anche se potenzialmente prematuro, il rapporto Gbp/Usd potrebbe beneficiare di un ritrovato ottimismo con buone aspettative rialzista: il target in area 1,3410 può essere considerato un primo traguardo intermedio verso soglia 1,3812.
Nonostante il livello dei corsi azionari finora raggiunto, i margini per un ulteriore allungo appaiono reali. Tralasciando i multipli riconducibili alle valutazioni aziendali (decisamente superiori ai prezzi correnti), il mercato non vuole abbandonare l’idea di una continua rincorsa a nuovi massimi quale opzione alternativa alla temuta inflazione. Con un rendimento obbligazionario poco appetibile, l’unica valida soluzione sembra poter essere l’impiego del proprio capitale nell’asset class più rischiosa. I dubbi su tale scelta sono molti al pari degli stessi rischi impliciti. Siamo pertanto obbligati a comprare? La risposta è no. Non siamo gestori, bensì risparmiatori e “il mercato” è solo il mezzo attraverso il quale poter realizzare il nostro fine (gli obiettivi). È bene non dimenticare (mai) questa sostanziale (ma sottile) differenza.
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