Settembre quale «mese decisivo per la Fed e per l’intero panorama finanziario». Così terminavamo il nostro ultimo approfondimento di inizio settimana, sottolineando, inoltre, come l’importanza dei prossimi appuntamenti di politica monetaria avrebbero catalizzato l’attenzione degli operatori e inevitabilmente degli stessi mercati finanziari internazionali. A questo assunto, l’ottava che ci lasciamo alle spalle ha replicato, confermando sia attraverso le parole che i più significativi fatti.
Da parte della Fed, il Governatore Jerome Powell ha dichiarato come «le ultime tre letture dell’inflazione aumentano la fiducia» (fonte Ansa) in vista di una prossima riduzione dei tassi (rif. settembre). A confermare questa tesi, di fatto, ci sono i numeri che il mercato “prezza” ovvero mediante il monitoraggio del FedWatch Tool del Cme Group dove, a distanza di una sola settimana, si può rilevare una probabilità complessiva pari al 98,1% rispetto al precedente dato del 90,3%. A stretto giro, anche in Europa, è giunta una potenziale conferma sulla medesima intenzione interventista in capo alla Bce. Nonostante «Alcuni parametri dell’inflazione di fondo sono aumentati ma la maggior parte sono rimasti stabili», «siamo completamente aperti», in vista di un possibile nuovo taglio dei tassi a settembre (fonte Ansa). Queste le considerazioni della Presidente della Bce Christine Lagarde. Sulla base di questi elementi, quello delle due importanti banche centrali sembra essere un puzzle che, salvo ripensamenti dell’ultima ora, potrebbe definitivamente completarsi. Ce lo auguriamo.
A queste buone notizie, però, i mercati finanziari hanno replicato negativamente. Sul versante azionario, alla base di questa flessione pressoché generalizzata, potrebbero esserci motivazioni di carattere soggettivo ovvero conseguenti a una scelta individuale dettata da logiche di prese di profitto a seguito dell’importante rivalutazione avuta: non è un caso, infatti, che successivamente all’ennesimo record registrato nel corso dell’ultima tornata settimanale si sia poi riscontrata una maggiore pressione da parte dei venditori.
Sul sottostante MSCI World Usd il saldo finale weekly è stato -2,033% ossia in linea con quanto archiviato dal principale indice azionario Usa S&P 500 (-1,965%). Perdita più ampia, invece, sul comparto tecnologico Nasdaq 100 in ribasso del -3,978% e lontano dai suoi precedenti massimi di quasi sei punti percentuali (-5,646%).
A conferma del mutato sentiment giungono i valori settimanali del Vix che, ritornando a 17 punti per poi chiudere a 16,52, si posiziona in corrispondenza delle soglie dello scorso aprile. Operativamente, il benchmark MSCI World Usd ha violato il nostro supporto indicato a quota 3.576,38 punti e, al momento, appare indebolito sul fronte algoritmico (rif. leading indicators). In assenza di un immediato ritorno delle quotazioni (chiusura weekly) al di sopra di soglia 3.581,58 punti, sull’asset class equity graverebbe un setup ribassista di brevissimo termine con una prima accelerazione negativa in direzione del primo obiettivo posto nell’area già individuata a 3.484,96 punti: fondamentale, quindi, l’ottava in corso.
Sul contrapposto comparto obbligazionario governativo internazionale la settimana si è conclusa in lieve territorio negativo: -0,159% è stata la performance del consueto Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd.
Ovviamente, le parole del governatore Powell hanno influito sull’andamento dei sottostanti appartenenti al sopracitato sottostante e, anche in ottica futura, si potrà ulteriormente beneficiare delle ormai imminenti scelte di politica monetaria. Pur confermando la nostra view positiva sull’intera asset class bond è utile sottolineare l’approssimarsi dei prezzi all’importante soglia dei 467,71 punti: una resistenza, quest’ultima, che potrà rappresentare una presa di profitto complessiva per, successivamente, agevolare un ritorno agli acquisti a livelli inferiori.
Le materie prime hanno definitivamente confermato la nostra prudenza (rif. «perdura la criticità tecnica») mediante il significativo ribasso (-3,471%) dell’ultima settimana. Sul CRB Index è visibile la violazione del canale ascendente che, costruito in prossimità della fine di dicembre, aveva caratterizzato l’andamento dei primi sei mesi del anno in corso.
In assenza di una pronta reazione rialzista, il target primario di questo veloce downside vede un approdo in corrispondenza di area 274,634 punti. Un possibile argine a questa dinamica ribassista potrebbe arrivare attraverso una chiusura weekly oltre soglia 282,392 punti che, se confermata successivamente, favorirebbe una potenziale fase di lateralità di breve termine. Sul basket metals cosiddetti preziosi il nuovo record dell’oro non convince a pieno e le prossime giornate saranno fondamentali per una sua definitiva tenuta che, invece, sul “contrapposto” argento ha già sentenziato negativamente.
Sempre rimanendo tra i metals, ma con etichetta “non preziosi”, le preannunciate debolezze su rame, nickel e alluminio hanno beneficiato di importanti ribassi. Nonostante possa essere prematuro individuiamo, comunque, un iniziale livello di price entry (soglia 16.000) in chiave long sul solo nickel. Nessun posizionamento, invece, sui restanti metalli. Anche sul paniere energy le flessioni hanno caratterizzato l’andamento di Heating Oil, RBob gasoline e Gas naturale: se sui primi due sottostanti preferiamo ancora attendere, sul gas naturale, invece, optiamo per un potenziale acquisto frazionato (tre complessivi) in occasione dell’eventuale violazione di soglia due.
Epilogo weekly ribassista anche sullo spettro valutario costituito dal principale cross Eur/Usd, Gbp/Usd e Usd/Jpy. Nell’ultima ottava si è potuto assistere a un incremento della volatilità sull’intero paniere e le temute flessioni, hanno decisamente caratterizzato il trascorre delle giornate. Ai fini operativi sarà necessaria una prima fase di stabilità per meglio identificare potenziali strategie direzionali soprattutto in dote al rapporto Usd/Jpy che, abbandonati i propri recenti massimi, potrebbe subire un ulteriore indebolimento. Anche su Eur/Usd e Gbp/Usd si possono palesare negatività di brevissimo termine che, seppur di entità più circoscritte, vedrebbero intaccati i recenti rialzi.
Una settimana fa chiedevamo «alcune conferme» che, di fatto, sono arrivate dai principali interessati: dalla Presidente della Bce Christine Lagarde e dal Governatore della Fed Jerome Powell. Oggi, apparentemente insoddisfatti, chiediamo “ulteriori conferme” dai mercati finanziari internazionali che, nulla togliendo per quanto finora dimostrato, sembrano aver avviato una loro iniziale condotta estiva. Attendiamo smentite.
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