«Il denaro di per sé non si fa né si perde, semplicemente si trasferisce: da un’intuizione ad un’altra. Magicamente». Questa, come moltissime altre, è una delle tante considerazioni del granitico Gordon Gekko nel già citato film Wall Street (1987) di Oliver Stone. Riprendendo il nostro ultimo approfondimento in materia di attuali decorrelazioni sui mercati finanziari, noi stessi abbiamo citato questo monito di “Gekko il grande” e, continuando a seguire i suoi insegnamenti, riproponiamo la continuazione della sua precedente affermazione: «Quel quadro lì, lo comprai dieci anni fa per 60.000 dollari, oggi potrei venderlo a 600.000: l’illusione è diventata realtà, e più reale lei diventa, più accanitamente la vogliono».
E proprio “l’illusione” – una delle tante temibili nemiche nella mente di ogni investitore – sembra esser presente e caratterizzare il mercato obbligazionario e tutti coloro che ci investono. L’analisi della dinamica dei corsi fatta registrare fino a oggi sembra voler rappresentare un nuovo intento obbligazionario: conseguire una performance maggiore poiché conseguibile non tanto del solo rendimento cedolare, bensì dalla stessa rivalutazione del capitale in termini di prezzo. Come riportato nel precedente articolo, stiamo assistendo a un’incredibile ascesa senza possibilità di alcun paragone rispetto al più rischioso investimento azionario: dal punto di vista quantitativo, l’utilizzo dell’insieme dei parametri legati al rapporto rischio/rendimento, sottolinea una vera e propria esclusione del mercato equity. Le risultanze di ciascun indicatore statistico impiegabile sono sempre e solo “pro-mercato obbligazionario” senza alcun dubbio interpretativo.
Riprendendo la serie storica del future sul Bund, nel corso del solo 2019 si assiste a un rendimento positivo che sfiora i sei punti percentuali. Ridimensionando il grafico su base weekly, si può riscontrare immediatamente la maggioranza delle sedute positive rispetto a quelle negative: 19 con il segno più su di un complessivo di 28; inoltre, nell’arco degli ultimi due mesi, si evidenzia una serie positiva di nove chiusure settimanali positive consecutive rispetto alle dieci trascorse.
Giunti a queste innegabili risultanze, appare ragionevole ipotizzare un ritracciamento dopo questa lunga e costante ascesa e – di fatto – noi stessi l’abbiamo già palesato nel nostro consueto appuntamento settimanale. L’ottava che si è conclusa ha confermato questa view, ma, dal nostro punto di vista, quanto registrato nel corso dell’ultima settimana potrebbe rappresentare un vero e proprio “kick off” di un più ampio movimento direzionale in ottica ribassista.
Prescindendo dalle considerazioni su possibili scenari futuri di politica monetaria, l’attuale status raggiunto dal livello di prezzi, appare “a premio” rispetto ai veri fondamentali di natura economica. Sono moltissimi i fattori che potrebbero essere citati e – sicuramente – rappresenterebbero un maggior numero di elementi rispetto alle motivazioni a sostegno di un’ulteriore crescita dei prezzi.
Il nostro intento è quello di poter riportare oggettivamente la realtà del mercato obbligazionario europeo: l’attuale trade off rischio/rendimento gioca a sfavore di quest’ultimo. L’aspettativa di assistere a sicuri e continui rendimenti sembra essere alla portata di tutti al pari di una vera e proprio illusione «diventata realtà, e più reale lei diventa, più accanitamente la vogliono» (Gordon Gekko docet).