Nessun allarmismo. Nessuna preoccupazione. Nessun timore. Semplicemente, un’adulta e, mai scaramantica prudenza. Nient’altro. Il tema odierno vedrà contrapposte due facce della stessa medaglia. Lati opposti. Dinamiche opposte. Indicazioni (forse) opposte, ma, certamente divergenti. Da poche ore, ieri, è stata consegnata una medaglia: nelle nostre mani, nelle mani di tutti noi, è stata ricevuta, accolta, custodita e, solo successivamente, lontano da occhi indiscreti è stata osservata. Attentamente.



Alcuni, con buone probabilità, avranno anche manifestato disgusto poiché soggetti perennemente insoddisfatti: noi, no. Anzi, a guardar bene, è un oggetto che ci piace molto, fino a poco tempo fa era pressoché ambito, ma, speranzosi, l’abbiamo sempre ricercato. Ora, finalmente a disposizione, fa risuonare la celebre esclamazione Gollumiana “il mio tesoro” che, a tutti gli effetti, tale è.



Come anticipato, però, le facce sono due: se la prima, quella che si vede, appare lucente, preziosa, rara. L’altra, invece, quella (come sempre) nascosta, omette la sua stessa realtà di essere. Abbiamo tra le mani sia una potenziale (diremmo anche sicura) opportunità che, all’opposto, una plausibile fonte di preoccupazione. Quest’ultima ha vesti da focolaio, latente, magmatico, pertanto presente. C’è. Non si tratta di contemplare un cosiddetto “bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”, bensì di valutare un semplice e umile bicchiere rotto la cui entità del danno è ancora tutta da scoprire.



Guardiamo. Rifacendoci alla tradizione orientale, la parte Yang (positiva), è rappresentata dalla notizia diffusa 24 ore fa concernente l’ennesimo collocamento di un titolo di Stato italiano che, per sua natura, ha contraddistinto e classificato una vera e propria categoria di investitori e risparmiatori (cd. Bot people).

Ieri, le casse dello Stato Italia si sono arricchite di 6 miliardi di euro di Buoni del Tesoro con scadenza 14 ottobre 2024 e un rendimento al 3,942% ovvero in rialzo (7 centesimi) se confrontato all’ultima asta. Un incremento che, nella scala temporale, ci riporta ai livelli di giugno 2012. In sede di aggiudicazione la domanda è stata buona, con un rapporto di copertura all’1,45 pari a 8,717 miliardi. Complessivamente nulla da eccepire. Tutto semplice. Semplicissimo.

E ora, per correttezza, siamo obbligati a spostare l’attenzione alla parte che vorremmo dimenticare. Omettere. Invece, come ovvio, essendo presente è nostro obbligato compito riportare all’attenzione di tutti soprattutto perché non troppo evidente al pubblico. Anzi, possiamo affermare (con buone probabilità), come “il pubblico” sia all’oscuro di tutto.

Questa oscura componente Yin (negativa) viene da noi contestualizzata attraverso l’analisi delle ultime ore dell’ormai divenuto consueto ICE BofA MOVE Index o «più comunemente identificato con MOVE o “Vix del mercato obbligazionario“».

Il suo impiego risale al marzo scorso in occasione del nefasto momento che vedeva coinvolti sia gli istituti bancari svizzeri Credit Suisse-Ubs che la teutonica Deutsche Bank. In quell’occasione, i valori del MOV, avevano registrato un insolito incremento traguardandosi sui massimi di periodo: di fatto, tale dinamica, aveva accompagnato e, a tratti, anticipato il successivo e inaspettato epilogo elvetico. Oggi, la medesima fisionomia si caratterizza attraverso un inconsueto balzo in area 136 rispetto ai 96 punti (minimi di settembre): il tutto nel più assordante silenzio.

È scontato come le condizioni attuali siano diverse rispetto e, in qualche modo, decontestualizzate rispetto al recente passato. Parallelamente, però, è doveroso riscontrare questa inversione di polarità che, ignorando le cause sottostanti, può “solamente” confinarci in un mai dimenticato stato di allerta.

Lo ripetiamo: nessun allarmismo. Nessun clamore. Il premio ricevuto, la medaglia, è fatta così. Due lati. Due risvolti. Due aspettative. Forse, l’odierno caso, presenta uno squilibrio in cui l’ultimo (lato) potrebbe compromettere la bontà dell’intero premio.

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