I mercati azionari internazionali hanno reagito molto bene all’atteso dato sui prezzi al consumo negli Stati Uniti che – rispetto alla precedente rilevazione di ottobre (+6,2%) – ha visto un incremento pari al 6,8% annuo a novembre. Nonostante il significativo valore (ci porta indietro al 1982) il mercato non ha subìto un eventuale contraccolpo poiché tale valore era verosimilmente già nell’aria e nelle valutazioni degli stessi analisti. A essere penalizzato, invece, il comparto obbligazionario che, inevitabilmente, essendo direttamente interessato, ha registrato una battuta d’arresto. Infine, a completare l’intero panel finanziario il rialzo delle materie prime.
Un’ottava, quella trascorsa, che evidenzia una ritrovata positività sull’asset class azionaria con il principale benchmark (rif. MSCI World Usd) in netto spolvero: dal punto di vista tecnico, infatti, la temuta media mobile a 50 giorni è stata nuovamente raggiunta e oltrepassata favorendo una configurazione dei prezzi in chiave rialzista.
Se traslata all’indice azionario statunitense S&P 500, potrebbe non essere prematuro individuare un upside oltre quota 5.000 punti: soglia potenziale entro la fine dell’anno o comunque entro i primi quindici giorni del 2022. A poter agevolare questo scenario è necessaria l’ennesima prova di forza da parte dei compratori che, attraverso un loro intervento, dovranno prima incrementare gli attuali livelli di prezzo oltre area 3.226,76 punti (rif. MSCI World Usd) per successivamente consolidare mediante nuovi massimi di periodo. A negare questa positiva ipotesi, invece, il ritorno degli scambi al di sotto dell’indicata media mobile a 50 osservazioni (ora in transito a quota 3.150,88 punti) che, in caso di significativa violazione (con due candele consecutive su base settimanale), decreterebbe definitivamente l’inizio di un trend ribassista di breve e medio termine (target inferiore ai 3.000 punti).
Il mercato obbligazionario, come già accaduto, vive una correlazione inversa rispetto alla contrapposta asset class azionaria. Qualora quest’ultima dovesse caratterizzarsi per un ritrovato ottimismo generalizzato, la componente governativa (rif. JPM GBI Gl. Usd) vedrà aggiornati i propri minimi di anno. Attualmente viene individuata la resistenza statica in prossimità di area 581,22 punti quale primo ostacolo per una più chiara definizione di un robusto trend direzionale. Nel frattempo, in chiave di brevissimo periodo, l’ipotesi che appare più probabile trova una sua identificazione attraverso un circoscritto trading range delimitato tra quota 583,34 e 579,04 punti. Di fatto, la violazione di queste ultime soglie di prezzo favorirà i rispettivi scenari a esse riconducibili (rialzista e ribassista).
Sul versante delle materie prime (rif. CRB Index) i prezzi hanno trovato “rifugio” oltre la soglia in precedenza individuata (221,249 punti). Un ottimo elemento che si può riscontrare dalla recente dinamica degli scambi risiede nella chiusura del precedente gap down (weekly) in area 226,729 e 225,718 punti. Focalizzando l’attenzione su questa zona di prezzo, si può strutturare una strategia rialzista in caso di superamento di quota 226,729 punti con primo obiettivo a 230,382 punti. Viceversa, il ritorno delle quotazioni in prossimità di soglia 223,247 agevolerebbe un indebolimento dell’intero palinsesto tecnico (sia grafico che algoritmico) con nuove ripercussioni negative fino al conseguimento di area 220,642 punti.
Tra i sottostanti appartenenti ai singoli basket monitorati, viene confermata la precedente view sui metalli “non preziosi”: preferenza per il nickel rispetto agli altri componenti del paniere e attesa sul rame; anche tra i “preziosi” si rinnova la scorsa preferenza ovvero per il lingotto rispetto all’argento. Uno sguardo attento, invece, quello sull’insieme energy. Il petrolio (rif. Wti), al momento, non viene preso in considerazione salvo un deciso superamento di area 76,98 dollari (successivamente si potrà delineare una possibile strategia in ottica di brevissimo periodo). Da rilevare quanto accaduto al gas naturale: il cedimento dei prezzi (inferiore a 4) è avvenuto fino a estendersi a quota 3,63 favorendo un parziale posizionamento pari ai 2/3 dell’ideale size. Il ritorno oltre area 4 potrebbe essere imminente, ma, consapevoli della fragile costruzione tecnica in essere, è plausibile una completa liquidazione ancor prima di tale obiettivo: in queste ore un attento monitoraggio è sicuramente auspicato.
Il contesto valutario ci vede positivi sul principale cross Eur/Usd, che sta vivendo una prolungata fase laterale di breve termine e un potenziale rialzo non può essere escluso; di certo, il superamento di quota 1,135 (entro mercoledì) favorirà un orientamento direzionale con target oltre soglia 1,14.
Nel corso di questa settimana l’attenzione sarà rivolta alle parole del Governatore Powell: il perdurare di alti livelli di inflazione potrebbe costringere a un tapering maggiormente marcato. Questa ipotesi il mercato sembra già scontarla, ma, come spesso accade, il tutto dovrà trovare anche conferma nei prezzi. Nuovi massimi storici sull’azionario non possono essere esclusi. Attenzione, quindi, ai bond.
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