Negli Usa è giunto il momento delle trimestrali e le soddisfazioni per gli azionisti non sono mancate. Il minimo comun denominatore che caratterizza i dati finora comunicati (presto ne seguiranno altri) è pressoché univoco e all’insegna di un generalizzato superamento delle attese.
Questa ennesima conferma sui conti delle principali aziende statunitensi ha favorito il rimbalzo dell’intero comparto azionario internazionale che, nello specifico, ha visto un saldo finale settimanale sopra la parità: +2,159% quanto conseguito dal benchmark MSCI World Usd che, riportandosi abbondantemente oltre la soglia psicologica dei 3.000 punti, ha visto inoltre oltrepassare la temuta media mobile a 50 osservazioni.
Di fatto – alle attuali quotazioni (3.109,47) – si deve obbligatoriamente riconsiderare sia l’impianto grafico in essere che il palinsesto algoritmico. Entrambi mutati (in positivo) e, soprattutto grazie al superamento della citata e importante media mobile, l’ipotesi di un ritorno dei prezzi ben oltre gli attuali massimi storici non può essere esclusa. Nell’immediato viene individuata la prima resistenza in prossimità di area 3.114,10 che, se violata, agevolerebbe un veloce allungo oltre quota 3.150,82 punti. Scenario opposto, invece, qualora i prezzi dovessero ritracciare al di sotto del supporto dinamico di soglia 3.055,48: il probabile target riporterebbe gli scambi in un trading range delimitato tra i 3.026,01 e i 2.987,12 punti.
A confermare il ritrovato (momentaneo) ottimismo sul versante azionario è ancora una volta il Vix che, registrando un minimo a 15,72 (in chiusura di ottava), rivede i propri livelli registrati a inizio settembre.
Unico elemento di incertezza che questo importante indice pone all’attenzione dei più attenti analisti tecnici è la presenza di un gap down (tra i 18,44 e i 18,08 punti) che, in caso di immediata chiusura, corrisponderebbe a un certo ritracciamento dei corsi azionari con una flessione stimata di poco superiore all’unità.
A cercare di contrastare la sua attuale impostazione negativa anche il mercato obbligazionario rappresentato dal sottostante JPM GBI Gl. Usd vede un epilogo weekly in marginale territorio positivo: +0,16% il saldo della trascorsa ottava che, dopo aver subito centrato il nostro primo obiettivo in corrispondenza di area 579,69 punti, si è successivamente indirizzato oltre quota 581.
Dalla mera analisi grafica emerge il perdurare di uno scenario di fondo ancora negativo che solo mediante il superamento della resistenza statica posta a quota 582,268 rivedrebbe un primo segnale positivo (buy signal) sul versante algoritmico dei più reattivi leading indicators. Ancora valido, e pertanto rinnovato, il timore di poter assistere a una – ennesima – correzione fino a soglia 575,43 punti.
Le materie prime (rif. CRB Index) vedono aggiornati i massimi 2021 con valori a 239,27 punti ovvero coincidenti a quelli di dicembre 2014. A trainare le quotazioni dell’intero indice i nuovi rialzi messi a segno dal principale contributore del comparto energy: il petrolio (rif. WTI) ha toccato gli 82,66 dollari al termine di ottava; a seguire le orme (positive) del barile si fa notare la performance dell’heating oil arrivato a 259,97, mentre, in negativo, l’andamento del gas naturale.
Ad affiancare la buona settimana dei “petroliferi” anche il contrapposto paniere metals archivia la propria sessione weekly positivamente. Osservando unicamente ai nostri precedenti ingressi su rame (a 430,45) e nickel (a 18,745), la performance media conseguita ammonta a oltre sette punti percentuali (+7,715%) e, pertanto, si ritiene doveroso capitalizzare gli utili soprattutto sul copper con un risultato finale verosimilmente molto vicino alla doppia cifra. Unico sottostante ancora in portafoglio (detenuto in chiave strategica) per la componente commodities è l’argento.
Anche l’asset class valutaria ha tratto beneficio nel corso dell’ultima ottava: l’indicato cross Gbp/Usd ha visto un netto incremento con le sue rispettive quotazioni andare ben oltre area 1,375 e, per tale dinamica rialzista, il nostro precedente posizionamento «sulla rottura a quota 1,3655 con take profit in prossimità di soglia 1,3735» si è ampiamente concretizzato.
Da questo consueto intervento settimanale emerge chiaramente il prevalere di una quota disinvestita e preferibilmente detenuta in liquidità. Riteniamo che con il trascorre delle prossime giornate si potranno delineare nuovi e potenziali scenari di investimento: rimane, però, ancora costante lo stato di prudenza che, nonostante i recenti rialzi, sembra dover persistere fino al termine dell’anno in corso. Attendiamo senza alcuna fretta.
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