Battuta d’arresto per i mercati azionari internazionali. Aprile, ormai archiviato, ha registrato la prima performance negativa su base mensile dopo una progressione iniziata lo scorso novembre. Con quest’ultimo, infatti, si possono contare cinque rialzi consecutivi che, caratterizzati dal conseguimento di nuovi record messi a segno a marzo, hanno, poi, capitolato sotto la parità. Ammonta a -3,85% il saldo conseguito ad aprile dal benchmark MSCI World Usd che, nonostante il ripiegamento dai propri massimi storici (-2,45%) gode, ancora, di un ampio parziale YTD (year to date) superiore ai sei punti percentuali (+6,07%).
Andamento opposto, invece, per l’asset class obbligazionaria che, riportando nell’ultima tornata monthly una flessione del -2,52% (rif. Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd), aggiorna il suo disavanzo da inizio anno a circa quattro punti. Controcorrente, invece, la condotta delle materie prime che, beneficiando di una marginale positività mensile (+0,40% ad aprile), occupano il primo gradino del podio in qualità di best performer 2024 attraverso un incremento del +7,93%.
A questo primo complessivo bilancio si possono oggettivamente ricollegare le recenti conclusioni emerse nel corso dell’ultima ottava. La Fed, confermando le sue preoccupazioni sul delicato tema dell’inflazione, ha lasciato invariati (con scelta unanime) i tassi di interesse posticipando, di fatto, un eventuale intervento nell’ultima parte dell’anno: oggi, infatti, gli investitori “prezzano” un complessivo taglio di 50 punti base. Anche la diffusione dei dati sul mercato del lavoro statunitense hanno mostrato un’inaspettata debolezza che, inevitabilmente, trova la soddisfazione nella vasta platea finanziaria di coloro che auspicano un ritardato intervento monetario. Pertanto, favoriti da questo binomio “Fed-mercato del lavoro Usa”, le singole asset class hanno rispettato la più tradizionale teoria economica.
A confermare questa ritrovata e comune consapevolezza ci viene in aiuto il consueto monitoraggio dell’indice Vix che, ormai giunto sotto 13,50 potrebbe ulteriormente ridimensionare l'”ansia del mercato” traguardandola in direzione di area 12 punti.
Osservando la componente azionaria, l’indice MSCI World Usd si trova ad affrontare un vero e proprio test in chiave rialzista attraverso il superamento della resistenza a quota 3.364,37 punti che, se oltrepassata, vedrebbe un’accelerazione con primo approdo in corrispondenza di soglia 3.413,53 punti e successivo allungo a 3.521,77 punti (rif. entrambi target mensili). Negativo, invece, un ritorno delle quotazioni a un livello inferiore di area 3.255.
Il mercato obbligazionario, nonostante la fragilità in termini di performance finora conseguite, potrebbe vivere una fase di assestamento caratterizzata da un iniziale upside dei prezzi nel brevissimo termine.
Operativamente, infatti, il Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd, avendo scontato le scelte di politica monetaria, sembra poter beneficiare di un plausibile trading range delimitato tra i 453,30 e 456,75 punti: una dinamica, quest’ultima, che se confermata nelle prossime sedute (almeno due ottave), favorirebbe successivi posizionamenti long da parte del mercato. Da temere, invece, il cedimento della soglia psicologica dei 450 punti (obiettivo a 442,73). Ottima intonazione sul versante MOVE (oggi inferiore a 100).
Le commodities, rappresentate dal CRB Index, hanno subìto un significativo ridimensionamento nel corso dell’ultima settimana (-4,07%) assestando la seconda ottava consecutiva all’insegna del ribasso. Analizzando l’intero palinsesto algoritmico si evidenzia una diffusa debolezza su tutti i principali leading e lagging indicators che, solo attraverso a un ritorno dei prezzi oltre area 290,29 punti, aggiornerebbero il loro attuale stato da sell a neutral.
Come noto, la nostra recente assenza di posizionamento ha permesso di evitare questa serie negativa permettendo, quindi, un potenziale ingresso sulla debolezza in essere: nonostante l’odierno “saldo”, prudenzialmente, attendiamo un’eventuale risalita dei corsi (oltre area 287 punti) prima di poter delineare una strategia long. Focalizzando l’attenzione ai due basket metals e energy, causa la delicata impostazione di fondo dell’intera asset class, non riteniamo opportuno alcun ingresso. Invece, per tutti coloro che avessero una maggiore propensione al rischio, suggeriamo un attento monitoraggio del gas naturale sul quale possono essere individuate le seguenti strategie (trading breakouts): long a 2,15 oppure short a 1,915 con comune take profit a +1,62%.
Sul fronte valutario inizia a delinearsi un potenziale scenario operativo sul principale cross Eur/Usd con un trading range già costituito e verosimilmente confinabile tra il supporto a quota 1,064 e la resistenza a 1,076 quindi: particolare attenzione nel brevissimo termine poiché alcun leading indicators potrebbero deteriorarsi favorendo un potenziale short in corrispondenza di area 1,0774 con take profit ravvicinato inferiore a soglia 1,076. Flat, invece, sia sul rapporto Gbp/Usd che su Usd/Jpy.
Riteniamo prematuro l’appello al consueto sell in may e go away poiché, a conti fatti, i mercati potrebbero aver già anticipato tale monito il mese scorso. Prescindendo da questi ricorsi stagionali, oggi, invece, sottolineiamo l’importanza di valutare attentamente il principale elemento discriminante rappresentato dall’avversione al rischio che, a nostro modo di vedere, potrebbe passare in secondo piano nonostante incorpori un eccessivo fattore aleatorio assimilabile più a un azzardo che a un sensato modo di interpretare il mondo degli investimenti e del modo di investire.
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