L’ottava che ci lasciamo alle spalle vede primeggiare tra le asset class la componente obbligazionaria con una variazione positiva dello 0,63%, seguita dal comparto azionario a +0,23%, e infine – in territorio negativo – le materie prime in flessione di oltre un punto percentuale (-1,47%). A favorire il miglior rialzo (rif. JPM GBI Gl. Usd) sono state le indicazioni contenute nei verbali della Fed: la politica monetaria continuerà nel proprio cammino (accomodante) mentre eventuali situazioni emergenziali troveranno pronto l’intervento della stessa banca centrale (mediante l’atteso tapering) ancor prima degli iniziali propositi.
Tale rassicurazione ha significativamente impattato sui corsi del decennale Usa che, nell’arco della tornata settimanale, si è riportato sui livelli di fine febbraio oltrepassando la soglia dei 134 punti con una performance weekly registrata la cui entità risulta essere la migliore dal giugno dello scorso anno.
Per tale dinamica, il principale benchmark obbligazionario JPM GBI Gl. Usd ha visto nuovamente i propri corsi prima in prossimità di area 595 punti per successivamente ripiegare in chiusura di ottava a quota 592,62 ovvero poco sotto la resistenza individuata e riconducibile al trading range in precedenza definito.
Il rialzo registrato nel corso di questi ultimi giorni è certamente positivo, ma, ai fini di un suo consolidamento di breve termine, dovrà essere confermato nelle prossime sedute con almeno una fase iniziale di stabilizzazione dei prezzi oltre quota 592,77 punti per poi assestarsi al di sopra della soglia psicologica rappresentata da area 600; confermato il timore di un eventuale cedimento del supporto a 587,059 (parte inferiore del trading range) che, se realizzato in ottica di brevissimo periodo, comporterebbe un inevitabile inversione di tendenza dall’attuale stato neutral a un probabile e preoccupante sell signal con obiettivo di prezzo inferiore al minimo dello scorso aprile.
Osservando alla contrapposta asset class, l’indice azionario internazionale MSCI World Usd ha verosimilmente completato il setup da noi auspicato: il target annuale a 3.066,56 punti è mancato di poco nel corso di questa ultima settimana (massimo weekly a 3.055,26) e – estendendo l’analisi anche allo S&P 500 (principale constituent dello stesso benchmark) – si può riscontrare come la sola negatività di giovedì abbia impattato sulla configurazione grafica in essere. Al momento, è plausibile assistere a un nuovo massimo con aggiornamento del record finora conseguito, ma, successivamente, non può essere esclusa una flessione dei prezzi con target inferiore a quota 3.014,48 punti. Qualora tutto ciò dovesse accadere, in occasione del paventato rialzo viene suggerita a tutti coloro che ne fossero ancora in possesso la liquidazione dell’intera posizione in equity.
Sulle commodities (rif. CRB Index) – nell’arco di due sole sedute consecutive – si è registrato un calo di poco inferiore ai dieci punti di indice: da soglia 216,717 a 207,398. Sia l’ampiezza di tale dinamica che la fisionomia degli stessi scambi avvenuti sul mercato sono molto significative poiché ci riporta all’aprile 2020 in occasione delle sedute che hanno visto realizzare i minimi poco sopra i 100 punti. L’impianto algoritmico appare compromesso (sell signal su entrambe le tipologie di indicatori) nel brevissimo periodo e non si può escludere un nuovo ripiegamento con primo obiettivo a quota 204,238 punti. Positivo, invece, il ritorno dei prezzi oltre soglia 213,791 che, se oltrepassata, riporterebbe le quotazioni ben oltre area 216 punti. Per ora appare confermata la precedente view (out of the market) sull’intero comparto, ma con particolare attenzione all’eventuale caso di rottura al ribasso.
Sui singoli sottostanti appartenenti alle materie prime si evidenziano debolezze accentuate (dal punto di vista algoritmico) su: argento, nickel e alluminio. Interesse particolare per il rame che, in caso di ritrovata forza oltre area 435, riporterebbe i propri scambi a ridosso di quota 442,95. Sul basket energy, il gas naturale potrebbe godere di una pronunciata fase di acquisti in ottica di breve termine con obiettivo oltre soglia 4 (target over weekly).
Sul mercato valutario si è assistito a un’ulteriore fase di debolezza sul principale cross Eur/Usd: il target mensile a 1,1714 è mancato di poco (minimo settimanale a 1,1780) e in assenza di un ritorno degli scambi oltre area 1,19 è ancora plausibile il suo conseguimento. Scenario opposto per il rapporto Gbp/Usd che – avendo ritrovato forza a ridosso di quota 1,39 – può attirare nuovi compratori con obiettivo in direzione di soglia 1,395: negativo il cedimento a 1,385 con primo target inferiore a 1,3786.
Per l’ottava in corso focalizziamo la nostra attenzione sul decennale statunitense poiché, in caso di ritrovato interesse tra gli operatori, potremmo assistere a un’ulteriore avanzata della stessa componente obbligazionaria internazionale governativa. Prudenza sulle materie prime perché potenzialmente soggette a falsi segnali in ottica rialzista così come l’asset class azionaria che – dopo l’eventuale ennesimo record – potrebbe significativamente capitolare in territorio negativo.
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