Nella trascorsa settimana la pubblicazione del dato sull’inflazione Cpi statunitense ha confermato le stime degli analisti. L’indice generale dei prezzi al consumo Usa si è attestato a +4,9% su base annuale, mentre le rilevazioni sulla più temuta componente “core” vedono un valore a +5,5%, anch’esso, comunque, in linea con le aspettative della vigilia. A seguito delle rilevazioni, il mercato e i suoi operatori non hanno manifestato alcuno stupore e neppure un miglioramento del sentiment di fondo che, guardando all’andamento dei principali indici azionari, ha visto un epilogo settimanale contraddistinto da una frazionale variazione negativa (0,45%) sul benchmark MSCI World Usd.



Una medesima dinamica, poiché caratterizzata da un saldo finale pressoché invariato al termine di ottava, è quanto archiviato dalla contrapposta componente obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. Usd) che, con il trascorre delle giornate, ha visto consolidare le recenti tendenze di brevissimo termine. Segno decisamente negativo, invece, per le materie prime che vedono il loro primario rappresentante (rif. CRB Index) capitolare sotto la parità di oltre un punto percentuale (-1,41%).



Prescindendo dal risultato weekly conseguito dall’asset class azionaria, una nota positiva è giunta sul versante delle volatilità con un Vix ancora fermo in area 17 punti. Si tratta delle quinta settimana consecutiva che il cosiddetto “indice della paura” appare ingabbiato in un canale laterale circoscritto tra i 15,74 e i 18,51 punti: un’intera area che, qualora dovesse assistere alla violazione di questi ultimi valori, potrebbe subire una significativa accelerazione nelle rispettive direzioni.

particolare attenzione in caso di rottura della resistenza (parte superiore del canale) a 18,51 punti con obiettivo a 20,89 e conseguente ribasso sul mercato azionario. Di fatto, guardando alla componente equity, il sottostante MSCI World Usd sembra scontare una fin troppo accentuata lateralità di breve termine che, attraverso le ultime sette ottave, vede ormai definito un trading range circoscritto a soli 70 punti di indice (area 2.770-2.841).



Nel brevissimo periodo: guardando al supporto dinamico posto a quota 2.791,44 sorgono dubbi sull’effettiva tenuta dei prezzi e, qualora si dovesse assistere a un cedimento, un primo plausibile approdo potrebbe giungere in corrispondenza di soglia 2.769,13 punti. Scenario interessante, invece, in caso di risalita delle quotazioni oltre area 2.821,99 punti con successivo target oltre la sopracitata resistenza posta a 2.841.

Sull’asset class obbligazionaria governativa rappresentata dal consueto JPM GBI Gl. Usd, il livello dei prezzi finora raggiunto, conferma la precedente impostazione con «potenzialmente un iniziale trend rialzista con primo obiettivo oltre quota 496,359 punti». Alle attuali quotazioni (area 494 circa), le principali indicazioni algoritmiche evidenziano una contrastata impostazione sul fronte dei lagging indicators, mentre sulla più reattiva componente leading l’intero palinsesto impiegato vede un completo orientamento al buy signal. Un’unica perplessità arriva in ambito grafico, infatti, soglia 493,32 punti potrebbe essere nuovamente testata con potenziale cedimento: nessuna difficoltà se quest’ultimo dovesse avvenire su base intraday, mentre, in caso di chiusura daily inferiore, appaiono inevitabili le ripercussioni in chiave algoritmica.

A continuare in una loro negatività di medio termine sono le materie prime. Le nostre iniziali perplessità su questa asset class sono ben note da quasi un anno e anche attraverso i successivi aggiornamenti abbiamo più volte riportato all’attenzione di voi lettori la fragilità tecnica dell’intero comparto. Recentemente, l’intero quadro ha inoltre subìto la pressione dei venditori che, spingendo la quotazioni agli attuali livelli, obbliga il monitoraggio di un importante e fondamentale appuntamento: la tenuta di area 255 punti.

Guardando alle sole risultanze algoritmiche e tecniche sembra certo il cedimento con un’inevitabile prosecuzione dei prezzi fino al conseguimento del target posto a quota 252,847 punti. Se così fosse, un plausibile rimbalzo potrebbe avvenire, ma l’entità dello stesso vedrebbe nelle stesse quotazioni un ammontare alquanto circoscritto a pochi punti percentuali (non oltre il 3,24%) per, successivamente, ripiegare al ribasso e facendo registrare nuovi minimi di periodo. Al momento, è pertanto sconsigliabile anticipare l’ingresso (long) sullo stesso benchmark CRB Index e solo il primo completamento della dinamica illustrata (rif. target 252,847 punti) può agevolare un prossimo plausibile posizionamento. Nel frattempo, come già accaduto, suggeriamo l’attesa rinnovando le precedenti conclusioni: view negativa sul comparto energy e preferenza per il paniere “metals” (rif. preziosi).

Sul versante valutario l’ottava che si è conclusa ha beneficiato di un’importante rivalutazione sulla nostra view ribassista in capo al principale cross Eur/Usd: la prospettiva di assistere a quotazioni inferiori a 1,0907 è stata ampiamente conseguita attraverso un minimo settimanale a 1,0846. In ottica di brevissimo periodo non possiamo escludere un ulteriore ripiegamento (target 1,0714), ma, allo stesso tempo, preferiamo prudenzialmente attendere poiché beneficiari di un extra-rendimento conseguito in sede al precedente trade. Un possibile spunto rialzista (ovvero long) potrebbe giungere dal rapporto Usd/Jpy che, ormai abbandonata la soglia psicologica a 135, vedrebbe un plausibile approdo oltre area 136,29.

Anche questa settimana il mercato azionario sarà il nostro “sorvegliato speciale”: siamo ancora in attesa di conferme dal punto di vista tecnico che, in caso di assenza, con il trascorrere del tempo, non agevolano la solidità dell’intera struttura di fondo, ma, anzi, ne minano le stesse fondamenta.

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