Le banche centrali Fed e Bce non hanno sorpreso e, come spesso accade, i mercati finanziari internazionali hanno potuto continuare nella loro ascesa proseguendo quanto già iniziato nelle settimane scorse e antecedenti agli importanti e tanto attesi appuntamenti di politica monetaria.
Osservando alle due rispettive dichiarazioni dei governatori Powell e Lagarde, gli approcci di entrambi convergono verso un 2024 caratterizzato da dinamiche improntate a un taglio dei tassi di interesse con una banca centrale statunitense orientata a un taglio di 75 punti base: una misura, quest’ultima che, per alcuni, potrebbe giungere anche ai precedenti auspicati 100 pb. Discorso diverso, invece, nel Vecchio continente con la Presidente Lagarde che, pur illustrando le positive revisioni sull’inflazione (rif. Comunicato stampa «gli esperti si attendono che l’inflazione complessiva si collochi in media al 5,4% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Rispetto all’esercizio di settembre, sono state riviste al ribasso le proiezioni per il 2023 e soprattutto per il 2024») si congeda sul futuro della propria politica monetaria con l’ormai consueto epilogo: «Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria».
Senza nulla togliere alla prudenza adottata (noi stessi ne condividiamo la forma), attualmente sul mercato aleggia un pensiero comune di poter assistere a un primo intervento a partire dal prossimo giugno 2024.
All’insegna del più classico dei motti finanziari “no news is good news”m gli operatori hanno potuto beneficiare del già presente e concreto ottimismo che, nel corso delle ultime settimane, ha caratterizzato la recente evoluzione rialzista sui principali mercati azionari internazionali.
Il benchmark MSCI World Usd ha aggiornato i suoi massimi di anno confermando il nostro precedente auspicio a seguito del movimento anticipatorio messo a segno dall’indice americano S&P 500 (ormai a ridosso dei massimi storici). Nel corso dell’ottava che si è conclusa il target individuato a quota 3.071,01 punti è stato ampiamente oltrepassato e, beneficiando della forza dei compratori, il rappresentante della componente equity (rif. MSCI World Usd) ha concluso in area 3.126 con un massimo weekly a 3.137,53 punti. L’attuale obiettivo di brevissimo termine viene individuato in corrispondenza di soglia 3.174,22 ovvero in corrispondenza dei valori di gennaio 2022: tecnicamente, una sua violazione comporterebbe un ulteriore upside con il livello delle quotazioni contraddistinte per un loro nuovo record storico. Su base settimanale riteniamo valido riprendere la precedente soglia dei 3.071 punti in veste di supporto che, in assenza di argine, potrebbe favorire un cedimento con traguardo (over weekly) a quota 2.985,98.
Performance settimanale molto significata per il comparto obbligazionario che, beneficiario degli assunti emersi dalla conferenza del Presidente Powell, ha registrato un incremento weekly da vero e proprio record: il rilevante ATR (average true range) del benchmark JPM GBI Gl. Usd ha, infatti, visto una sua ampiezza (positiva) collocarsi tra i valori più altri degli ultimi quattro anni.
Beneficiando di questo rilevante upside (corrispondente al target rialzista mensile di secondo livello), oggi l’asset class obbligazionaria governativa internazionale può sensibilmente attestare la propria perfomance in territorio positivo (oltre i tre punti percentuali) da inizio anno e, nonostante la nostra precedente prudenziale view (rif. privi di posizionamento), a distanza di due mesi possiamo comunque ritenerci soddisfatti per tutti coloro che hanno potuto beneficiare dell’intero rialzo rispetto ai recenti minimi. Nel breve termine viene segnalata l’importante tenuta del supporto a quota 485,88 punti, mentre nel brevissimo periodo potremmo assistere a un fisiologico ritracciamento inferiore ai 491,30 punti. Seppur apparentemente ambizioso, l’obiettivo rialzista viene collocato oltre area 497,87 punti che, se conseguito, vedrebbe aggiornati i massimi di anno.
Anche le commodities (rif. CRB Index) hanno potuto archiviare la scorsa ottava in territorio positivo, ma, nonostante l’epilogo contraddistinto dal segno più, la loro attuale impostazione tecnica non agevola una plausibile e robusta operatività in ottica rialzista.
Caratterizzata da un significativo rischio, al momento possiamo individuare il superamento di quota 267,612 quale trigger al fine di un potenziale movimento direzionale con successivo approdo oltre area 270,48 punti. Successivamente, la tenuta di quest’ultima soglia rappresenterà un primo importante appuntamento di confronto tra compratori e venditori per l’eventuale prosecuzione di un auspicato trend. Sul comparto energy risulta confermato il posizionamento su RBob Gasoline e, da questa tornata settimanale, iniziamo a valutare un eventuale ingresso long (price entry a 2,585) sul gas naturale. Nel basket metals, abbiamo beneficiato del take profit sul nickel, mentre sull’alluminio riteniamo opportuno liquidare l’intera posizione in essere nel corso dell’odierna ottava preferibilmente con un prezzo di uscita non inferiore a 2.235. Ancora una volta, particolare attenzione sul rame che, in caso di violazione della resistenza statica a quota 393, potrebbe godere di un significativo impulso rialzista con proiezione oltre area 400.
Sul paniere valutario, pur avendo individuato il potenziale movimento su Usd/Jpy, il nostro ipotizzato short non ha avuto riscontro sul mercato. Accantonato momentaneamente questo cross, nelle prossime giornate, invece, soffermeremo l’attenzione sia sul rapporto Eur/Usd che su Gbp/Usd: su entrambi, replicheremo la precedente strategia operativa ribassista, attraverso uno short rispettivamente a quota 1,0935 e 1,2720.
Nel loro complesso, i banchieri centrali Powell e Lagarde hanno posto le basi per poter affrontare l’ormai imminente nuovo anno all’insegna di una maggiore consapevolezza sia dal punto di vista economico che sul versante finanziario-operativo. Salvo eventi nefasti o più comunemente definiti cigni neri, il 2024 potrebbe rappresentare un’ottima annata per il finora depauperato comparto obbligazionario e le recenti dinamiche sembrano essere di buon auspicio. Ovviamente, per la conferma dovremo attendere, ma, oggi, un primo assaggio è stato assaporato e ben gradito.
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