Poche certezze caratterizzano i mercati finanziari e l’intero universo che ne costituisce il loro vasto corollario. Ma dalla scorsa ottava una fievole luce in fondo al tunnel della conoscenza è arrivata o, quanto meno, se non si può parlare di verosimile illuminazione possiamo comunque considerarla una vera e propria fonte di chiarezza.



Quello a cui facciamo riferimento sono le risultanze apprese dalle minute della Bce che, a seguito dell’ultimo intervento di politica monetaria avvenuto il mese scorso (tassi di interessi invariati, ndr) ha, come consuetudine, reso noto i propri verbali. Andiamo dritti al punto: il Consiglio della banca centrale del Vecchio continente è sempre più propenso a voler interrompere l’attuale staticità attraverso una riduzione del costo del denaro che, salvo inattese rilevanze sul fronte dei prossimi dati economici, potrebbe avvenire in occasione dell’appuntamento in agenda nei primi giorni di giugno. I mercati finanziari e l’intera comunità degli operatori già avvertivano questa potenziale scelta, ma, ora, apprendendo questo più chiaro e poco fraintendibile intento, hanno definitivamente depennato la “variabile tassi europei” dalla loro to do list. Ovviamente di certezza non se ne può parlare fino all’esito conclusivo, ma è pur vero che, guardando ai recenti rilievi economici e all’attuale livello di inflazione raggiunto nell’intera zona euro, una moltitudine di possibili dubbi sono stati effettivamente smarcati. Almeno fino a oggi.



Complice questa “certezza” in sede europea la totalità delle piazze finanziarie del Vecchio continente hanno messo a segno rialzi significativi con nuovi record per il principale sottostante Stoxx 600 ormai giunto oltre area 520 punti.

Estendendo l’osservazione al più ampio e caratteristico MSCI World Usd, l’asset class azionaria ha beneficiato di un importante allungo che, al momento, appare propenso a una continuazione coincidente a un nuovo aggiornamento dei propri record storici.

Dal punto di vista grafico, il «test in chiave rialzista attraverso il superamento della resistenza a quota 3.364,37 punti che, se oltrepassata, vedrebbe un’accelerazione con primo approdo in corrispondenza di soglia 3.413,53 punti» è stato prontamente conseguito nel corso dell’ottava che si è conclusa e, ora, coerentemente al precedente scenario delineato, il target naturale viene individuato a quota 3.521,77 punti (secondo target rialzista su base mensile). In ottica di momentum, nel brevissimo termine è plausibile ipotizzare una fisiologica pausa rappresentata da una lateralità arginata attraverso la tenuta del supporto statico individuabile in area 3.360 punti: solo il cedimento di quest’ultimo potrebbe negare la fase costruttiva in essere.



Seduta settimanale interlocutoria (-0,103%) per la componente obbligazionaria che, come consueto, trova in queste pagine il Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd quale principale benchmark per l’intera asset class governativa internazionale.

Le quotazioni (attualmente a 455,24 punti) hanno concluso nel range da noi precedentemente individuato tra i 453,30 e 456,75 punti e, a seguito di questo iniziale assunto (rif. condizione di «almeno due ottave»), potremmo auspicare un nuovo ingresso (long) nell’arco di queste giornate. Pertanto, la nostra view rialzista conferma l’impostazione di un buy signal con limite di prezzo fino a quota 453,30 punti che, solamente un brusco downside inferiore a soglia 449,85 punti, negherebbe la bontà dell’intera strategia posizionale. Operativamente, a supporto di quanto illustrato, suggeriamo il costante monitoraggio del future sul decennale Usa che, in caso di superamento di area 109,35, vivrebbe di un nuovo stimolo rialzista con target in direzione di quota 110 punti.

Buona reazione delle materie prime (rif. CRB Index) che, rilanciandosi dai recenti minimi (284,742 punti), si sono prontamente riposizionate a ridosso dell’importante soglia dei 290,29 punti (area di prezzo favorevole a un segnale neutrale in sede algoritmica). Pur mancando di poco quest’ultimo livello (massimo weekly a 289,989), alcuni leading indicators hanno comunque mutato il loro status che, seppure non completato, potrebbe concretizzarsi in un anticipato buy signal post allungo oltre i 290 punti.

Nel brevissimo termine, un plausibile ingresso long potrebbe realizzarsi mediante la rottura della resistenza statica a 290,29 punti. Short, invece, in caso downside inferiore ad area 286,76 punti.

Sui rispettivi basket, nel paniere metals iniziamo a osservare (potenziale view positiva) solo i cosiddetti preziosi ovvero sia l’oro che l’argento, mentre, nella parallela compagine energy rimaniamo dubbiosi sulla tenuta di heating oil e rbob gasoline. Positiva, invece, la performance settimanale conseguita sul gas naturale che, ampiamente, ha oltrepassato il nostro take profit (rif. scenario long).

L’ambito valutario ha certamente subìto l’attesa sui rilievi contenuti nelle minute della Bce e la configurazione grafica (rif. candle weekly) dell’ultima ottava ne conferma l’incertezza di fondo sia sul principale cross Eur/Usd che sul rapporto Gbp/Usd: prescindendo dal circoscritto profitto conseguito sul primo, al momento preferiamo monitorare l’eventuale evoluzione su entrambi assumendo, quindi, un posizionamento out of the market per queste sedute. Prudenza, inoltre, su Usd/Jpy che, nonostante il sell off delle scorse giornate, ha reagito con forza dimezzando il recente deprezzamento.

Per questa tornata settimanale vorremmo beneficiare di ulteriori “certezze”: nuovi massimi per la componente azionaria e, allo stesso tempo, una maggiore stabilità sulla contrapposta asset class obbligazionaria. Nulla togliendo all’importanza delle materie prime, archiviare il mese corrente come appena indicato favorirebbe l’anticipazione di un benaugurante clima estivo all’insegna di una piacevole consapevolezza finanziaria quale dote indispensabile alla base di ogni scelta di investimento.

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