Le Banche centrali hanno caratterizzato il trascorrere dell’ottava appena conclusa. Con le sempre presenti tensioni in territorio ucraino e l’attesa per l’introduzione di nuove sanzioni in capo alla Russia, gli operatori finanziari hanno focalizzato la loro attenzione su quanto emerso in sede monetaria. La Fed ha confermato il volere di mutare il proprio orientamento rendendolo più aggressivo rispetto al meeting dello scorso marzo: se nel corso di quest’ultimo i tassi hanno subito un rialzo di 25 punti base, per i prossimi incontri in calendario, è pressoché certa l’intenzione di agire con incrementi di 50 pb. Scenario opposto e pertanto maggiormente accomodante quello della Bce che, dalla lettura delle minute pubblicate e riconducibili alla riunione del 9-10 marzo, si evince chiaramente come lo stop agli acquisti netti di obbligazioni possa avvenire già nel corso del terzo trimestre dell’anno: salvo eventuali peggioramenti in ambito inflazionistico.



Causa l’incertezza sull’evolversi del conflitto Russia/Ucraina e i possibili risvolti a seguito di nuove sanzioni, i mercati finanziari internazionali hanno accusato il colpo capitolando in territorio negativo: -1,47% (rif. MSCI World Usd) e -1,96% (rif. JPM GBI Gl. Usd) sono le rispettive variazioni settimanali dei principali benchmark equity e bond. A concludere, invece, con un saldo positivo weekly sono le materie prime: CRB Index a +1,71%. 



A confermare l’incertezza sui mercati azionari arriva l’oggettiva quantificazione numerica mediante l’osservazione del consueto Vix: nei cinque giorni trascorsi, l’indice della paura ha visto l’escursione dei propri valori di oltre 6 punti con un minimo a 18,45 e un massimo a 24,78. 

Tale ampiezza di movimento ha – di fatto – riportato gli scambi a soglie di alert (v. massimo) che sono state viste nel corso delle prime due settimane di marzo: un ritorno a questi livelli non può certamente lasciarci indifferenti. Pertanto, per l’ottava in corso viene individuata area 22,14 quale resistenza che, se oltrepassata, riporterebbe gli scambi oltre quota 23,33 punti; supporto, invece, in prossimità di soglia 19,37 con implicazioni ulteriormente ribassiste (target a 17,96 punti) qualora si dovesse riscontrare una violazione.



A sottostare all’attuale momento di incertezza sono i mercati azionari internazionali che, dopo aver registrato un seppur significativo rimbalzo dai minimi di marzo, hanno terminato quest’ultima settimana in flessione. La sintesi di questo instabile momentum della componente equity viene ben rappresentato dal benchmark MSCI World Usd. Le quotazioni dell’indice risultano in stallo laterale da tre settimane e, verosimilmente, in base alle ultime giornate, sembrano aver perso forza relativa soprattutto se raffrontate al primo importante obiettivo di brevissimo termine: la violazione al rialzo della più volte citata media mobile weekly a 50 osservazioni (ora in transito a 3.068,62 punti). Solo un suo deciso superamento (identificato mediante una chiusura weekly) potrebbe favorire un ritrovato interesse da parte dei compratori che, rinfrancati dal mero aspetto grafico, riposizionerebbero ulteriormente in chiave long i propri capitali fino al conseguimento del primo obiettivo a 3.199,79 punti. Difficoltà, invece, qualora le quotazioni dovessero ritracciare a un livello di prezzo inferiore ai 2.988,75 punti: il target ribassista vedrebbe un primo step a 2.978,07 e successivo traguardo in area 2.912,04 punti.

Seriamente penalizzato – ancora una volta – l’intero comparto obbligazionario governativo con una performance YTD (Year To Date) ormai a ridosso dei nove punti percentuali (-8,66%). Le conclusioni della Fed hanno inficiato sulle prospettive già precarie dell’asset class bond e le pesanti flessioni settimanali sui principali futures decennali (rif. Bund e Treasury Note) hanno confermato il pessimo scenario che si andrà man mano definendo nel corso delle prossime settimane. Nuovi ribassi non possono essere esclusi e, nonostante gli attuali livelli finora raggiunti (dicembre 2018), appare prematuro un posizionamento in ottica strategica sulla stessa asset class. Nel brevissimo termine potremmo assistere a un ritorno dei prezzi oltre quota 528,34 punti, ma, con buone probabilità, è plausibile identificare tale upside come un semplice pull back di natura tecnica. Particolare attenzione al cedimento di area 526,72 con potenziale discesa dei corsi fino a soglia 523,48 punti. 

Le commodities – sintetizzate dal CRB Index – hanno sì terminato la loro ottava in territorio positivo, ma, allo stesso tempo, non convincono. La settimana che si è conclusa vede un potenziale trading range di brevissimo termine delimitato tra la resistenza a quota 299,245 e il supporto a 293,192 punti. Entrambi i valori indicati possono essere considerati come soglie di price entry qualora si dovesse assistere a una loro violazione e successivo ripiegamento al di sopra degli stessi. Nel primo caso (rialzista) il target viene circoscritto in prossimità di soglia 304,232 punti, mentre, nel caso opposto (ribassista), può essere individuata quota 291,32 come primario obiettivo e area 288,453 punti quale secondario.

Il citato benchmark delle materie prime è strettamente correlato all’andamento del petrolio (principale contributore del paniere). Attualmente, le numerose e imprevedibili incognite sul versante bellico espongono l’operatività a un eccessivo rischio se ponderato in ottica di brevissimo periodo; sul cosiddetto “oro nero” e ai suoi affini del basket energy (v. heating oil e gas naturale) – per questa ottava – è preferibile rimanere flat sul mercato poiché inaspettate notizie potrebbero comportare un’eccessiva volatilità con impatto negativo sulle singole strategie ipotizzate. Viceversa il paniere metal presenta interessanti dinamiche che potrebbero essere seguite già nel corso delle prossime giornate. Sul lingotto è facilmente individuabile un canale laterale tra soglia 1.921 e 1.952 dollari: la violazione di queste soglie comporterebbe un movimento direzionale con potenziale take profit superiore all’1,37%. Un attento monitoraggio sull’alluminio è sicuramente auspicabile: il metallo sembra pronto per poter vivere un periodo all’insegna della forte volatilità soprattutto su base daily. Per chi avesse un’elevata propensione al rischio è certamente “il sottostante” da tenere d’occhio in chiave tattica: area 3.500 e 3.335 sono le soglie di prezzo che, in caso di veloce violazione (ossia con elevati volumi), permetterebbero la creazione di un movimento direzionale (long o short) di poco inferiore alla doppia cifra (area di take profit). Anche il rame sembra pronto a intraprendere una propria direzione rispetto all’attuale lateralità: soglia 482,50 rappresenta una resistenza fondamentale che in caso di superamento favorirebbe nuovi massimi di periodo.

Sul forex e i suoi principali cross non si può escludere un ulteriore indebolimento sui rapporti Eur/Usd e Gbp/Usd: per entrambi, rispetto a ciascuna chiusura weekly (rif. 1,0876 e 1,3031), il possibile ritracciamento viene quantificato oltre lo 0,67%.

Con il trascorrere delle prossime giornate attendiamo le conferme dal mercato azionario e dalle materie prime. Lo scenario sui bond appare alquanto compromesso e, nel breve termine, si potrebbe assistere a un peggioramento. Il timore, in questo stato di incertezza generale, è quello di incappare in falsi segnali operativi. Temporeggiare è sicuramente sensato, mentre anticipare gli eventi è sconsigliato. Nessuna fretta: l’anno è ancora lungo. 

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