Il timore per una seconda ondata del coronavirus si è ripresentata sui mercati finanziari internazionali. La ritrovata fiducia che aveva caratterizzato le scorse settimane è venuta a mancare all’indomani delle nuove preoccupazioni che arrivano dagli Usa: la Federal Reserve, attraverso un proprio rapporto, vede un’economia americana caratterizzata da estrema incertezza e con potenziali problemi nel lungo termine per il sistema finanziario. A queste avvisaglie, gli operatori hanno subito reagito riposizionandosi su cosiddetti asset difensivi: il contemporaneo incremento fatto registrare dal decennale statunitense e l’oro conferma l’estrema tensione che si respira tra i desk internazionali.
La conseguenza a tale repentino movimento possiamo trovarla sintetizzata attraverso l’ormai divenuto consueto indice Vix: partito a inizio settimana a quota 25,56 ha poi registrato un incremento nel corso dei giorni successivi fino al massimo oltre i 44 punti sul finire di ottava. In base a queste ultime dinamiche, la chiusura dell’importante gap dello scorso febbraio, può rappresentare l’obiettivo di un “ritorno alla normalità”: in assenza di questa ipotesi, i mercati azionari saranno oggetto di continui movimenti caratterizzati da forti escursioni soprattutto su base daily con inevitabili ripercussioni in ottica di brevissimo periodo.
E proprio quanto accaduto giovedì deve far riflettere: la diffusa flessione dei principali listini azionari internazionali è la rappresentazione di vendite generalizzate nell’arco della medesima giornata che ci riportano a marzo. Oggi, però, gli investitori hanno memoria del recente passato e non hanno timore nel liquidare i propri asset anche capitalizzando perdite: il modesto recupero della giornata successiva conferma l’avversione al rischio.
L’indice MSCI World Usd rivede – nuovamente – il livello dei prezzi al di sotto della propria media mobile a 200 giorni: confermando la nostra precedente view riteniamo vantaggiosa questa fase di mercato fino al target individuato in corrispondenza di 2.011,28 punti. Qualora i prezzi dovessero violare quest’ultima soglia si potrebbe assistere a una nuova fase di sell off che, salvo stravolgimenti dell’intero quadro tecnico, agevolerebbero una serie di acquisti con take profit circoscrivibili al breve termine. Anche la componente emerging market (rif. MSCI Emerging Usd) ha ripiegato dopo aver registrato i suoi nuovi massimi mensili: l’indicata resistenza a quota 998,59 è stata raggiunta e oltrepassata come auspicato nel precedente intervento. Il ritracciamento ipotizzato (in corrispondenza del supporto a 968,59 punti) si è arrestato a 977,86 con un quadro algoritmico orientato al ribasso che, di fatto, potrebbe favorire un downside fino al raggiungimento di area 935 punti.
Al ribasso del mercato azionario viene contrapposto il rialzo dei mercati obbligazionari con nuovi massimi di breve termine per entrambi gli indici JPM. La quota rappresentata dal JPM Gl. Usd ha visto un rafforzamento oltre i 588,30 punti (I target rialzista mensile) con un massimo weekly a 591,50: qualora il sottostante – durante l’ottava in corso – dovesse gravitare al di sopra di area 585,89 non è da escludere un ritorno delle quotazioni in prossimità dei 590,80 punti (target monthly). Pur consapevoli di questo scenario, rimaniamo (ancora) prudenzialmente flat sull’intera asset class obbligazionaria.
In ambito commodities il petrolio ha lambito la resistenza a 41,05 (massimo a 40,44) per capitolare la propria ottava poco sopra i 36 dollari dopo aver rivisto area 34,50. L’attuale prezzo deve imporre estrema prudenza poiché dettata dalla vicinanza al supporto statico posto a 34,80 dollari: una sua violazione favorirebbe un ritorno degli scambi in prossimità di quota 30,87. All’opposto, invece, risulta positivo il superamento della resistenza a 37,96 con target oltre area 40 dollari. Sia per il nickel che per l’heating oil i singoli outlook vengono riconfermati.
Sul versante forex, il cross Eur/Usd, potrebbe vivere un significativo incremento di volatilità. Il precedente position keeping sta beneficiando di una plusvalenza rispetto agli attuali scambi e l’obiettivo inferiore a 1,12, è mancato per pochi decimali (minimo weekly a 1,1211). L’andamento dei prossimi giorni definirà il trend di brevissimo periodo che, in caso di cedimento sotto area 1,1236, riporterà il principale rapporto valutario a ridosso di soglia 1,1165.
Appare concreta la possibilità che nuovi aggiornamenti sullo stato della pandemia possano influenzare l’andamento dei mercati finanziari. Se ciò dovesse concretizzarsi, osservando l’andamento degli scorsi mesi, troveremmo entrambe le asset class (equity e bond) penalizzate. In base a queste nuove condizioni dettate dall’imprevedibilità socio/sanitaria, l’investimento con orizzonte temporale di lungo periodo potrà vivere una vera e propria dilatazione del suo time frame iniziale. Al fine di poter arginare questo eventuale gap temporale, al momento, è preferibile un sottopeso generalizzato del proprio portfolio prescindendo dalla propensione al rischio personale.
Nonostante l’ingresso frazionato sui mercati sia privilegiato in queste fasi di estrema incertezza, anche il saper attendere (senza investire) è un fattore da non sottovalutare mediante una “forma di investimento” che in molti dimenticano, ma che ha un proprio specifico nome: risparmio.