Le tensioni tra Usa e Cina continuano a influenzare le dinamiche finanziarie internazionali. Alle continue e ulteriori dichiarazioni del Presidente Usa ha subito reagito la controparte cinese con l’introduzione di nuovi dazi su un complessivo ammontare di importazioni americane pari a 75 miliardi di dollari. Le ripercussioni che – sicuramente – seguiranno nelle prossime settimane sembrano far allontanare una tregua. Come riportato dal Global Times (giornale cinese) «la Cina si sta organizzando a uno scenario in cui non c’è accordo. Il deterrente degli Usa nel non firmare un accordo è pari a zero sulla Cina». Questa ipotesi arriva dopo che sembra palesarsi una sorta di legame tra quanto sta accadendo a Hong Kong e l’esito degli stessi negoziati.
Nel corso della trascorsa settimana, il leader americano Trump ha continuato la propria strategia di comunicazione all’insegna dell’offensiva; non solo nei confronti della Cina, ma, per l’ennesima volta, il destinatario delle aspre considerazioni è stato il capo della Fed che, dopo il proprio e atteso discorso, è stato criticato («la Fed non ha fatto niente, come al solito»). A completare la critica è arrivata inoltre una pesante considerazione: «Chi è il nostro più grande nemico, Powell o Xi?». Probabilmente questo “dilemma” rappresenta le principali “battaglie” che il Presidente americano tiene a vincere al più presto e soprattutto in ottica di futuro mandato.
Se Fed e Cina concentrano l’attenzione degli operatori sul versante oltreoceano, nel Vecchio continente i fatti che emergono sono di natura politica e finanziaria. I primi vedono l’Italia impegnata nella propria crisi di governo con il tanto atteso esito delle consultazioni che avverrà nelle prossime ore: il presidente della Repubblica – nel proprio intervento al termine della prima tornata di consultazioni – è apparso alquanto fermo nel voler concludere al più presto questo stallo. Una figura terza a capo di una allargata coalizione (non solo costituita da M5S-Pd o M5S-Lega ma al pari di un “governo del Presidente”) potrebbe essere un’auspicabile soluzione soprattutto a fronte degli imminenti appuntamenti economici e finanziari nazionali e internazionali (nomina Commissario). Dal punta di vista finanziario invece, la Germania vede penalizzare ulteriormente il proprio primato: il collocamento del nuovo titolo di Stato a 30 anni non è stato apprezzato dal mercato (869 milioni di euro di richieste rispetto ai 2 miliardi offerti). Con molta probabilità, il fattore che ha influenzato questa “asta scoperta”, è da ricondurre al rendimento (-0,11%): per la prima volta negativo.
Nonostante il periodo sia caratterizzato da una generalizzata diminuzione dei volumi, le notizie e i molti avvenimenti intercorsi hanno influenzato comunque gli stessi mercati azionari internazionali che hanno concluso in territorio negativo la loro ottava.
È interessante osservare quanto finora accaduto sul nostro principale listino azionario (Ftse Mib). Nel corso dell’anno abbiamo potuto assistere a tre canali rialzisti ben definiti. Al fine della loro identificazione viene impiegato il Raff Regression Channel mediante il quale si evidenzia: un primo trend la cui fine ha coinciso con i massimi ad aprile; una seconda fase che vede il proprio inizio con i minimi di maggio e la conclusione dello stesso rialzo (massimi annuali) a fine luglio; e infine – quello attuale – creato in coincidenza dei recenti minimi di agosto.
Tra le singole “fasi” si può notare il fisiologico intervallo che ne ha seguito (e violato) la precedente tendenza. Il rialzo di questi ultimi giorni appare già prossimo alla sua negazione poiché i minimi fatti registrare sul finire della scorsa settimana sono coincidenti alla trend line rialzista inferiore dello stesso indicatore utilizzato.
Analizzando l’intera dinamica dei prezzi fatti registrare nel corso dell’anno, e ponendo particolare attenzione a questa serie di tre tendenze (di cui due interrotte), lo scenario (in ottica prospettica) non pone a favore di una propria solidità strutturale. A confermare tale ipotesi si deve affiancare l’attento monitoraggio di quanto accaduto sul nostro Btp Future. Prendendo come riferimento l’esito delle elezioni europee, si può assistere a una conseguita tendenza rialzista che ha comportato una performance pari al +5,36%. Nel medesimo arco temporale, il principale indice di Piazza affari, ha capitolato in prossimità della parità (-0,19%).
Nonostante le risultanze emerse a maggio in chiave politica (per un’eventuale crisi di governo poi avvenuta), gli operatori hanno – di fatto – preferito privilegiare la componente bond rispetto a un possibile posizionamento equity oggetto di volatilità (anche per via delle variabili internazionali). L’insieme di queste due e parallele osservazioni appaiono confermare la potenziale fragilità sottostante al nostro indice azionario. Per l’ottava in corso è opportuno monitorare la tenuta del supporto a 20.451,87 punti che – qualora fosse violato – agevolerebbe un downside verso area 20.000 punti. Potenziale scenario di segno opposto (rialzista) si potrebbe avere in caso di superamento della resistenza dinamica posta a quota 21.302,94: il proprio target corrisponderebbe all’avvicinamento di soglia 21.500 punti.
Quanto accaduto all’indice statunitense S&P 500 ha confermato l’intero quadro da noi delineato la scorsa settimana: il setup individuato (con il superamento di 2.941 punti) non si è concretizzato poiché i prezzi si sono arrestati poco al di sotto (massimo weekly a 2.939,08). Successivamente i corsi hanno subìto la violenta flessione di venerdì che – in una sola seduta – ha ritracciato completamente fino ad arrestarsi in prossimità della soglia indicata (2.850 punti).
Dal punto di vista algoritmico l’intero palinsesto degli indicatori impiegati (leading e lagging) è orientato al ribasso (sell signal) e, con l’inserimento di un ulteriore elemento di analisi (Coefficiente di Hurst su base daily), i corsi sembrerebbero risentire di un possibile ribasso a causa dell’attuale ciclicità (v. massimi dello stesso Hurst). Dal punto di vista grafico appare di immediata interpretazione il trend laterale che si è definito nel corso del mese: resistenza a 2.939,03 e supporto a 2.826,30 punti. Entrambe le soglie di prezzo rappresentano le aree di possibile violazione al fine del prossimo andamento con i rispettivi obiettivi a: quota 2.975,86 (up trend) e 2.802,04 punti (down trend).
Agosto sembra confermare le nostre e reiterate view sul suggerito atteggiamento volto alla prudenza e, attraverso la costante analisi congiunta di una moltitudine di fattori concomitanti, abbiamo evitato l’evento da sempre più temuto: perdere in conto capitale. Da settembre, e fino al termine dell’anno, riteniamo che le incognite potranno essere molte e portatrici di ulteriore instabilità finanziaria. Per chi scrive, il compito e intento principale, sarà pertanto confermato: affiancarvi nelle scelte di investimento mediante analisi e approfondimenti indipendenti e oggettivi poiché il nostro interesse è fare il vostro interesse. Sempre.