La settimana che si è conclusa ha registrato un bilancio finale positivo per i mercati azionari internazionali. Un andamento, per questi ultimi, caratterizzato da due distinte dinamiche che, in maniera diversa, hanno evidenziato un epilogo oltre la parità per i listini statunitensi, mentre, per quelli appartenenti al Vecchio continente una leggera debolezza.



In Europa, le parole della presidente della Bce Christine Lagarde hanno penalizzato il finale di ottava con, implicitamente, un chiaro messaggio in capo alle prossime mosse di politica monetaria rappresentato da un sicuro perdurare dell’attuale (alto) livello tassi di interesse. A giustificare questo scenario è ancora l’inflazione che, in base alle nuove stime, viene rivista in crescita (rif. prossimi 12 mesi) al 4% rispetto al precedente 3,5%: non solo, sempre la presidente Lagarde, ha dichiarato come in caso di nuovi shock l’attuale azione monetaria subirebbe una revisione. L’insieme di questi due fattori ha certamente frenato il precedente entusiasmo degli operatori con le ovvie e inevitabili conseguenze sul versante delle quotazioni (in calo) favorendo, invece, la componente azionaria oltreoceano.



Prescindendo dal complessivo andamento azionario a due velocità, il sentiment di fondo sintetizzato attraverso il consueto Vix archivia un’importante sessione settimanale all’insegna di un nuovo ribasso con un minimo weekly a 14,13 e una chiusura a quota 14,17 punti. Al momento, il traguardo in area 13 punti potrebbe essere conseguito nel corso delle prossime sedute e, salvo inaspettati eventi, nuovi minimi di anno sembrano verosimilmente vicini al pari di “un nuovo record” rappresentato da valori inferiori a quelli del 2019.

Dal punto di vista operativo, il benchmark azionario MSCI World Usd ha consolidato oltre la soglia dei 2.900 punti e, in base alle recenti evoluzioni sul fronte algoritmico (lagging indicators in buy signal), non appare azzardata l’ipotesi di poter assistere a ulteriori allunghi. Nel brevissimo termine, al fine di poter rafforzare l’intero binomio grafico-algoritmico, il superamento di area 2.915,46 punti (target in precedenza individuato) risulta prioritario. Viceversa, qualora il livello dei prezzi dovesse riaffacciarsi in prossimità dei 2.827 punti (rif. transito media mobile a 50 osservazioni settimanali) l’eventuale violazione rappresenterebbe un primo campanello di allarme per l’intera struttura tecnica.



Pertanto, porre particolare attenzione nel corso delle prossime giornate in caso di iniziale discesa a quota 2.857 punti che, indirettamente, coinciderebbe con l’avvio della citata debolezza.

L’asset class obbligazionaria governativa internazionale (rif. JPM GBI Gl. Usd) ha registrato una flessione settimanale che, per la sua portata (-0,57%), può essere considerata fisiologica a seguito del precedente importante rialzo. Di certo, l’evoluzione conseguita al termine di ottava pone un interrogativo sulla tenuta degli attuali valori che, concretamente, vedono un potenziale ancoraggio a quota 461,93 punti quale primario supporto statico di breve termine: qualora si dovesse registrare una chiusura settimanale inferiore a questo primo argine, purtroppo, l’intero palinsesto algoritmico subirebbe un’inevitabile conversione in sell signal rispetto all’attuale status di buy signal (leading indicators) e hold signal (lagging indicators).

Positiva, invece, la pronta reazione dei prezzi con il superamento di area 464,98 punti che, se conseguita nell’arco di due ottave consecutive, vedrebbe una robusta conferma in ottica di breve/medio termine. A poter agevolare una più attenta e puntuale valutazione dell’intero comparto obbligazionario riteniamo utile il monitoraggio del decennale statunitense che, in caso di ritorno oltre quota 109 punti, favorirebbe un riposizionamento long ben augurante in vista della parte finale di anno.

Le commodities archiviano una delle settimane peggiori dell’anno. Con il principale benchmark CRB Index in flessione di quasi tre punti percentuali (-2,98%), il precedente saldo positivo YTD (year to date) potrebbe subire un ulteriore deprezzamento a causa dell’attuale precarietà in dote all’intera struttura tecnica. Graficamente viene individuata area 272,251 punti quale importante supporto statico: la sua tenuta può essere considerata fondamentale in vista delle prossime giornate poiché, in caso di cedimento, un possibile ritracciamento fino a quota 268 (prima) e 260,50 (dopo) risulta verosimilmente un’ipotesi concreta.

A scongiurare questa potenziale debacle è necessario un veloce e immediato ritorno delle quotazioni ben oltre soglia 278,201 punti: se ciò dovesse accadere nell’ottava in corso potremmo assistere a un’ulteriore fase rialzista di consolidamento.

Nei rispettivi basket (metals e energy) appartenenti alle materie prime, le precedenti indicazioni hanno trovato puntuale riscontro (long) su rame, nickel e alluminio con un’unica eccezione, invece, sul mancato eseguito sull’argento. Confermando tali posizionamenti, al momento, non riteniamo opportuno incrementare l’esposizione tralasciando, quindi, un potenziale ingresso sullo stesso silver. Sul paniere energetico, ancora una volta, rimaniamo out f the market in attesa di ulteriori elementi a favore di un auspicato buy signal

Guardando all’universo valutario, l’ottima presa di beneficio messa a segno sul rapporto Usd/Jpy, ci consente un approccio conservativo nei confronti delle prossime sedute: il principale cross Eur/Usd, al pari del rapporto Gbp/Usd, potrebbero completare un comune set up che, attualmente, appare in fase di definizione e, pertanto, suggeriamo il monitoraggio di entrambi. Operativamente, sono necessari ulteriori elementi al fine di poter delineare una prossima strategia, ma confidiamo che tutto ciò possa concretizzarsi nel corso dell’attuale sessione settimanale.

Come indicato in precedenza, le parole dei governatori delle banche centrali rappresentano un vero e proprio market mover da tenere sempre più in considerazione e gli stessi operatori ne sono ancor più convinti con il trascorre delle giornate. Tutto questo favorirà un ulteriore eccesso di emotività che, attualmente, seppur non quantificata attraverso i principali indicatori (rif. Vix e MOVE), potrebbe mutare repentinamente. Privilegiare un approccio tattico e focalizzato al cosiddetto momentum sembra essere una plausibile soluzione: almeno in questa parte delicata dell’anno.

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