Le vendite hanno caratterizzato l’ottava trascorsa portando i principali listini azionari internazionali ad archiviare una delle peggiori settimane di sempre. Da inizio anno, il Vecchio continente riporta i peggiori saldi con performance negative pari a circa trenta punti percentuali. La piazza statunitense, con i propri indici, si attesta invece attorno ai meno quindici punti al pari della componente asiatica che vede la marcata eccezione di Tokyo (rif. indice Nikkey 225) oltre i venticinque punti.



Ciò che deve far riflettere è la velocità di discesa del mercato ovvero il numero limitato di sedute durante le quali si è concentrato il generalizzato sell off: essendo un numero circoscritto di giornate, è plausibile aspettarsi un prolungato periodo di elevata volatilità che contraddistinguerà non solo le prossime e singole sessioni di contrattazioni, bensì l’impostazione tecnica nel medio termine.



Un ulteriore focus è doveroso in ambito di asset class alternative a quella azionaria: anche su quest’ultime componenti si è registrato un deflusso considerevole sia sul fronte obbligazionario che su quello “apparentemente” decorrelato rappresentato dalla materie prime. Per queste ultime è importante sottolineare la flessione dei prezzi dell’oro che, nonostante la consuetudine nel ritenerlo “bene rifugio”, ha nuovamente confermato che tale proprietà – di fatto – non risulta essere, né attuale né concreta, come già dimostrato in precedenza.



Dal punto di vista operativo, la nostra preannunciata possibile continuazione di instabilità sui mercati finanziari («potrebbero continuare a soffrire nelle prossime sedute») si è concretizzata. Attualmente, il principale benchmark azionario (rif. MSCI World Usd) si è riportato ai valori di inizio 2017. Il minimo registrato a 1.760,17 potrebbe non corrispondere ai minimi di anno poiché l’obiettivo ribassista potenziale potrebbe essere rappresentato da quota 1.670,54 punti.

Al pari di quest’ultima dinamica – se confermata – la componente Emerging Market appare meglio impostata poiché già a target su base annuale. Pertanto, per le prossime sedute, viene nuovamente confermato il precedente ingresso sul mercato azionario internazionale privilegiando l’acquisto frazionato sull’indice MSCI World Usd e con l’introduzione della quota dei Paesi emergenti mediante una sua sovraesposizione rispetto all’intera quota investita (con un rapporto verosimilmente pari a 1/3 equity internazionale e restanti 2/3 a favore dell’E.M.). L’obiettivo di questa “strategia composita” è pari a un incremento potenziale (su base over weekly) di oltre cinque punti percentuali: ovviamente, qualora si registrasse tale incremento nel corso di poche sedute, appare plausibile una sua completa liquidazione. Per tutti coloro che invece hanno un orizzonte temporale di medio/lungo periodo, l’acquisto frazionato – solo sull’indice MSCI World Usd – rimane la soluzione opportuna.

Come indicato, anche la componente bond, ha risentito dell’intero sell off sui mercati: l’indice JPM EMBI+TR Usd ha subìto quanto da noi paventato: le «inevitabili prese di profitto nel corso delle prossime giornate» hanno caratterizzato i corsi dell’ultima ottava al pari del suo parallelo JPM GBI Usd. Quest’ultimo appare poco distante dal suo precedente obiettivo rialzista annuale (I livello) e pertanto viene privilegiato rispetto al più “lontano” riconducibile all’asset emerging.

Al pari della componente azionaria, ma con valori ben oltre i propri target annuali, l’indice CRB rappresentativo delle materie prime si colloca oltre il secondo obiettivo ribassista: come indicato in precedenza, tale scenario di superamento rappresenta un eccesso e pertanto potrebbe configurarsi come una buona occasione di posizionamento agli attuali livelli.

In questo nostro periodico appuntamento abbiamo volutamente limitato l’osservazione ai tre benchmark riconducibili alle principali asset class: equity, bond e commodities. Essendo presenti numerose incognite sui mercati finanziari, al momento, riteniamo maggiormente efficiente il monitoraggio e l’eventuale allocazione su cosiddetti macro vettori rispetto a singoli sottostanti. A tale conclusione si può riagganciare un’ulteriore considerazione – da non sottovalutare – derivante dalla sintesi dell’ottava che ci lasciamo alle spalle: le vendite generalizzate avvenute su tutti i sottostanti (compresi quelli ritenuti maggiormente difensivi) sono sinonimo di liquidità ovvero di maggiore presenza della componente cash nei portafogli.

Per l’insieme di questi elementi, come già accaduto, il nostro suggerimento è ancor più orientato alla prudenza attraverso un approccio maggiormente selettivo sul mercato. Pertanto, attualmente, l’allocazione del patrimonio privilegerà un’operatività in accumulo (in ottica strategica) beneficiando di singoli momenti (in chiave tattica) al fine di poter ottimizzare il rapporto rischio/rendimento complessivo.