Ottava in territorio negativo quella che si è conclusa sui mercati azionari internazionali. Si tratta della seconda chiusura settimanale consecutiva inferiore alla parità, ma, rispetto alla precedente, caratterizzata da un saldo finale pressoché dimezzato e più circoscritto (-0,83%). Positivo, invece, l’epilogo della contrapposta compagine obbligazionaria che, beneficiando di un frazionale rialzo (+0,34%), consolida il proprio livello dei prezzi a ridosso di interessanti soglie. Altra ed ennesima tornata all’insegna di importanti vendite per le materie prime che, archiviando la terza consecutiva “candela nera” weekly (-1,05%), vedono allontanarsi ulteriormente i precedenti massimi di anno.



A penalizzare i corsi dell’asset class equity sono state le notizie relative alla pubblicazione di alcune trimestrali Usa ed europee: per entrambe le aree geografiche si è assistito a un sostanziale ridimensionamento dei multipli di bilancio soprattutto nel settore del lusso e del tecnologico. Ad arginare, però, una più consistente discesa delle quotazioni sui mercati azionari sono giunti i dati sull’economia e sull’inflazione statunitense: con un Pil Usa in rialzo del 2,8% (rif. secondo trimestre) e un indice Pce core (rif. giugno) stabile a quota 2,6%, il sentore tra i molti analisti è quello di assistere, a settembre, a una verosimile certezza sul taglio dei tassi di interesse da parte della Fed.



Osservando unicamente la dinamica dei prezzi sul consueto rappresentante equity MSCI World Usd, le vendite sul mercato azionario internazionale hanno strettamente rispettato quanto, alla vigilia, indicavamo su queste pagine ovvero la creazione di un potenziale «setup ribassista di brevissimo termine con una prima accelerazione negativa in direzione del primo obiettivo posto nell’area già individuata a 3.484,96 punti»: quota 3.481,11 punti (minimo settimanale), infatti, ha coinciso con la trendline inferiore appartenente al canale ascendente finora impiegato nei nostri consueti focus.



Ora, oggettivamente, appare fondamentale la tenuta di questa stessa importante area di prezzo che, in caso di cedimento, comporterebbe inevitabilmente una progressione ribassista di più ampia entità (target finale a 3.250 punti). Essenziale, quindi, il monitoraggio delle sedute che si avvicenderanno nel corso di questa ottava, poiché un primo riscontro potrebbe già arrivare. Pertanto, ne conviene, come lo sguardo attento sull’andamento del Vix sia decisamente obbligatorio soprattutto in caso di ritorno oltre soglia 17,77 punti.

Progressione in avanti, seppure di modesta entità settimanale (+0,34%), quella messa a segno dal comparto obbligazionario governativo internazionale. Il noto Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd, beneficiando di un significativo riposizionamento iniziato ad aprile, rivede a sua portata il conseguimento della parità del proprio saldo YTD (year to date): infatti, di poco superiore al punto percentuale (1,28%), ammonta la distanza con i valori di fine 2023 con, al momento, un’impostazione tecnica di breve/medio termine ben strutturata per agevolare questo importante approdo.

Nonostante questo scenario sia alquanto realistico, noi, prudenzialmente, preferiamo anticipare questo stesso target al pari di quello indicato nell’ultimo outlook (rif. presa di profitto complessiva a 467,71 punti) andando a liquidare l’intera quota obbligazionaria durante l’ottava in corso (take profit non inferiore a 464,49 punti): da parte nostra si tratta di una mera operazione tattica in funzione di un successivo intento di riacquisto graduale a prezzi inferiori.

Il CRB Index, quale sintesi delle materie prime, essendo reduce di una già precedente struttura negativa dei prezzi, nel corso dell’ultima ottava, ha subìto ulteriormente la pressione dei venditori. Con un intero palinsesto algoritmico orientato al ribasso (sell signal su leading e lagging indicators), attualmente, le possibilità di poter ritornare a valori più attraenti incontrano un primo obbligato superamento di area 284,623 punti: in assenza di quest’ultima ipotesi, purtroppo, lo scenario di fondo appare compromesso come da attuali quotazioni.

Quantitativamente, gli obiettivi di prezzo mensili sono stati abbondantemente conseguiti (rif. target ribassista) e, oggi, un nuovo e aggiornato plausibile traguardo per il mese in corso può essere circoscritto a quota 274,786 punti. A negare questa view sarà necessaria una spinta rialzista in capo al principale basket delle commodities ossia il paniere energy dove, in queste ultime giornate, sembra poter agevolare la preannunciata strategia di ingresso (long) sul gas naturale. Prematuro, invece, l’acquisto di Heating oil, RBob gasoline e petrolio (rif. Wti). Sull’insieme dei metalli, invece, il comparto preziosi sta scontando una negatività di brevissimo termine che, prudenzialmente, non consente una robusta e profittevole view operativa. Sui contrapposti non preziosi, invece, il primo ingresso (long) sul Nickel è stato eseguito rimanendo, pertanto, in attesa di successivi sviluppi (eventuale secondo acquisto a quota 14.930).

I dubbi sulla tenuta del versante valutario hanno trovato conferma con i ribassi registrati dai consueti rapporti Eur/Usd, Gbp/Usd e Usd/Jpy. Se per quest’ultimo l’elevata volatilità ha caratterizzato gli scambi (minimo settimanale a 151,93), per il principale cross Eur/Usd, invece, i compratori hanno riportato le quotazioni a un più attraente livello in prossimità di quota 1,0855: stessa dinamica per Gbp/Usd con gli attuali valori a 1,2872. Inutile sottolineare la debolezza strutturale di entrambi che, operativamente, non consente l’implementazione di una strategia long soprattutto se orientata al brevissimo termine. L’attesa, quindi, risulta obbligatoria come per il rapporto Usd/Jpy che potrebbe incorporare una ulteriore coda ribassista con target esteso over weekly a quota 150.

Recentemente avevamo palesato «una preoccupazione che arriva dalle trimestrali Usa» e quanto si è potuto osservare nel corso delle ultime giornate ha, di fatto, confermato questa nostra titubanza. Nelle prossime ore saranno diffusi i dati trimestrali delle importanti realtà aziendali statunitensi Microsoft, Meta Platforms, Apple e Amazon. Altre tensioni in arrivo? Se così fosse, l’effettiva e definitiva inversione di tendenza sui mercati azionari troverebbe la sua più ovvia e scontata motivazione. Keep calm (forse).

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