Oggi nei 28 Paesi della Ue si chiuderanno le elezioni per scegliere i 751 membri del Parlamento europeo. Mai nella storia della Ue si è verificato uno scontro così acceso e incerto tra partiti “europeisti” e partiti “euroscettici”. L’incognita è quanto questi ultimi “peseranno” dopo le elezioni e se saranno in grado o meno di mettere i bastoni tra le ruote alle riforme che servono a consolidare l’Unione. Come si approcciano, dunque, i principali Paesi, e in particolare le loro Borse, a questo delicato appuntamento elettorale? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Magagnoli, analista tecnico e co-fondatore di Financial Trend Analysis (Ftaonline).
I mercati finanziari scontano in anticipo gli eventi futuri, quindi qualche scommessa sull’andamento post-voto sarà già stata fatta. Lo studio dell’andamento dei singoli indici azionari potrebbe fornire una qualche idea di massima sulla fiducia che gli investitori ripongono nel futuro delle diverse aree della Ue?
Pur non essendo un’analisi esaustiva, lo studio delle performance accumulate da inizio anno può rappresentare un buon punto di partenza per cercare di capire chi è in vantaggio nelle preferenze dei risparmiatori.
E cosa emerge da questa analisi?
Quasi tutti i principali indici hanno toccato un minimo rilevante a fine dicembre 2018 e un massimo ad aprile – il Dax a maggio -, dopo il quale è iniziata una fase correttiva. Nel caso del Ftse Mib il rialzo dal minimo al massimo è stato del 23,1%, per il Cac 40 del 22,9%, per il Dax del 21%, per l’Ibex 35 del 15,7% e del 15,2% per il Ftse 100. In questo caso, però, se si considera la performance in euro e non in sterline, il rialzo e’ stato del 19,9%.
I risultati sono sostanzialmente sovrapponibili?
A parte la Borsa spagnola, un po’ attardata rispetto alle altre, nel caso di Italia, Francia, Germania e Regno Unito è così: i mercati collocano questi paesi più o meno tutti sullo stesso livello, nonostante le evidenti differenze in termini di andamento dell’economia e di composizione dei panieri azionari, sia riguardo la situazione attuale e le sue prospettive.
Come si può spiegare questo allineamento?
Una possibile spiegazione dipende dal fatto che Francia, Germania e Italia sono immerse nelle acque relativamente tranquille dell’euro, un fattore comune che permette di “livellare” le differenze che pure esistono anche a livello di rating sul debito pubblico, quindi di affidabilità del Paese. Ma lo studio dei singoli grafici mette in evidenza alcune interessanti differenze.
Quali?
Il Cac 40, per esempio, con i massimi di aprile a 5.600 punti circa è tornato in prossimità dei massimi del 2018, toccati a maggio a 5.657 punti. Il Dax invece ha ritracciato a ritroso solo il 75% circa della discesa subita dal picco di maggio 2018, mentre il Ftse Mib il 61,8%, percentuale ricavata dalla successione di Fibonacci e cara agli studiosi dei grafici per la sua capacità di discriminare tra semplice rimbalzo e vera e propria inversione. Infine, l’Ibex 35 e il Ftse 100 hanno ritracciato i due terzi circa.
Che cosa significano questi andamenti?
Anche tenendo conto della recente fase di ripiegamento, è la Borsa francese quella che più facilmente, superando i massimi dell’anno scorso, potrebbe dare un segnale di ripresa della tendenza rialzista, che in quel caso potrebbe anche dimostrarsi duratura. Va ricordato, però, che in nessun caso, nemmeno per il Cac 40, sono stati al momento inviati segnali che facciano pensare che dopo le elezioni potrà esserci una decisa avanzata delle quotazioni.
L’impressione è che la reazione vista da fine 2018 sia stata solo un intermezzo di una fase ribassista complessa della quale si deve ancora vedere la fine?
Sia nel caso del Dax che in quello dell’Ibex la fase ribassista terminata a fine 2018 non si era originata a maggio dello stesso anno, ma a gennaio per l’indice tedesco e a maggio 2017 per quello spagnolo e le rispettive linee di tendenza che è possibile tracciare dai massimi di periodo sono solo state testate dai massimi di aprile/maggio, ma non superate, confermando l’idea, almeno per questi due panieri, che la tendenza di fondo ribassista non sia stata ancora invertita. E’ tuttavia altrettanto vero anche che per il momento la flessione vista dai recenti massimi di aprile/maggio non ha violato supporti tali da far pensare a una resa del rimbalzo, che conserva quindi ancora la possibilità, se sostenuto dalle giuste motivazioni, per dare l’assalto ai massimi di aprile/maggio. E nel caso di un loro superamento, la ritrovata positività potrebbe anche essere duratura.
Quali sono i livelli da guardare?
Un primo riferimento da tenere sotto controllo sono i 22.053 punti per il Ftse Mib, i 5.601 punti per il Cac 40, i 12.436 punti per il Dax, i 9.588 punti per l’Ibex 35 e i 7.529 punti per il Ftse 100.
Sul fronte opposto?
C’è un riferimento grafico importante che tutti gli indici hanno avvicinato o testato nel corso dell’ultimo ripiegamento e la cui violazione comporterebbe un deciso deterioramento del quadro grafico, ovvero la media mobile semplice a 100 giorni. Questo indicatore viene considerato capace di sintetizzare la condizione della tendenza di medio periodo: finché i prezzi ne sono al di sopra, il trend è considerato rialzista, ma con la sua violazione rischia di dimostrarsi ribassista.
Dove passano queste medie mobili per i diversi indici?
Nel caso del Ftse Mib la media passa a 20.450 circa, a 5.193 per il Cac, a 11.500 per il Dax, a 7.150 per il Ftse 100 e a 9.150 per l’Ibex. Se tutti gli indici dovessero scendere al di sotto della propria media, sarebbe difficile continuare a sponsorizzare una previsione rialzista, mentre diverrebbe credibile lo scenario di una ripresa duratura del ribasso.
Ci sono altri elementi che val la pena sottolineare?
Il Cac 40 e l’Ibex, per esempio, stanno disegnando delle figure a testa spalle ribassista che, se completate, rispettivamente con la violazione dei 5.255 e dei 7.150 punti, valore coincidente con quello della media a 100 giorni, non farebbero altro che confermare l’ipotesi che il rialzo degli ultimi mesi sia stato solo un episodio correttivo.
E il Ftse Mib?
Sul suo grafico è comparsa una figura a testa spalle ribassista, ma questa è già stata completata il 6 maggio e ha per ora esaurito le sue implicazioni negative.
Che conclusione se ne può trarre?
In buona sostanza, il timore che dopo le elezioni le Borse possano andare incontro a una discesa estesa e prolungata non è stato ancora messo da parte. Al tempo stesso i mercati si presentano all’appuntamento elettorale al di sopra dei primi supporti rilevanti, cioè la media mobile a 100 giorni, e non troppo distanti dalle resistenze, i massimi di aprile/maggio. Insomma, abbastanza scoraggiati, ma ancora disponibili a sorprendere.
(Marco Biscella)