Continenti diversi, economie diverse ma con incognite sul futuro verosimilmente comuni: un rallentamento economico che comporterà una recessione meno dura del previsto e, al momento, una medesima decisione di politica monetaria ovvero un rialzo di 50 punti base per i rispettivi tassi di interesse a cui fanno capo la Fed e la Bce. All’orizzonte, anche se di entità differenti, l’inflazione e il contrasto a essa. Oltreoceano, il Governatore Powell vede nei prossimi rialzi una azione «appropriata» e «per un certo periodo di tempo».
Nel Vecchio continente, invece, gli stessi tassi di interesse dovranno «ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine». Parole pressoché uguali al fine di poter sostenere una motivazione agli stessi interventi attuali e futuri che, le piazze finanziarie internazionali, non hanno però gradito capitolando in pesante territorio negativo.
Il mercato azionario (rif. MSCI World Usd) ha concluso la sua seconda ottava consecutiva contraddistinta da un segno meno che, successivamente al saldo negativo della precedente settimana (-2,567%), vede anche questa volta una flessione di oltre due punti percentuali (-2,135%).
Soffermandoci alla sola interpretazione grafica, appare evidente come il livello dei prezzi si è prima proiettato fino all’importante transito della media mobile a 50 osservazioni settimanali (ormai giunto a quota 2.752,67 punti) per poi essere respinto dallo stesso; subito dopo, nel corso delle ultime giornate mancando – di fatto – la forza dei compratori, le quotazioni hanno ripiegato velocemente poiché oggetto della pressione dei venditori che, con buone probabilità, hanno orientato la loro azione ribassista in direzione dell’altro importante obiettivo rappresentato dalla media mobile (weekly) a 200 in area 2.565 punti.
Entrambi gli scenari qui rappresentati non ci colgono di sorpresa: il timore di aver già assistito a una buona anticipazione (e probabile conclusione) del tanto atteso rally di fine anno era già in qualche modo un dubbio che aleggiava nelle molte sale operative e, purtroppo, in vista dell’imminente conclusione dell’anno l’aggiornamento dei massimi di periodo appare di difficile realizzazione.
Dal punto di vista algoritmico, i principali indicatori appartenenti a entrambe le tipologie adottate (leading e lagging) risultano orientati al sell signal con valori assai distanti dalle rispettive soglie di neutralità. A causa di questa comune direzionalità, nel brevissimo termine, l’impostazione tecnica di fondo potrebbe suggerire il conseguimento del primo target coincidente alla sopracitata media mobile a 200 (area 2.565 punti) che, se violata, vedrebbe agevolato un ulteriore downside con successivo obiettivo a quota 2.501,79. Viceversa, qualora l’importante supporto dovesse respingere e mantenere al di sopra dello stesso le relative quotazioni, si potrebbe assistere a un potenziale pull back nelle giornate seguenti con ritorno dei prezzi ben oltre soglia 2.650,42 punti.
Scenario all’insegna dell’incertezza quello riconducibile al mercato obbligazionario. Il consueto benchmark governativo da noi impiegato (rif. JPM GBI Gl. Usd) archivia la seconda ottava in verosimile continuità con la settimana precedente ovvero: due sessioni weekly che vedono il mancato superamento dell’importante livello di resistenza individuato a quota 488,749 punti.
Nonostante il palinsesto algoritmico da noi monitorato registri valori (ora) neutrali rispetto ai precedenti segnali rialzisti, il timore di poter assistere a un ulteriore indebolimento delle quotazioni appare realistico. Nel brevissimo termine, l’eventuale ripiego dei prezzi oltre soglia 480,98 punti, comporterebbe una prima inversione in ambito leading indicators con probabile e seguente implicazione negativa anche sul versante lagging. Qualora ciò dovesse realizzarsi già nell’attuale ottava è plausibile assistere a un ribasso maggiormente accentuato con probabile target (over weekly) in corrispondenza di area 477,26 punti. Scenario opposto, e pertanto positivo, qualora dovessimo riscontrare un livello dei prezzi oltre quota 487,77 con obiettivo pressoché certo (entro fine anno) oltre area 489,02 punti.
Materie prime (rif. CRB Index) ancora in marcata lateralità. Gli attuali livelli sono prossimi al supporto del canale (268,991 punti) finora creato e, salvo inaspettati rialzi di brevissimo termine, le quotazioni potrebbero subire un’accelerazione di volatilità contraddistinta da scambi ribassisti: inevitabile il monitoraggio dell’indicato supporto che, se violato (soprattutto in chiusura), comporrebbe una veloce prosecuzione con principale obiettivo inferiore ad area 265,885 punti. Positivo, invece, il ritorno oltre quota 273,772 con target a 276,516 punti.
Sui singoli basket appartenenti alla commodities, i sottostanti oro e argento appartenenti al comparto metalli preziosi vengono prudenzialmente liquidati poiché si ritiene soddisfacente la rivalutazione avuta in un così circoscritto orizzonte temporale. Rimane, invece, l’esposizione sul platino che, pur riscontrando una debolezza grafica, viene mantenuto in ottica di ulteriore accumulo qualora si dovessero evidenziare forti ribassi. Sul contrapposto paniere dei metalli non preziosi, il trascorrere delle prossime sedute, vedrà un attento monitoraggio sul solo nickel (attualmente in potenziale sell signal). Estendendo l’analisi all’energy e ai suoi appartenenti, anche questa volta, la nostra view rimane immutata ovvero senza alcun posizionamento.
Guardando ai cross valutari sono evidenti i recente rialzi di Eur/Usd e Gbp/Usd: su entrambi, un possibile ridimensionamento dei corsi, potrebbe concretizzarsi nelle prossime sedute con obiettivi a quota 1,0448 e 1,2025.
Complessivamente, l’intero panorama investibile costituito dalle tre principali asset class equity-bond-commodities appare soffrire di una generalizzata incertezza che preclude posizionamenti in ottica di fine anno. Le prossime (poche) sedute che rimangono potrebbero caratterizzarsi per un accentuato pessimismo che, se dovesse perdurare, agevolerebbe uno scenario di inizio 2023 all’insegna dell’estrema prudenza fin dalle prime battute.
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