Cresce l’attesa per le prossime decisioni di politica monetaria. Nell’ottava che si è conclusa la diffusione dell’indice statunitense Pce (Personal consumption expenditure) ha confermato il consensus degli analisti con un incremento mensile (rif. gennaio) dello 0,3% e un rialzo su base annuale al 2,4%. In base a questi dati, le future decisioni in capo alla Fed vedono, ora, un possibile intervento in occasione della riunione di giugno al pari di quanto potrebbe accadere nel Vecchio continente come comunicato dall’agenzia Reuters. Quest’ultima, infatti, attraverso un sondaggio condotto, ha potuto rilevare come due terzi degli economisti intervistati abbia espresso un parere positivo per un primo taglio dei tassi di interesse da parte della Bce. Nonostante la Presidente Lagarde abbia più volte sottolineato l’indipendenza delle proprie scelte rispetto all’agire della Fed, al momento, il mercato sembra invece confermare questo parallelismo.
Guardando l’andamento delle curve forward dei tassi riconducibili alla Zona euro, infatti, le attuali dinamiche evidenziano un imminente ridimensionamento che, se contestualizzato ai prossimi appuntamenti in agenda, potrebbe effettivamente coincidere con la conclusione della prima metà dell’anno in corso.
Beneficiando di questo potenziale “clima di certezza” sul futuro della politica monetaria internazionale, i mercati azionari hanno potuto continuare indisturbati aggiornando i precedenti massimi: nuovi record per i due listini a stelle e strisce S&P 500 e Nasdaq 100 così come per il principale indice europeo Stoxx 600. Anche in Asia, il nipponico Nikkey 225 ha potuto festeggiare mancando di poco la soglia psicologica dei 40.000 punti. Conseguentemente a questo rialzo generalizzato, il consueto benchmark MSCI World Usd rappresentativo della componente azionaria ha potuto proseguire la propria corsa che, ormai giunto oltre area 3.364 punti, ha, di fatto, violato la parte superiore del canale rialzista da noi in precedenza evidenziato.
Quest’ultimo atto rappresenta sicuramente un eccesso non solo dal punto di vista grafico, ma anche in sede algoritmica, come confermato dalle soglie di ipercomprato finora conseguite dai più importanti leading indicators. Estendendo, inoltre, la view ai consueti obiettivi di prezzo emerge chiaramente un vero e proprio excess return sia da inizio anno che su base mensile. Complessivamente, anche questi ulteriori elementi oggettivi sembrano poter sostenere la tesi che il mercato azionario sia giunto a un potenziale punto di svolta e, pertanto, il mantenimento di posizioni long potrebbero rappresentare un’esposizione al rischio già, oggi, ipotizzabile ex ante. Come noto, nel nostro recente outlook settimanale abbiamo evidenziato l’iniziale strutturazione di una strategia short che, qualora il livello delle quotazioni (rif. MSCI World Usd) dovesse violare area 3.302,45 punti, vedrebbe un ulteriore posizionamento (altro 25% della quota dedicata) in ottica ribassista.
Sulla contrapposta asset class obbligazionaria, l’indice Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd sta confermando le nostre attese e l’ottava che si conclusa ha visto il secondo segno positivo consecutivo su base weekly.
A seguito di questa recente sequenza, pur essendo immutata la nostra view accumulate sull’intero comparto, riteniamo opportuno, invece, rimodulare l’area di prezzo massimo entro la quale potersi posizionare: nel brevissimo termine, quota 464,24 punti identifica la nuova soglia per i possibili acquisti in chiave strategica. A sostenere la struttura di fondo è fondamentale il monitoraggio del decennale statunitense che, attualmente, evidenzia un primo target rialzista in prossimità della resistenza posta a 113 punti.
Il principale benchmark rappresentativo delle commodities (rif. CRB Index) ha finalmente concretizzato l’atteso upside andando a infrangere la parte superiore del prolungato trading range e mettendo a segno nuovi massimi di anno.
Graficamente, quota 278,99 punti circoscrive l’area di prezzo quale primario obiettivo rialzista che, se conseguito, agevolerebbe un ulteriore allungo oltre soglia 281,885. Negativo, invece, il cedimento di area 270,75 punti che, se realizzato nell’arco di una sola sessione settimanale, alimenterebbe la forza dei venditori con plausibili pressioni fino a 266,953 punti. Sui singoli basket privilegiamo il paniere metals con l’oro preferito all’argento e i restanti rame e nickel ritenuti più interessanti rispetto all’alluminio. Grosso punto interrogativo, invece, sul comparto energy, dove il gas naturale, pur oggetto di maggiore volatilità, potrebbe beneficiare di un ritrovato interesse in ottica rialzista.
Sul versante forex permane lo stallo e i consueti cross oggetto di monitoraggio hanno visto un epilogo settimanale all’insegna dell’incertezza.
Caratterizzati da una medesima figura grafica, l’attuale quadro tecnico su ciascun rapporto valutario, impone prudenza in sede di posizionamento. Un primo potenziale movimento direzionale potrebbe giungere da Usd/Jpy, ma, al momento, appare prematuro ipotizzare una specifica strategia. Non ci resta che attendere nuovi elementi.
Riteniamo molto significativi i movimenti di mercato che si registreranno nel mese in corso e, focalizzando l’attenzione all’asset class azionaria, suggeriamo un’attenta e costante osservazione dell’andamento dell’indice Vix: quest’ultimo, attualmente in area 13 punti, potrebbe subire una forte e inaspettata accelerazione rialzista. L’incremento della volatilità potrebbe essere il vero leitmotiv delle prossime settimane.
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