Molti sono stati gli appuntamenti che hanno caratterizzato il succedersi delle giornate nel corso dell’ottava appena conclusa. Gli osservatori hanno potuto commentare non solo importanti elementi di natura macroeconomica, ma, ancor più, risultanze di finanza strettamente operativa. La settimana era iniziata all’insegna della pubblicazione dei dati PMI (per alcuni Paesi europei e per gli Stati Uniti d’America) che, verosimilmente uniformati a valori inferiori a 50 punti, hanno decretato l’anticipazione di una ormai sempre più concreta fase recessiva per l’Eurozona.
Parallelamente, ad avvalorare quest’ultima ipotesi, ancheFmi e S&P Global Market Intelligence dichiaravano il loro pensiero: il primo attraverso il rapporto “La nebbia della guerra offusca l’outlook europeo” riporta come metà dei Paesi dell’area euro registrerà una recessione tecnica. Il secondo, invece, mediante le dichiarazioni di alcuni suoi esponenti, ha annunciato una significativa contrazione (già a partire dell’ultimo trimestre di quest’anno) con il conseguente epilogo in recessione dello 0,6% per il 2023. A seguire è giunta la stretta monetaria della Bce che, nelle ore seguenti al proprio e scontato intervento (rialzo dello 0,75%) sui tassi di interesse, ha comunicato le sue nuove previsioni (periodo 2022-2024): l’inflazione viene complessivamente rivista al rialzo (8,3%, 5,8% e 2,4%); viceversa, per il Pil, quest’anno si beneficerà di un lieve incremento che lo vede al 3% (2,8% la precedente stima) per poi ridursi significativamente a +0,1% (rispetto all’1,5%) nel 2023 e 1,6% (da 1,8%) per il 2024.
La pubblicazione dei dati dell’inflazione di Francia, Spagna, Italia e Germania ha visto andamenti diversi così come quelli del Pil che, a sorpresa, hanno riscoperto una Germania con una rilevazione trimestrale positiva (+0,3%) rispetto alle attese della vigilia (-0,2%). A corollario di questo quadro di natura economica hanno caratterizzato il trascorrere delle giornate la diffusione dei dati trimestrali delle Big Tech statunitensi: significativi i ridimensionamenti monetari in capo alle primarie aziende Usa (Apple, Microsoft, Meta, Alphabet, Amazon) con, ovvia, debacle sullo stesso listino azionario. Quanto riportato ha mostrato la fragilità dell’attuale momento e, con buone probabilità, non ha comunque stupito gli operatori finanziari poiché, al termine dell’ormai conclusa ottava, i listini internazionali hanno concluso in territorio positivo.
L’indice MSCI World Usd ha registrato un’ottima performance weekly (+4%) e, alle attuali quotazioni, vede gravitare le proprie quotazioni al di sopra dell’importante soglia psicologica rappresentata dal transito (area 2.542) della media mobile a 200 osservazioni settimanali: qualora nel corso della prima seduta si dovesse concretizzare una chiusura superiore a quota 2.558,99 punti è plausibile assistere a una veloce accelerazione rialzista con primo target a 2.650,42; successivamente, e non è utopico annunciarlo fin da ora, potremmo ipotizzare la costruzione di un importante setup che, se confermato con il trascorrere delle prossime giornate, vedrebbe un ulteriore spinta fino a soglia 2.825,85 punti ovvero l’area di transito della media mobile a 50 (rif. weekly). Unica possibile nota negativa è, invece, l’assistere a un ribasso delle quotazioni con livelli di prezzo inferiore a 2.501,79 punti con un obiettivo corrispondente a 2.435,73.
La contrapposta asset class obbligazionaria ha beneficiato di un importante rivalutazione settimanale sul benchmark JPM GBI Gl. Usd che, ormai attestatosi oltre soglia 460 punti, ha rivisto i valori di fine settembre. Un fattore di ritrovato interesse potrebbe giungere attraverso il superamento dell’importante resistenza a 466,53 punti: nuovi acquisti caratterizzerebbero le successive sessioni di contrattazioni con plausibile target prossimo a quota 472,59. Scenario ribassista, invece, qualora dovessimo registrare un ritorno dei prezzi inferiore a soglia 457 punti: il primo obiettivo vedrebbe un immediato approdo al di sotto di area 454.
Difficoltà per le materie prime che vedono un CRB Index “ingabbiato” all’interno di un possibile scenario short (ancora in fase di ultimazione): particolare attenzione alla tenuta dei 271,34 punti che, in caso di mancato supporto, comporterebbe un veloce movimento ribassista in direzione di nuovi minimi di periodo (264,30 punti). Positivo, invece, il ritorno oltre area 276,52 punti con potenziale allungo fino a quota 281,02.
Tra i singoli constituents appartenenti ai rispettivi basket (metals e energy) delle commodities, pur consapevoli di una diffusa debolezza di fondo, riteniamo interessante costruire un primo posizionamento in ottica strategica sull’argento: il target finale è rappresentato da un gain (al termine dell’intero accumulo) superiore ai cinque punti percentuali. Nonostante il primo price entry ideale sia inferiore a quota 19, anche alle attuali quotazioni (ma non oltre 19,40), auspichiamo un ingresso pari ad un terzo della size complessiva. Monitoriamo, inoltre, sia il nickel che l’alluminio: non sottovalutiamo un eventuale incremento di volatilità con possibili ritorni di importanti acquisti. Per il momento, invece, evitiamo il comparto energy.
Sul comparto forex, anche per questa ottava, osserveremo con molta attenzione il rapporto Eur/Gbp: avendo già beneficiato di un precedente scenario ribassista, individuiamo la violazione di area 0,8561 quale segnale di ingresso (short) con primo obiettivo in prossimità di soglia 0,8520 (probabile target intraday) e successivo traguardo nei pressi di quota 0,8442.
Preso atto della buona conclusione settimanale sui mercati azionari internazionali, quello che al momento non convince, è quanto riscontrabile sull’indice Vix. Rispetto ai recenti massimi (oltre 33 punti), il cosiddetto “indice della paura” vede ancora le proprie quotazioni su importanti e pertanto temuti livelli di prezzo (area 25 punti).
Nonostante i recenti rialzi dei mercati, questi ultimi (ancora elevati) valori di Vix, rappresentano un impedimento per tutti coloro che, privilegiando un approccio quantitativo, ponderano le loro scelte in funzione della volatilità storica e prospettica. Certamente, qualora dovessimo assistere a un ripiegamento inferiore ai 23 punti, molti degli attori che attualmente sono rimasti fuori dal mercato, ritroverebbero una maggiore fiducia con conseguenti acquisti e nuovi rialzi.
Anticipare il mercato non è mai opportuno, ma, talvolta, può rappresentare un’opportunità: soprattutto per chi ha finora limitato le performance negative dell’anno in corso.
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