Confermate le attese presenti alla vigilia dei due importanti appuntamenti di politica monetaria che si sono succeduti nella trascorsa ottava. Fed e Bce hanno deciso per un comune rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base. A un medesimo “nemico” da affrontare, ancora vivo e persistente rappresentato dall’inflazione, le due banche centrali hanno, però, davanti a loro due scenari futuri alquanto diversi.



Oltreoceano, negli Stati Uniti, il mercato del lavoro desta ancora preoccupazione e l’eventualità di un taglio al costo del denaro viene posticipata al 2024. Inoltre, le scelte che verranno man mano prese nei prossimi incontri prenderanno in considerazione i singoli dati ovvero una verosimile strategia affrontata finora dalla Bce. Non sono pertanto esclusi ulteriori rialzi nel corso del 2023, ma, appaiono alquanto probabili alcune pause (già a partire dal prossimo settembre) che, se confermate successivamente da nuovi riscontri economici, potrebbero in qualche modo alleviare gli eventuali e ulteriori ritocchi al rialzo dei tassi di interesse.



In Europa, la Bce, ha espressamente sottolineato (rif. Comunicato stampa) la propria difficoltà nel circoscrivere temporalmente l’azione a contrasto dell’inflazione: «Ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato». Non solo, anche sul versante del “nemico”, è stata posta una specifica e maggiore attenzione: «Sebbene alcune misure mostrino segnali di rallentamento, l’inflazione di fondo resta nel complesso elevata». Quest’ultima, di fatto, per noi non rappresenta una sorpresa, ma, anzi, sembra confermare una potenziale sottovalutazione in capo al principale istituto bancario del Vecchio continente.



Contestualizzato l’agire di Fed e Bce mediante un loro scontato rialzo, il noto “no news is good news” ha comportato una generalizzata positività sulla componente azionaria che, aggiornando nuovamente i propri massimi di periodo, si è contrapposta all’andamento, invece, negativo dell’asset class obbligazionaria. Bene anche le materie prime che, beneficiando di un importante e significativo passo avanti (rif. gap up weekly) hanno finalmente oltrepassato la parte superiore del trading range che ha caratterizzato da oltre otto mesi l’andamento delle quotazioni (rif. CRB Index).

Guardando ai principali mercati azionari internazionali ovvero al consueto benchmark MSCI World Usd, l’attuale impostazione grafica appare improntata a poter godere di un’opportuna pausa al fine di scaricare i molti indicatori di forza relativa ormai giunti su importanti soglie di ipercomprato. Area 3.086,91 punti non sembra un traguardo raggiungibile o, per lo meno, qualora fosse conseguito vedrebbe una seria probabilità di ritracciamento in direzione di soglia 3.028 punti. Quest’ultima, infatti, rappresenta un target funzionale ad una successiva onda rialzista che, se conseguita senza tale flessione, vedrebbe favorita una plausibile gamba ribassista con obiettivo inferiore alla soglia psicologica dei 3.000 punti.

Pertanto, nel brevissimo termine, la prosecuzione (al rialzo) delle quotazioni vedrebbe una prima fase di alleggerimento (fisiologico) con mantenimento di soglia 3.000 per, poi, riprendere l’attuale trend in essere. Di certo, un livello di prezzo inferiore ai 3.010,31 punti, dovrà essere monitorato con attenzione soprattutto in sede algoritmica (eventuale deterioramento sul versante leading indicators).

Mercato obbligazionario ancora in frenata. Questo è quanto accaduto nel corso dell’ultima tornata settimanale sul mercato dei bond. La flessione, complice le mosse di politica monetaria, non sembra essere terminata poiché, come indicato nel nostro precedente outlook, l’obiettivo a quota 483,36 punti pur essendo conseguito, apre uno scenario ad ulteriori ribassi. Qualora ciò dovesse accadere, soglia 482,55 punti viene individuata quale target di brevissimo termine con dubbi sulla stessa tenuta. Potenzialità di neutralità, invece, in caso di ripresa delle quotazioni oltre la resistenza dinamica posta a 485,79 punti che, al momento, appare difficile da poter essere raggiunta.

Le materie prime, rappresentate dal consueto CRB Index, registrano un’ottima rivalutazione settimanale (+1,45%), soprattutto perché caratterizzata da un rialzo a inizio di ottava. A seguito di questa inaspettata positività il nostro precedente posizionamento ha beneficiato più del previsto (rif. area 275,23 punti) e, conseguendo un complessivo utile di oltre tre punti percentuali, vede l’attuale posizionamento out of the market. Tecnicamente, l’area di prezzo riconducibile al recente gap up (tra 276,481 e 280,134 punti) viene individuata quale primario obiettivo di brevissimo termine attendendo, pertanto, il suo conseguimento prima di poter valutare l’impostazione di una possibile strategia rialzista. Eventuali ulteriori allunghi oltre soglia 282,159 punti favorirebbero la scelta di una potenziale apertura di short con ingressi frazionati a seguito di nuovi rialzi.

Sul basket energy ormai privo di sottostanti attendiamo segnali sul fronte algoritmico che, al contrario, sembrano poterci essere, invece, sul contrapposto paniere metals. Su oro e argento ci aspettiamo un nuovo impulso direzionale che, nell’ottava in corso, vedrebbe la costruzioni dei primi elementi utili per poter individuare l’effettivo trend: una discesa non può essere esclusa, ma, come indicato, si necessita di maggiori indicazioni. Importanti risultanze, invece, emergono sul rame che, favorito dal ritorno delle quotazioni oltre quota 390 potrebbe proseguire fino al superamento della soglia psicologica posta a 400. Anche il nickel, giunto in prossimità di area 22.000, può beneficiare di un ritorno dei compratori: buy signal oltre 22.100 con target a 22.785. Negativa, invece, una discesa delle quotazioni inferiori a quota 21.575. Particolare attenzione all’alluminio che, in caso di cedimento di soglia 2.190, subirebbe una potenziale inversione di tendenza con destinazione verso 2.150.

Sul fronte valutario, l’esposizione su Gbp/Usd ha beneficiato del take profit posto (anticipatamente) in corrispondenza di quota 1,2789 (minimo weekly a 1,2761). Al momento, nessun rapporto valutario presenta un palinsesto grafico e algoritmico chiaro dal punto di vista operativo, ma, prescindendo dall’attesa di nuovi elementi si può comunque indicare come il principale cross Eur/Usd potrebbe registrare una nuova flessione, mentre il cross Usd/Jpy proiettare le proprie quotazioni verso area 145 (target over weekly). Come indicato, però, rimaniamo in attesa di riscontrare nuove informazioni attraverso le quali strutturare possibili strategie senza escludere nel frattempo il monitoraggio dell’intero basket valutario.

Le scelte di politica monetaria hanno avuto un significativo impatto sul mercato obbligazionario che, già penalizzato, potrebbe ritrovare uno spiraglio positivo nel corso delle prossime settimane. Paradossalmente, l’attuale debolezza ci spinge a credere di aver ritrovato un’inaspettata opportunità di brevissimo termine che, se confermata dai prezzi, vedrebbe favorire un ingresso già in occasione dell’ottava in corso. Un acquisto estivo sulla componente obbligazionaria non può essere escluso soprattutto se capitalizzato mediante una successiva vendita prima dei successivi appuntamenti in calendario a settembre. Carpe diem.

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