I principali mercati azionari internazionali archiviano agosto con un saldo negativo finale. Le possibili premesse per un mese all’insegna dell’incertezza erano nell’aria e  le avvisaglie erano presenti soprattutto sul fronte finanziario, ovvero su quanto emergeva dai cosiddetti benchmark di riferimento (rif. MSCI World Loc.).



Le continue tensioni tra Usa e Cina non sembrano cessare, anzi, un possibile inasprimento dei negoziati da parte del leader statunitense potrebbe accadere. La strategia finora adottata dal presidente Trump ha sempre puntato al rialzo e – mediante l’introduzione dei nuovi dazi dal 1° settembre – non ha visto la controparte orientale abdicare, bensì rilanciare attraverso una controffensiva basata su proprie misure.



La guerra commerciale sta avendo dirette ripercussioni in ambito valutario: lo yuan ha segnato nuovi minimi e questo comporterà – almeno nel brevissimo periodo – serie implicazioni sul fronte economico cinese. Solo l’intervento della Banca centrale cinese potrà arginare perdite potenziali, ma – qualora ciò accadesse – troverebbe gli Stati Uniti subito pronti a rialzare la posta in gioco.

Il recente rialzo del prezzo del lingotto così come la diminuzione dei rendimenti pressoché generalizzata sui principali listini di riferimento (non solo americani, ma anche europei) appare confermare l’approccio prudenziale degli operatori finanziari.



Sul versante obbligazionario, si possono riscontrare impostazioni grafiche diverse sui due principali indici obbligazionari internazionali (JPM EMBI+TR USD e JPM GBI USD). L’indice internazionale globale ha visto registrare nuovi massimi (575,43 punti) ed attualmente la sua configurazione appare prossima a una prima fase di possibile ritracciamento con obiettivo a 571,42. Fondamentale la tenuta di quest’ultimo livello, poiché – in caso di mancato supporto – il primo target troverebbe corrispondenza in area 567,69 punti. Al rialzo, invece, il primo traguardo è rappresentato dal conseguimento di nuovi massimi.

Scenario delicato sul sottostante rappresentativo dei mercati emergenti (JPM EMBI+TR USD): l’attuale dinamica di prezzo sembra orientata al test del supporto a quota 858,373, che – in caso di sua violazione – riporterebbe i corsi in direzione di area 853 punti. Impostazione positiva solo in caso di superamento della resistenza statica a 865,728 con obiettivo a 873,268.

Il mercato azionario vede i propri indici di riferimento internazionali (MSCI World Local e MSCI World Emerging Market) lontani dai rispettivi massimi di breve termine. Entrambi stanno affrontando un periodo di lateralità che promuove l’indice azionario mondiale verso il superamento della propria resistenza statica: varcata l’area corrispondente a 1.640,96 punti i margini per un ulteriore rialzo vedrebbero un potenziale a quota 1.671,28 punti. Negativo il ritorno verso area 1.620 con gravi implicazioni ribassiste in ottica del primo target a 1.608,97. Anche l’azionario paesi emergenti è prossimo a un possibile upside: quest’ultimo può trovare una sua concretezza qualora venisse superata soglia 984,30 punti (con obiettivo a 992,71). Da temere un ritracciamento verso il supporto statico posto a 963,375, che – in caso di cedimento – comporterebbe un’ulteriore discesa dei prezzi fino all’obiettivo in corrispondenza della soglia psicologica dei 950 punti.

Focus azionario Italia: nel corso della precedente ottava, il principale indice azionario domestico (Ftse Mib) ha soddisfatto le nostre attese: il test sulla tenuta del supporto a 20.451,87 punti è avvenuto nel corso della prima seduta e, attraverso la ritrovata forza nell’arco della stessa giornata, ha successivamente spinto i prezzi fino alla resistenza indicata a quota 21.302,94 per poi raggiungere il target di soglia 21.500 punti.

La pressione in vendita sul finire di venerdì ha però riportato i corsi sotto l’obiettivo individuato, contribuendo pertanto a un indebolimento dell’intera struttura algoritmica: alcuni leading indicators hanno mutato il loro segno, portandosi in territorio neutral (dal precedente buy signal), mentre i principali lagging indicators non appaiono ancora in acquisto. In attesa di nuovi sviluppi sul fronte governativo, è bene porre particolare attenzione alla tenuta del supporto a quota 20.858,23 punti: un suo eventuale raggiungimento comprometterebbe l’attuale impostazione grafica che sembra essere orientata a una prima fase laterale. La violazione del supporto agevolerebbe un downside dei corsi fino ad area 20.473,86, mentre un segnale positivo si avrebbe qualora i prezzi tornassero sopra quota 21.500 punti con primo target a 21.926,47.

Il benchmark rappresentativo della materie prime (CRB Index), pur avendo concluso la propria settimana con un segno positivo di poco superiore all’unità, ha registrato un’importante flessione al termine di ottava. I prezzi si sono avvicinati ai valori di gap up fatto registrare mercoledì, ma non hanno completato la chiusura di quest’ultimo. Un eventuale ritorno sotto area 169,77 riporterebbe il livello dell’indice in prossimità del supporto a 168,61 punti con elevata probabilità di violazione (e target a 167,65). Molto positivo, invece, il superamento della resistenza statica a quota 172,32 con primo obiettivo in corrispondenza di soglia 174,21 punti.

Quanto accadrà nel corso dell’attuale ottava borsistica potrebbe definire la tendenza di breve termine e l’osservazione dei mercati obbligazionari internazionali risulta prioritaria in ottica di posizionamento. I corsi finora raggiunti sui vari listini dei titoli governativi rappresentano un vero e proprio barometro degli umori degli operatori. Un’ulteriore crescita dei corsi comprometterebbe – di fatto – la scelta di un primo riassetto di portafoglio sulla componente equity.