Gli Stati Uniti d’America hanno catalizzato il trascorrere della settimana che si è appena conclusa. I mercati finanziari, come gli stessi operatori che vi operano, hanno rivisto riproporsi il loro passato. Nonostante il tanto atteso (e scontato) annuncio sul taglio dei tassi, la Fed, prima attraverso i propri annunci e immediatamente a seguire, ha immesso nuova liquidità sul mercato (monetario) ma non sottoforma di Qe, bensì mediante cosiddette “repo” (Repurchase Operation) quale ammontare necessario a soddisfare le esigenze di finanziamento a brevissimo termine. Non accadeva dal 2008 e – nel corso dei giorni scorsi – si è potuto assistere a un vero e proprio bisogno di liquidità. Dopo la prima dote di 53 miliardi di dollari, nei successivi giorni, sono arrivate altre “iniezioni” per un ammontare pari a 75 miliardi ciascuna.



Per quest’ultime, la domanda da parte delle banche, è stata però superiore all’offerta e, di fatto, il bisogno di ulteriori somme è stato evidente tanto che la stessa banca centrale americana ha programmato un’immissione continua di “almeno” 75 miliardi (su base giornaliera) fino al prossimo 10 ottobre. Un ritorno al passato che, in molti, hanno voluto definire Qe, ma che nella sostanza da quest’ultimo differisce, sia dal punto di vista teorico che tecnico. Oltre a questo “intervento straordinario” è opportuno riportare la neo-tensione creata tra Iran e Arabia Saudita: gli attacchi ai pozzi petroliferi della Saudi Aramco potrebbero influenzare le prossime settimane soprattutto in caso di intervento da parte degli stessi Usa. Il presidente Trump si è dimostrato subito pronto a possibili azioni militari.



Dal punto di vista strettamente operativo, la componente equity ha visto frenare la propria corsa rialzista iniziata in corrispondenza dei minimi dello scorso agosto. L’indice MSCI World Local ha registrato una lieve flessione nel corso dell’ottava conclusa: da riportare come sia la prima settimana negativa dopo tre saldi positivi consecutivi. L’attuale scenario grafico appare circoscritto in un trading range delimitato dalla resistenza a quota 2.211,40 che – in caso di violazione al rialzo – porterebbe i corsi al primo target posto a 2.221,12 per successivamente avanzare in direzione del principale obiettivo in corrispondenza di area 2.248,45 punti. È suggerito il monitoraggio di un eventuale approssimarsi verso il supporto coincidente a 2.184,69: in caso di mancato pull back, i prezzi registrerebbero un downside fino a soglia 2.158,84 punti.



La configurazione grafica evidenziata per l’indice rappresentativo dell’azionario mondiale (paesi sviluppati) si può osservare anche sul fronte dei paesi emergenti (rif. indice MSCI Emerging Market): la settimana ha registrato una lieve flessione (-0,52%) e l’attuale scenario evidenzia la propria resistenza statica in prossimità di area 1.029,38 con obiettivo a 1.038,58 punti. Il supporto è invece individuato a quota 1.013,57 con target a 1.002,27 punti. Entrambi i “target price” sono conseguenti al superamento dei rispettivi livelli di riferimento (v. supporto e resistenza).

Il nostro principale indice domestico (Ftse Mib) ha registrato nuovi massimi mensili riportando i propri corsi oltre la soglia psicologica dei 22.000 punti. Dai minimi fatti registrare ad agosto, il trend rialzista di breve termine, evidenzia un incremento di poco inferiore agli undici punti percentuali (+10,97%).

L’attuale configurazione grafica sembra favorire una prima fase laterale attraverso la quale si potrà assistere ad un fisiologico “scarico” dei valori presenti sui principali indicatori ed oscillatori. La resistenza statica da dove monitorare con attenzione è posta a quota 22.245,5 che – in caso di suo superamento – potrebbe favorire un potenziale upside prima fino ad area 22.516,62 per successivamente proseguire e raggiungere soglia 22.714,24 punti. Situazione alquanto delicata in caso di ritorno sotto i 22.000 punti: un’eventuale violazione di 21.924,90 riporterebbe il livello dei prezzi in prossimità di 21.665,24 punti.

La preannunciata discesa per la componente bond ha arginato la propria forza nel corso della trascorsa settimana. I corsi si sono riportati sopra area 565 scongiurando un’eventuale fase di sell-off con ulteriori flessioni di maggior rilevanza. Il precedente target a 567,67 punti è stato violato al ribasso e attualmente rappresenta il principale obiettivo al rialzo rispetto alla chiusura settimanale fatta registrare (565,15 punti). La tenuta del supporto ravvicinato a 564,61 appare fondamentale: un eventuale cedimento dei corsi sotto quest’ultima soglia agevolerebbe il raggiungimento dei minimi mensili a 561,57 (primo target) e quota 560,99 (secondo step).

Anche la componente Emerging Market rappresentata dall’indice JPM EMBI+TR USD beneficia di un saldo positivo (+0,91%) nel corso della precedente ottava. Il precedente scenario ribassista è stato completato (con il setup definitivo a 861,49) e l’attuale configurazione “prezzo vs indicatori” appare orientata al rialzo: un eventuale upside oltre quota 865,695 punti favorirebbe l’allungo dei corsi fino all’obiettivo posto a 870,03. Andamento opposto, e pertanto orientato al ribasso, in caso di violazione del supporto statico a 862,80: il target coinciderebbe con il raggiungimento dei minimi mensili.

A inizio settimana scorsa, l’indice delle materie prime (CRB Index), ha beneficiato del sostanziale incremento fatto registrare dal petrolio per successivamente ridimensionare il proprio gap up attestandosi agli attuali valori in prossimità di un importante supporto ovvero: soglia 176,95 dollari appare prossima ad una possibile violazione con conseguenti ribassi estesi fino a 175,775 (prima) e 174,567 (dopo). Scenario rialzista in caso di superamento (indicazione con maggiore valenza in caso di chiusura) di area 178,19 con target a 179,297 dollari.

Il mercato dei cambi attira la nostra attenzione principalmente su: GBP/USD, l’USD/CHF ed USD/JPY. L’attuale impostazione appare essere “premonitrice” di un potenziale ribasso sui singoli cross ma ancor più significativo potrebbe essere l’eventuale flessione sul cross tra dollaro Usa e yen giapponese. L’attento monitoraggio di questo insieme di currencies è doverso.

L’ottava che inizia oggi sarà utile al fine di un possibile completamento dell’intero quadro tecnico a nostra disposizione. Le potenzialità per proseguire l’attuale fase rialzista in essere sembrano esserci, ma si attendono conferme.