L’atteso appuntamento della banca centrale statunitense ha caratterizzato la scorsa ottava e i mercati azionari internazionali hanno prontamente reagito (negativamente) alle mancate notizie relative a possibili sviluppi di politica monetaria. La Fed, pur confermando la sua volontà nel mantenere i tassi d’interesse a un livello basso fino al 2023, non ha fornito ulteriori dettagli che – per molti -potevano invece coincidere con una nuova immissione di liquidità attraverso l’acquisto di titoli sul mercato. L’assenza di questi ulteriori elementi non ci sorprende, anzi, dimostra la volontà del Governatore americano nel voler attendere l’esito delle prossime elezioni presidenziali per successivamente indirizzare il proprio intento monetario.



A seguito di questo “nulla di fatto” e osservando le dirette reazioni sui mercati (rif. benchmark internazionali) vediamo confermata – nella trascorsa settimana – la nostra precedente view: saldi positivi weekly per la componente obbligazionaria e materie prime rispetto alla negatività di quella azionaria.



Approfondendo l’analisi di quest’ultima (rif. MSCI World Usd), e rappresentando l’intera dinamica del suo andamento dei prezzi su base settimanale, non può lasciare indifferenti la chiusura che ci lasciamo alle spalle.

Il minimo registrato (2.353,65) è poco superiore al primo obiettivo ribassista mensile (2.351,00) che, se violato, comporterebbe un serio indebolimento della struttura grafica e algoritmica in essere. Inoltre, qualora si dovesse assistere a un ripiegamento inferiore a quota 2.338,82 punti, anche il secondo target monthly (2.246,48) vedrebbe il proprio raggiungimento nell’arco del mese in corso. Solo il ritorno dei prezzi oltre area 2.413,49 punti permetterebbe l’inizio di una prima fase di possibile lateralità con successivo upside verso soglia 2.510,69 (target 1 rialzista).



Sul versante obbligazionario (rif. JPM GBI Gl. Usd), nonostante il rialzo settimanale, è opportuno evidenziare il gap up tra le ultime due sessioni weekly ovvero l’area di prezzo tra 603,32 e 604,69 punti.

Un ritorno dei corsi in prossimità di quest’ultima permetterebbe all’intero palinsesto algoritmico (sia leading che lagging indicators) di poter beneficiare di una fase di assestamento (scarico dei valori) dopo il recente e significativo rialzo registrato (v. gap up) nel corso degli ultimi giorni. Al momento, e in base alla potenziale vulnerabilità della contrapposta componente equity, non si può escludere il superamento della resistenza dinamica posta a 606,84 con primo target in corrispondenza di quota 607,63 punti. Un dovuto monitoraggio viene suggerito sul decennale Usa. Come indicato si ritiene plausibile la violazione dell’area dei 139 punti e, come già accaduto nel corso della precedente ottava, le vendite hanno iniziato il proprio corso: il mancato supporto di 139,312 punti potrebbe innescare il primo (accentuato) movimento ribassista fino al target indicato e – senza escludere – l’ulteriore discesa in direzione del primo obiettivo mensile (138,61).

Sul comparto della materie prime, l’andamento dei prezzi del petrolio (rif. Wti), hanno caratterizzato il trascorrere delle ultime sedute. La nostra precedente view, e il successivo outlook, hanno ampiamente beneficiato dell’indicato posizionamento rialzista. Il ritorno oltre area 40 dollari registra un “eccesso” in ottica di brevissimo periodo che, pertanto, suggerisce – al momento – prudenza per coloro che volessero orientare il proprio investimento in chiave long. Un eventuale ritorno degli scambi verso quota 39,65 dollari favorirebbe una prima analisi che, se confermata dagli indicatori di tendenza, permetterebbe la definizione di una possibile strategia.

Rimanendo sulle commodities, ma spostando l’approfondimento sul comparto metals, emerge un possibile scenario negativo sull’alluminio. L’area di prezzo circoscritta tra 1.775 e 1.765 vede un potenziale downside di oltre 45 punti con un primo obiettivo intermedio posto a quota 1.757. Qualora si dovesse assistere al conseguimento di quest’ultimo target già nel corso dell’ottava in corso non si può escludere l’intera compromissione dell’impostazione grafica con serie perplessità sulla continuazione dell’attuale trend laterale (target 1.700 in ottica monthly). Per il comparto “metalli preziosi”, e specificatamente per i prezzi dell’oro, viene riconfermata la precedente view.

Sui mercati valutari, a seguito delle risultanze emerse da parte della Fed, si è potuto osservare nelle ore successive a un incremento di volatilità sul principale cross (Eur/Usd). Nonostante quest’ultimo possa costruire una solida base per un ritorno oltre area 1,194 si preferisce un approccio prudente rimanendo in attesa di conferme. All’opposto, per coloro che volessero approfittare di un possibile movimento direzionale di brevissimo termine (caratterizzato da un elevato rischio su base intraday) – il rapporto Usd/Jpy – vede un potenziale ribalzo qualora dovesse violare quota 104,17 con obiettivo a 104,995.

L’attuale momento di mercato appare incerto e ormai prossimo a un bivio. La debolezza dell’asset class azionaria sembra prendere forma con il trascorre delle giornate, ma, allo stesso tempo, l’opposta componente obbligazionaria vede la propria impostazione non ancora solida per poter sostenere un più ampio movimento rialzista: sottopesare entrambe, preferendo la liquidità, può rappresentare la soluzione migliore.