La settimana in corso vede un’Europa pronta a definire i propri principali attori che caratterizzeranno le prossime politiche monetarie. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, martedì annuncerà la propria squadra che, nei suoi poteri, affiancherà l’operato del nuovo presidente della Bce, Christine Lagarde (anch’essa ormai prossima al suo insediamento).
In chiave diplomatica, e tenuto conto dei pregressi, è possibile anticipare un avvicinamento (temporaneo) da parte del presidente Trump alle nuove istituzioni finanziarie europee, ma – si teme – che il tutto possa corrispondere a un “dovere” (tattico) e non a un “volere” (strategico): a seguito della prossima nomina della Lagarde si potrebbe assistere – nei mesi successivi – all’inizio di nuovi scontri in ottica commerciale con l’Europa. Si tratta di un’ipotesi, ma le possibili motivazioni sono prevalentemente riconducibili all’imminente campagna elettorale Usa, che l’inquilino della Casa Bianca sta già preparando all’insegna del già sostenuto proibizionismo.
Sempre in Europa, il “caso Brexit” ha catalizzato l’attenzione degli operatori ma, almeno sul fronte azionario, non ci sono state ripercussioni sui principali listini. Appare invece molto delicato il futuro della sterlina, poiché l’attuale “stato politico” può quotidianamente minare un eventuale posizionamento.
Monitorando le variazioni percentuali fatte registrare al temine di ottava, si evidenzia una buona settimana per i principali indici azionari internazionali, che hanno visto mediamente quattro sedute positive sulle cinque previste.
La nostra precedente “promozione” dell’indice MSCI World Local verso nuovi scenari rialzisti è stata ampiamente rispettata: dopo aver superato la resistenza indicata (1.640,96 punti) i prezzi hanno prima raggiunto il target a 1.671,28 per concludere infine a quota 1.673,48 punti. Il raggiungimento del nuovo traguardo a 1.679,87 potrebbe apparire difficoltoso nel corso dell’attuale settimana o, qualora fosse conseguito, il suo mantenimento risulterebbe complesso, vista l’attuale configurazione neutrale sui principali leading indicators. Da monitorare il supporto statico a 1.649,16 poiché, in caso di sua violazione, il livello dell’indice potrebbe subire un’ulteriore discesa a 1.627,30 punti.
Anche il versante dei paesi emergenti (rappresentato dall’indice MSCI Emerging Market) ha registrato un rialzo, superando i livelli di prezzo individuati: la soglia psicologica dei 1.000 punti è stata violata e confermata nel corso delle ultime due sessioni. L’eventuale continuazione dell’uptrend di brevissimo periodo favorirebbe l’ipotesi di un potenziale allungo oltre 1.011,15 punti con successivo target a 1.024,54. Nonostante quest’ultimo scenario si possa concretizzare, sembra invece più verosimile – nel corso dei prossimi giorni – un primo test del supporto dinamico a quota 992,773 con obiettivo ravvicinato a 982,675 punti.
Il nostro principale indice azionario (Ftse Mib) ha completato il proprio set up rialzista, concludendo l’ottava a quota 21.947,33, ovvero poco sopra il target in precedenza ipotizzato a 21.926,47 punti.
Nonostante l’obiettivo sia stato raggiunto (sia giovedì che venerdì scorsi) la soglia di conferma per la continuazione dell’attuale trend rialzista di brevissimo periodo coincide con il superamento di area 22.070,70 punti. Qualora i prezzi registrassero una chiusura oltre quest’ultimo livello, il primo target individuabile appare circoscrivibile a soglia 22.330,37 punti. Suggerito il monitoraggio del supporto dinamico a 21.558,77, che – in caso di violazione sostenuta da un incremento di volumi – comporterebbe una flessione fino a quota 21.235,08 punti.
La componente bond vede i benchmark di riferimento contraddistinti da due diverse variazioni percentuali settimanali. L’obbligazionario internazionale (JPM GBI USD) ha archiviato la propria ottava registrando una lieve flessione (-0,25%). Nel corso della settimana ha raggiunto il target ribassista da noi individuato (571,42) e – avendolo violato – ha successivamente esteso la propria discesa fino a quota 570,36. La ripresa dei corsi ha riportato i valori dell’indice a 571,90 allontanandosi dall’ulteriore obiettivo individuato in corrispondenza di area 567,69 punti: quest’ultima soglia rappresenta la possibile destinazione dell’attuale configurazione grafica, che rimane orientata a una prima fase laterale-ribassista.
I paesi emergenti stanno scontando le incertezze sul fronte argentino e le continue tensioni sul versante commerciale tra Usa e Cina. L’indice JPM EMBI+TR USD ha rispettato le nostre attese, superando la resistenza statica coincidente a 865,728; il successivo target (a 873,268) è stato mancato per pochi decimali (close weekly a 873,09), compromettendo il completamento settimanale del set up ipotizzato. La prospettiva grafica orienta i prezzi verso il superamento di soglia 873,945 con possibile target rialzista in prossimità di area 878,422. Fondamentale la tenuta del supporto statico a 865,73 punti, che – in caso di cedimento – comporrebbe un downside fino a quota 861,49.
Il mercato delle commodities (rappresentato dal CRB Index) ha registrato una significativa flessione nell’arco della prima seduta settimanale. Lo scenario negativo ipotizzato in precedenza ha registrato le singole casistiche nel corso di un’intera seduta. Successivamente i prezzi si sono riportati a ridosso del nostro target rialzista a quota 172,32 per terminare poco lontano dal rispettivo target (174,21 punti). L’indice – attualmente – può essere circoscritto in una fase di chiaro trading range con resistenza a 173,52 e supporto in corrispondenza di area 169,63. Entrambe le soglie di prezzo rappresentano i livelli di possibile ingresso in caso di loro violazione con obiettivi rispettivamente a 175,198 (long) e 167,779 (short).
Nel corso dell’ottava in corso è opportuno monitorare l’andamento dei principali listini obbligazionari internazionali (soprattutto in ottica governativa), poiché, se la flessione (pur leggera) registrata si dovesse nuovamente realizzare (prescindendo dall’entità), il tutto coinciderebbe con una prima fase di potenziale sell-off sulla componente bond a favore della più conservativa dote cash.