Derubava regolarmente i passanti e poi scappava all’estero, probabilmente con la scusa di un progetto di maternità medicalmente assistita: così, una donna 43enne, si sottraeva all’esecuzione di sentenze definitive ricevute nel nostro Paese. Nel novembre 2022 le condanne per la borseggiatrice seriale erano salite a 5 anni e 6 mesi per rapina aggravata, furto e lesioni personali volontarie. Tutti reati commessi in una serie di borseggi messi a segno a Milano, tra la stazione Centrale o la Linea 2 “verde” della metropolitana.



La Procura della Repubblica, in sede di esecuzione di un mandato di arresto europeo, ha segnalato tali fatti per giustificare la richiesta ai danni della 43enne italiana ma di origine rom. Da qualche ora ha dato esecuzione all’arresto la Croazia, fermando la donna le cui tracce erano state seguite prima in Francia, vicino a Lione, e poi in Spagna. La signora, secondo quanto sottolinea il Corriere della Sera, per sfuggire alla giustizia italiana si recava all’estero con la scusa di cominciare un percorso di maternità medicalmente assistita.



Borseggiatrice seriale: ingresso in un ospedale di Barcellona per l’inseminazione artificiale

Varie le sentenze che avevano visto la borseggiatrice seriale condannata in Italia. C’erano infatti, da scontare, i verdetti definitivi del 2019, del 2015 e persino del 2007. L’articolo 146 del codice penale prevede che l’esecuzione di una pena detentiva sia “differita se deve aver luogo nei confronti di una donna incinta” o “nei confronti di madre di infante di età inferiore ad anni uno”. Per questo motivo una donna, se in gravidanza o se madre da meno di un anno, non potrà essere arrestata e il giudice è obbligato a differire la pena a quando la donna non sarà più incinta o il figlio sarà cresciuto.



La Legge, però, viene spesso sfruttata a favore dalle criminali, come nel caso della borseggiatrice di Milano. Secondo la pm dell’ufficio esecuzione Adriana Blasco, infatti, la donna è fuggita all’estero per precostituirsi una ragione di futuro differimento del cumulo di 5 anni e mezzo di pena. A dimostrarlo sarebbe “l’accesso fatto nel 2024 in un ospedale di Barcellona al fine di prenotare un intervento di inseminazione artificiale”. Dunque la signora avrebbe avuto intenzione di rimanere incinta per sfuggire, per l’ennesima volta, alla detenzione.