Fabio Trizzino, avvocato della famiglia di Paolo Borsellino nonché marito di Lucia Borsellino, davanti alla commissione parlamentare Antimafia, ha svelato alcuni retroscena sulla morte del giudice palermitano, avvenuta il 16 luglio 1992 in via D’Amelio. Alla base dell’uccisione, secondo le dichiarazioni riportate da Il Giornale, ci sarebbe l’inchiesta che stava conducendo sugli appalti mafiosi e, in particolare, sulle contaminazioni tra imprenditoria del Nord e capitali di Cosa Nostra.
“A chiedere a Totò Riina di accelerare la morte di Borsellino fu la famiglia di Passo di Rigano che faceva capo ai Buscemi, che nell’archiviazione del dossier mafia-appalti vengono liquidati con tre parole. Il 25 giugno 1992 a Casa Professa il giudice rilascia il suo testamento spirituale, firma la sua condanna a morte. Dicendo: ‘Io sono testimone e so cose che devo riferire alle autorità giudiziarie’”. Il riferimento, sulla base della ricostruzione, è al fatto che aveva scoperto delle precise responsabilità da parte della Procura di Palermo.
Borsellino, l’avvocato della famiglia Trizzino svela i retroscena della morte
L’avvocato Fabio Trizzino, in particolare, punta il dito contro l’allora capo della Procura: “Paolo Borsellino voleva arrestare o fare arrestare il procuratore Pietro Giammanco perché aveva scoperto qualcosa di tremendo”, ha affermato. L’uomo in questione, morto cinque anni fa, quando i Ros indicarono nel giudice il primo bersaglio della mafia, non lo avvisò nemmeno. I sospetti nei suoi confronti insomma c’erano già da tempo, ma le dichiarazioni del legale alla commissione parlamentare Antimafia gettano nuove ombre.
Al contrario, l’esponente della famiglia Borsellino non crede che siano fondate le accuse nei confronti dei Ros, che erano per il giudice un punto di riferimento. “Borsellino ha organizzato un incontro segreto con l’allora colonnello Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, il 25 giugno 1992, perché aveva scoperto qualcosa di tremendo sul conto del suo capo. Si parla di contrasti e circostanze talmente gravi che lo hanno convinto che era un infedele”, ha concluso.