L’audio di Paolo Borsellino nel corso di una deposizione davanti alla Commissione antimafia è tra gli atti desecretati e quindi disponibili da oggi sul web. Il magistrato lamentava di avere la scorta solo la mattina per mancanza di autisti giudiziari, ma anche della mancanza di segretari e dattilografi, oltre che delle attrezzature informatiche a disposizione. Ma tra gli atti desecretati c’è anche uno dei passaggi della deposizione di Borsellino resa a Trapani nel 1986, in cui parla del boss di Cosa nostra Totò Riina. «Perché il fratello di Riina abita a Mazara del Vallo da circa 20 anni e per una certa situazione riguardante le forze di Polizia, pur sapendo che si recava ogni settimana a Corleone non era mai stato fatto un pedinamento». Borsellino sosteneva che Riina avesse contatti col mondo esterno, quindi non lo sorprendeva la possibilità che lo facesse attraverso il fratello, su cui però non si era fatto alcun accertamento, che secondo lui era invece importante fare. (agg. di Silvana Palazzo)



BORSELLINO, AUDIO INEDITO: “POSSONO UCCIDERMI LA SERA”

La Commissione Antimafia diretta dal grillino Nicola Morra ha deciso di rendere pubblico e togliere i segreti di Stato su centinaia di documenti, prove, audizioni e messaggi audio fino top secret che riguardano da molto vicino anche il Giudice Paolo Borsellino (ucciso nell’attentato di Via D’Amelio il 19 luglio 1992, solo pochi mesi dopo il suo collega e amico Giovanni Falcone). Il pacchetto reso pubblico dall’Antimafia in realtà riguarda inchieste parlamentari tra il 1962 e il 2001 ma è evidente che a fare maggiore “rumore” vi furono quelle in cui interveniva direttamente il giudice anti-Cosa Nostra Borsellino, dove ad esempio lamenta e contesta pesantemente l’utilizzo della scorsa nei suoi confronti e di Falcone solo in alcune ore della giornata. Nel 1984 infatti durante un’audizione in preparazione al maxi-processo contro la Mafia siciliana, è lo stesso magistrato a raccontare ai parlamentari «Una buona parte di noi (il pool antimafia ndr) non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate, come avviene la mattina, perché il pomeriggio è disponibile solo una blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi, libero di essere ucciso la sera». L’audio “choc” riguarda le varie audizioni tenute dalla Commissione Antimafia assieme al giudice Borsellino (all’epoca magistrato istruttore a Palermo ma operativo già da quasi 10 anni nel “pool antimafia”) poche settimane dopo l’arresto di Tommaso Buscetta in Brasile (il primo super-pentito del maxi-processo) e soprattutto pochi mesi dopo l’attentato omicida contro il giudice Rocco Chinnici che guidava il pool.



VIA IL SEGRETO DI STATO SU DOCUMENTI INEDITI DI BORSELLINO

«La Commissione Bindi aveva iniziato questo lavoro – ha spiegato Morra – noi abbiamo fatto alcuni passi ulteriori», spiega oggi il presidente della Commissione Nicola Morra, rendendo pubblici resoconti, materiale audio, dossier, archivi. «E’ la più grande operazione di trasparenza mai fatta con la rimozione del segreto funzionale per le sedute di qualunque seduta collegiale. Avremo una foto dell’intera storia della Commissione antimafia. Oggi avviene un’opera di pubblicazione degli atti, rendendo il materiale accessibile a tutti i cittadini, un’opera mai fatta finora, è un giorno importante. E’ materiale di grande valenza storica», ha invece rilevato Angela Salafia, che coordina il comitato sul Regime degli atti in Antimafia. Secondo Morra, i materiale messo a disposizione sul giudice Borsellino è un’autentica operazione-verità: «Abbiamo ascoltato gli audio del 1984, registrati a Palermo, Borsellino gia’ ragionava sulle difficoltà di portare avanti un processo con numeri enormi. Non sempre le sue richieste vennero pienamente soddisfatte. Con la sua ironia tipica il magistrato dice “sono libero di essere ucciso, siamo quattro a dover essere portati ma abbiamo una sola auto blindata“». Lo stesso n.1 dell’Antimafia ringrazia poi Manfredi Borsellino e tutta la sua famiglia «per aver potuto fare questa operazione». In realtà non tutti nella famiglia Borsellino sono del tutto concordi sui segreti di Stato disvelati: «E’ necessario che quella Agenda Rossa che e’ stata sottratta da mani di funzionari di uno Stato deviato e che giace negli archivi grondanti sangue di qualche inaccessibile palazzo di Stato e non certo nel covo di criminali mafiosi venga restituita alla Memoria collettiva, alla Verita’ e la Giustizia», scrive Salvatore Borsellino in una lettera indirizzata a Nicola Morra, come riporta Tg Com24. Per il fratello del giudice assassino, non è accettabile che «i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciate, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage vengano restituiti a me, ai suoi figli, all’Italia intera, ad uno ad uno. E’ necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di Via D’Amelio ma su tutte le stragi di stato che hanno marchiato a sangue il nostro paese».