La base militare di Sarayevo, in Bosnia-Erzegovina, è rinata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Da 900 a 1.000 soldati americani ed europei, provenienti da venti paesi diversi, come rimportato da Le Monde, sono impegnati a Camp Butmir, che rappresenta una testa di ponte di NATO e Ue nei Balcani. I primi Paesi a inviare i propri uomini, a febbraio dello scorso anno, sono stati Austria, Romania, Bulgaria e Slovenia, ma nei mesi scorsi anche altri come Germania e Olanda hanno deciso di aderire al progetto. Insieme si addestrano per essere pronti a intervenire in caso di tensioni.



La missione principale dei soldati Eufor, in termini ufficiali, è quella di perseguire “la creazione di un ambiente sicuro e protetto in Bosnia-Erzegovina”, in linea con gli accordi di Dayton, per cui la base militare di Camp Butmir fu installata 27 anni fa. Il conflitto tra Russia e Ucraina però sta ostacolando i piani. In autunno scorso si è temuto in tal senso che i russi potessero strumentalizzare le elezioni presidenziali e legislative nel Paese, per cui è stata organizzata una importante esercitazione militare.



Bosnia-Erzegovina, con guerra Ucraina rinasce base militare Sarajevo: cosa succede

Era da tempo insomma che Camp Butmir, a Sarajevo, aveva assunto il ruolo di un punto dimenticato sulle mappe delle basi militari in Europa, ma qualcosa nell’ultimo anno sembrerebbe essere cambiato. È anche per questo motivo che nei prossimi giorni una delegazione del Parlamento europeo composta da sette eurodeputati della sottocommissione sicurezza e difesa si recherà in Bosnia-Erzegovina per valutare la missione militare Eufor Althea e la situazione della sicurezza nel paese nel contesto delle ripercussioni geopolitiche provocate dalla guerra in Ucraina, oltre a incontrare i membri della presidenza tripartita e del nuovo governo.



NATO e Ue, da parte loro, stanno valutando un ampliamento del campo di Butmir – noto come Butmir 2 – ma ciò desta grande preoccupazione tra la popolazione e infastidisce la Russia, che per il momento però non sembra essere intenzionata a bloccare il processo. Il prossimo 25 aprile, a Bruxelles, lo staff Ue dovrà intanto rivalutare, come fa due volte all’anno, il numero di truppe che intende assegnare a Eufor.