Una lunga intervista riportata dal Il Mattino quest’oggi al boss di Camorra Raffaele Cutolo – boss di Ottaviano con numerosi ergastoli sulle spalle per condanne di associazione camorristica e omicidi – sta facendo esplodere un autentico caso nazionale all’interno del Ministero di Grazia e Giustizia. Il capo indiscusso della “Nuova Camorra Organizzata”, in aperta lotta al clan della Nuova Famiglia, si è concesso ai taccuini de Il Mattino dal supercarcere di Parma dove è detenuto da anni dopo le numerose condanne. Le parole sono di fuoco visto che l’anziano boss – che ad inizio anni 80 provocò migliaia di morti nello scontro accesissimo tra i clan – annuncia «Fino a due anni fa sono venuti per convincermi a parlare. Quando stavo nel carcere di Carinola mi proposero di andare in una villetta con mia moglie per fare l’amore con lei, ma io non ho voluto; non volevo far arrestare qualcuno per poter stare con Immacolata, non l’avrei mai accettato. Il pentimento è davanti a Dio». Lui non tradirà mai, anche se “qualcuno” ha provato a farlo passare come pentito e collaboratore di giustizia: durissima parole con evidenti accuse alle forze dell’ordine e ai magistrati.
BOSS CUTOLO, “VOGLIONO FARMI PENTIRE”: IRA DEL MINISTERO DI GIUSTIZIA
Il fatto non è rimasto certo inosservato e stamane il Ministero di Giustizia, nelle veci del titolare Alfonso Bonafede, ha rilasciato una breve ma durissima nota «L’intervista di Raffaele Cutolo a ‘Il Mattino’ non è mai stata autorizzata dal Ministero. Si sta procedendo alla ricostruzione della catena di responsabilità che ha portato a questo fatto increscioso e si prospettano provvedimenti esemplari». Pronte epurazioni e provvedimenti quasi di sicuro contro il carcere di Parma e forse contro anche il quotidiano napoletano che con l’articolo a firma Antonio Mattone ha aperto un caso politico e giudiziario non indifferente. In merito alla Camorra di oggi, il boss Cutolo ha lanciato un “messaggio” ai criminali ancora a piede libero «Non c’è futuro per la camorra. Questi sparano nel mucchio, colpiscono persone e bambini che non c’entrano niente, noi invece andavamo mirati su una persona. Certo era sbagliato anche quello, ma almeno non colpivamo a casaccio, oggi non si capisce più niente […]. Non è meglio mangiare una bistecca fuori invece che qui dentro? Io ho fatto tanto male ed è giusto che resti qui dentro. Avevo un mio ideale ma quello che ho fatto è sbagliato». Parole pesanti che il Ministero di Giustizia vuol duramente condannare, anche per quanto riportato sul caso Moro (e non è la prima volta, ndr) dallo stesso Raffaele Cutolo «Seppi da uno dei componenti della banda della Magliana, un tale Nicolino Selis, il covo dove era nascosto lo statista, e lo feci sapere ad Antonio Gava che però mi mandò a dire: don Rafè fatevi i fatti vostri».